(da una sogliola molto sensibile)
Stavolta una delle sogliole, narrate solitamente dalla loro prof, prende la parola in prima persona per raccontare l’esperienza profonda dell’incontro con la poetessa Wislawa Szymborska, avvenuto nell’aula di Santa Lucia a Bologna il 26 marzo scorso.
C’era una immobilità nell’aria, una sospensione del tempo, e una espansione dei sensi, mentre Wislawa Szymborska leggeva le sue poesie, che faceva venire i brividi per il solo fatto di essere reale! Una sogliolina come me non poteva non rimanere stupita per come sia stato utile fare qualcosa che non ha fini pratici, di inutile: ascoltare poesie in polacco! La cosa più curiosa ancora è scoprire quanto siano numerosi i cultori dell’inutile, inclusi molti bambini che credo preferissero giocare con i Lego davanti alla tv, e un certo Umberto Eco, un letterato botanico che sperimenta la lingua italiana per mezzo di rose… Poi ad un certo punto mentre cercavamo di pronunciare correttamente quel nome “Szymborska”, è spuntata una signora bianca “per antico pelo” e tutti incomprensibilmente hanno applaudito…
“Così uscimmo a riveder le stelle”
Da quando il rettore del collegio superiore e un docente dell’istituto polacco di Roma hanno iniziato a parlare, noi abbiamo iniziato a nuotare nell’oceano della sapienza, incontrando pesci come Omero, Petrarca, Ariosto e Calvino, affrontando la complessa delicatezza del problema della traduzione, il cui fine è mantenere l’originaria tessitura fonica del testo senza allontanarsi troppo dal significato generale…La figura del traduttore è stata paragonata a quella del traghettatore: a me è balzato subito alla mente Caronte… C’è da dire che li nessuno di loro aveva gli occhi color fuoco, tranne Santiago quando lanciava infernali sguardi verso chi si ostinava a passarci davanti.
Poi l’esile voce della Szymborska ha rotto ogni assordante silenzio per trasportarci verso le emozioni più comuni di ogni essere umano, riuscendo a racchiudere nelle sue poesie molti destini, vera sede della sua unicità. E’ “pure pleasure” come ha detto Woody Allen, comprendere come sia riuscita a prendere esempio da un vegetale insignificante e puzzolente come la cipolla, a stupirci e a ribaltare ogni apparente congettura nell’ultima riga, per ricordarci che la ricerca della perfezione è un’idiozia…ho preso quindi nota nel mio quaderno: “incominciare ad amare la mia violenta anatomia”…ditemi se è poco!
Devo ringraziare Santiago, il mio pesce guida, perchè mi sta facendo uscire dal mio stato di minorità, e mi aiuta a non diventare definitivamente “salao”. Sicuramente non ho colto tutti i riferimenti letterari, probabilmente non mi sono neppure accorta di averli persi, certamente non ho dormito la notte perchè ancora sentivo vibrare l’ardore “del divenir del mondo esperto” comprendendo di aver recuperato un pezzettino del significato della mia esistenza…
Manolin