Sei lettere di Dozza Da Washington

Washington, 13/VI/1961 Carissima, un viaggio magnifico! Un po’ lungo, se vogliamo. Quelli dell’Alitalia si sono fatti in quattro a tutti gli scali. Primo: traversata delle Alpi con visibilità parziale ma bellissima di montagne e ghiacciai. Poi sulla Francia nuvole. Sull’Oceano Atlantico, verso Shannon, un bel mare di un celeste chiaro che, almeno dall’altezza di 10.000 metri, sembrava calmo. A Shannon fermata straordinaria (ti ho scritto una cartolina) perché erano annunciati venti contrari sull’Atlantico e abbiamo fatto rifornimento di carburante, esattamente come Fanfani. Eravamo arrivati a Shannon dopo poco più di due ore di volo. Aria di tempesta, ma tempesta niente; frescolino ma non freddo. Poi, nuvole sull’Oceano, e finalmente un sole che riscaldava anche l’aria condizionata dell’aereo, in certi momenti. Dopo alcune ore è stato annunciato che eravamo sul Labrador (Canadà), alla baia di Ungava, cioè molto più a nord di quello che credevamo di essere. Avevamo sfiorato la penisola ghiacciata della Groenlandia, senza vederla, poco più a sud del 20° parallelo; ma avevamo visto alcuni icebergs (montagne di ghiaccio) galleggiare sul mare sempre di quel bel colore cilestrino che ho detto. Abbiamo sorvolato tutto il Labrador nel senso nord-sud: un paese grande almeno dieci volte l’Italia, assolutamente disabitato, senza una casa che si vedesse, con tracce ampie di neve al nord, pieno di laghi a migliaia. Siamo entrati sugli Stati Uniti a poco più di un’ora da Nuova York, dove siamo arrivati alle 20,15 locali, cioè alle ore 1,15 nostre. La differenza è soltanto di 5 ore perché qui c’è l’ora estiva. Siamo ripartiti dopo 2 ore e 1/2 circa impiegate con la dogana - ma senza troppe formalità - e il trasferimento da un punto all’altro dell’aeroporto che è grande come una grande città, con una enorme complessità di servizi e uno spaventoso movimento di aerei. In aereo abbiamo mangiato benissimo e per la prima volta ho visto le scatolette di acqua di Evian simili a quelle di birra. A Nuova York faceva fresco e si stava bene. Sorpresa a Washington: un forno tipo Colombo, con un’aria umida pesantissima. Vi è l’aria condizionata quasi dovunque, anche nelle camere d’albergo, ristoranti, ecc. Andando a piedi si fanno delle grandi sudate. Per prendere una boccata d’aria fresca si va… dentro! All’aeroporto di Washington siamo arrivati a mezzanotte, in camera all’una, cioè alle 6 di casa nostra: 13 ore e 40 di vero viaggio, 14 ore e 40 in tutto! Ero stanco ma il viaggio era stato meno faticoso di quanto credessi. La stabilità dell’aereo è stata straordinaria. Media di crociera 900 Km-ora; altezza m. 10.000.

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