Il ministero della pubblica istruzione ha comunicato le percentuali delle votazioni insufficienti assegnate agli studenti negli scrutini del primo quadrimestre negli istituti superiori e nella scuola media.
Si tratta di dati forniti all’ingrosso, non è dato sapere il livello, lieve o grave, e la consistenza delle stesse, per cui sono scarsamente significativi.
L’informazione è stata riportata con ampiezza e, a me, è sembrato quasi con una sorta di compiacimento: “Vedete come vanno male gli studenti italiani!”
Forse perché ormai sono diventata malfidente, è come se sentissi affiorare certe antiche ideuzze:
“Oggi tutti vorrebbero studiare, arrivare, arrivare ed emergere sugli altri, c’è questa frenesia di riempire l’Italia di avvocati, di medici, di ingegneri, ma in realtà i ragazzi che hanno una vera predisposizione per gli studi sono pochissimi….” (1)
Magari non è vero, ma il conclamato interesse per la formazione delle nuove generazioni mi sembra più esibito che reale.
Di fronte ad esiti negativi diffusi nella popolazione studentesca si potrebbe immaginare un’opposizione politica che promuove, almeno, un dibattito con esperti e operatori per individuare e far proprie possibili soluzioni. Oppure, ma non in alternativa, il mondo accademico, organizzare, per stimolare l’azione politica, conferenze a livello nazionale per studiare il problema e formulare proposte organiche; ci si potrebbe accontentare anche di incontri più ristretti!
Oppure…., oppure niente.
Evidentemente l’industriarsi sul “che fare?” non rientra negli impegni e nei compiti né degli uni né degli altri.
NOTA
1) S. Vassalli, L’oro del mondo, Torino, Einaudi, 1990, p. 25