Impegno presente 1960_02 (giugno-luglio)

della realtà nella sua complessità dialet ­ tica, fondendo... la critica di costume, dei sentimenti e della concezione del mon do ». Tutto questo può apparire inge ­ nuo senza esserlo, ma è evidentemente lontano dal chiarire le vie per giungere ad una produzione di rottura. Ed in piu in quel processo di revisione che questi pittori di « Nuova corrente » vogliono portare alle concezioni del neorealismo, non si parla minimamente del lato più scadente di esso che tuttavia sussiste an ­ che nei loro quadri. Cioè di quella po ­ sizione avara ed arida rispetto al proprio lavoro che conduce ad operare la scelta del soggetto, del tono e dello stile con la freddezza cerebrale, cioè meccanicamen ­ te. Il concetto di arte responsabile può trovar tutti d ’ accordo, ma bisogna tener presente che questa responsabilità deve essere rivolta alla propria opera per met ­ tere in luce determinati significati poeti ­ ci, che potranno anche non essere impe ­ gnati direttamente in un rinnovamento politico e sociale. Ed allora tenendo pre ­ sente questo modello di serietà di la ­ voro, che è rifiuto della pigrizia e delle facili mode, ci accorgeremo che la dozzi- nalità e la facilità d ’ una produzione come quella ad esempio di Carlo Corsi (vinci ­ tore tra l ’ altro dell ’ ultima quadriennale) non è arte responsabile. Così la contrapposizione tra l ’ accade ­ mia dell ’ astrattismo ed un ’ arte di motivi, potrà sussistere, e qualsiasi formula di comodo, compresa quella di realismo o di arte borghese e no, sarà inutile. Abbiamo detto arte di motivi ed è di questi motivi che avremmo voluto sen ­ tir parlare nella fase costruttiva del di ­ scorso di « Nuova corrente ». Altrimenti, mancando essi la produzione resterà a- stratta, vaga ed anche intellettualistica, cioè frutto d ’ una scelta cerebrale, non della ricerca d ’ un nucleo mitico su cui costruire. Come appunto si riscontra nel ­ la mostra del gruppo tenuta al circolo di cultura, dove il livello dei quadri espo ­ sti rimase abbastanza modesto nonostante qualche indicazione interessante e le in ­ dubbie possibilità di alcuni. Ed anche per i migliori del gruppo, Bueno, Tredici, Pini, c ’ è da parlare di istanze più che di risultati. Infatti il sarcasmo o l ’ ironia grottesca di Bueno si articola su un sottofondo di monotonia e su un cliché compositivo ab ­ bastanza deludenti. Quelle rappresenta ­ zioni di salotti con le vecchie signore dal volto di tacchine potrebbero essere stati degli spunti felici se la pennellata ed il colore non si fossero ridotti ad un tono uniforme apparentemente nervoso, ma tutto costruito di testa, senza uno svolaz ­ zo di fantasia. Si può vedere tutto que ­ sto notando la simmetria della compo ­ sizione, la uniformità della pennellata, la precisione naturalistica e la compostezza dei gesti. Eppure sono quadri che, dipinti con una ben diversa tensione e libertà, avrebbero potuto raggiungere in pieno i loro intenti sarcastici e comportare una critica ad una società piena di istituzioni decrepite e inutili. Altro carattere ha la pittura di Tredici, pittura di prospettiva, di inquadramenti fotografici, che ricordano Ben Shan (il ritratto del ragazzo). Ma alla giovinezza di Tredici mancano il fuoco e la sciol ­ tezza, ed ancora più di Bueno egli si con ­ cede ad una composizione tutta cerebrale. Si vede nei suoi quadri lo sforzo di evi ­ tare il gratuito e la costruzione diviene plastica e severa, ma anche statica, quasi immobile. Ed è questa immobilità il suo maggior nemico, frutto ancora acerbo di quella che è la caratteristica maggiore e più interessante di questo pittore: la severità, quasi austerità verso la propria opera ed i propri sentimenti. Di minor significato, i quadri di Pini, anche se più facilmente accessibili per la tecnica usata, ci rivelano, nei due ufficiali vestiti di bianco, una spiglia ­ tezza nel descrivere il particolare, nello ironizzare divertendosi, che gli altri, trop ­ po impegnati per essere fantasiosi, non hanno. Il giudizio complessivo sulla mostra è già stato espresso, ma è un giudizio che crediamo e speriamo andrà riveduto nelle manifestazioni future di questi pit ­ tori. Infatti il gruppo, pur nell ’ insieme non molto omogeneo per gli sbandamenti troppo ingenui di alcuni, con la sua cri ­ tica radicale e precisa alla situazione di squilibrio nel campo delle arti figurative ha posto una premessa per risultati ben maggiori. Ma ciò potrà avvenire solo se la libera e spregiudicata invenzione so ­ pra vvanzerà il cerebralismo gelido. PlCTOR 112

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