- Gli anni fiorentini
Compiaciuto di sé, Boldini ci si presenta nel bellissimo Autoritratto mentre osserva un quadro, assolutamente convincente. Tra figura e sfondo c’è sapiente distacco, un sigaro fra le dita e i pochi riccioli sulle tempie stempiate offrono spunti di leggera nostalgia.
Ad accogliere il visitatore è un breve prologo dedicato all’attività degli anni fiorentini. Testimonia come le doti innate di quest’artista si siano affinate nel contatto con lo stimolante ambiente toscano degli anni Sessanta dell’Ottocento. Un ambiente animato da un lato da una ricca e colta società cosmopolita e, dall’altro, dai ferventi dibattiti tenuti dal gruppo dei “macchiaioli”, impegnati in un radicale e felice rinnovamento della pittura in senso antiaccademico.
Si passa così dalla figurazione ottocentesca Ritratto di Lilia Monti nata contessa Magnoni, a quelle più appassionate, in momenti d’intimità, come nella piccola preziosa tavoletta in cui l’artista ritrae Le sorelle Lascaraky, abbandonate sul divano, circondate dagli oggetti che parlano della loro vita e di ammiratori furtivi.
La palandrana e il cappellaccio mimetizzano. “Giovanni Fattori nel suo studio” per mettere in rilievo un suo paesaggio- capolavoro: il tutto supporta l’impronta dell’ammiratore verso il maestro.
2. L’arrivo a Parigi e la ricerca del successo
In scene di vita contemporanea ambientate all’aperto, Boldini concilia il proprio stile con il gusto “en plain aire” caro agli impressionisti.
Berthe che cuce in giardino, assente e svagata, ben diversa dalla Berthe che esce per la passeggiata, consapevole di essere deliziosa, si compiace del suo incedere elegante, oltre il roseto e le vetrate: il tutto reso sapientemente da tonalità bianche pulsanti di grigio perla.
Amanti della lettura, dovremmo incorniciare per noi Signora che legge, sapientemente appoggiata allo schienale della poltroncina, il libro ben stretto tra le mani, la storia è tanto avvincente che non si accorge dello scialle scivolato a terra. Giorni tranquilli, dal tappeto leopardato a quello orientale, grazie a tocchi di rosso vivo nella camicetta, trionfa la figura di lei, vibrano i riccioli biondi, mentre un ragazzino si spegne grigio ai suoi piedi, si alternano precisione e cura dei dettagli a slanci pittorici come frutto di intuizioni improvvise.
3. La vita moderna
Boldini rende palpabile l’atmosfera pulsante della capitale francese, imponendosi come uno dei protagonisti della rappresentazione della vita moderna; realizza, a partire dalla metà degli anni Settanta, una serie di vedute di città , in esse registra, come un cronista dotato di un’eccellente capacità analitica, la vita che scorre nelle piazze parigine. Così nella celebre Place Clichy ripresa da più grandi angoli, obbliga lo sguardo a puntare sul manifesto pubblicitario per richiamarlo al pullulare di figure, scorci di palazzi, incroci di strade convergenti sulla piazza, carrozze, domestiche, bambini in una frenesia vitale che trasmigra in alto, verso rannuvolamenti e schiarite del cielo.
In Attraversando la strada, una ragazza è còlta mentre supera le pozzanghere, solleva sbarazzina la gonna con uno sguardo che si finge impacciato, tanto che ti verrebbe voglia di sostenerle il braccio con i fiori in mano, proteso verso l’alto, tutto le passa sullo sfondo senza degnarla di attenzione alcuna…
Sono dipinti di un “realismo” singolare, in essi Boldini dimostra di padroneggiare sia il piccolo sia il grande formato, basando ogni sua creazione sullo studio meticoloso, quasi ostinato, “del vero”. Stimolato, al pari dei colleghi francesi (soprattutto Degas), dai più recenti studi scientifici sul moto del cavallo, Boldini si dedica, tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, ad una approfondita analisi dell’animale in movimento.
5. Un diario della vita notturna parigina
Approcci meticolosi, ritratti dal vero come su di un taccuino. In questi anni Boldini, come Degas, è particolarmente attratto dalla vita notturna dei teatri e dei caffè concerto di Parigi: li frequenta per divertirsi e per studiare i personaggi che li animano. Riesce così a creare, in piena sintonia con la poetica impressionista, uno straordinario diario della vita parigina contemporanea, platee di spettatori divenuti improvvisamente inconsapevoli protagonisti della scena.
6. L’arte del ritratto
Le sue donne hanno una marcia in più, stuzzicanti o suadenti, serie o libertine, le presenta in singolari ritratti: indaga il loro mondo con grande sensibilità, raffigurando ciascuna in diversi contesti loro propri. Come nel caso della sua allieva americana Ruth Sterling al cavalletto, composta, più che seria, ma improvvisa svolazza la camicetta per un moto di stizza o di sorpresa.
Sempre più moderno, quasi audace il Ritratto di Giuseppe Verdi col cilindro; sotto la tuba il nodo della sciarpa bianca trattiene il moto di sorpresa e di protesta, espresso dall’impercettibile aggrottarsi dei sopraccigli: pastello «terribilmente vivente», una vera toccata e fuga.
Nel campo del ritratto Boldini si misura direttamente con mostri sacri come Manet, e successivamente con Sargent e Whistler quando, con gli anni Novanta, si afferma come uno dei più contesi pittori dell’alta società europea e americana.
Edgar Degas propone” Ritratto di Boldini in piedi”, in carboncino su cartone, e lui risponde con “ Ritratto di Edgar Degas”, pensoso e malinconico.
7. Gli interni della casa e dell’atelier
Un intero capitolo della mostra è dedicato al tema delle vedute d’atelier. Da questo momento l’ attenzione di Boldini si focalizza, sempre più prepotentemente, sugli oggetti della sua casa e del suo studio. Inizialmente questi scorci costituiscono solo lo scenario nel quale l’artista ambienta le visite degli amici e delle committenti modelle, come nel bellissimo Donna in nero che guarda il pastello della signora Emiliana Concha de Ossa, quadro nel quadro, gioco filmico in anticipo: quale delle due si ruba il primo piano, l’ombra grigia di spalle o la signora Concha raffigurata dietro l’ombra, in splendente abito chiaro?
Successivamente gli interni si caricano ancor più di tratti fortemente autobiografici, divenendo quasi una sorta di “diario privato per immagini” della vita e dell’opera dell’artista: gli ambienti e gli oggetti in essi contenuti divengono i protagonisti stessi di questo universo “privato”. Il pittore disegna e dipinge: mobili, strumenti di lavoro, suppellettili contraddistinti da un valore affettivo particolare
8) Ai vertici del successo
Gli anni Novanta compongono l’epilogo della mostra: grandi effigi a figura intera furono notate sia dal pubblico sia dalla critica, per la sensualità e la carica vitale di cui erano pervase, per il dinamismo delle linee e la sapienza tecnica, unite ad un’acuta capacità d’introspezione psicologica. Boldini si impose come indiscusso innovatore dell’antica arte del ritratto, quale ancora ampiamente ammiriamo ed ancora suscita stupore.
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