Con questo ciclo di seminari vorremmo avviare una riflessione sul tema dello Stato e delle forme della statualità in epoca moderna e contemporanea. Dopo il 1989, per una breve stagione, l’importanza di chiamarsi Stato è tornata ad affermarsi come tendenza derivante dall’esplosione del sistema composto formato dall’Occidente e dai paesi socialisti.
Se, come ha scritto Niklas Luhmann, il primo carattere dello Stato è il nome, decine di secessioni, rivolte e costituzioni hanno popolato di nuovi nomi le carte del globo. Quasi contemporaneamente un processo apparentemente opposto si è sviluppato in nome dello Stato. Mentre si dichiarava il diritto di ogni popolo a formare uno Stato, infatti, gli stessi Stati erano tra gli attori principali del processo di globalizzazione dell’economia e dei traffici globali. All’interno di questo processo lo Stato è sembrato nuovamente svanire, divenendo un centro di decisione subordinato ai processi governance multinazionali, sovranazionali e internazionali. Se, da un lato, come ha sostenuto Saskia Sassen, allo Stato è stato riservato il controllo e la repressione dei movimenti degli individui, non essendo più in grado di controllare quello delle merci e del denaro, dall’altro lato, Judith Butler e Gayatri Chakravorty Spivak hanno sostenuto che possono essere proprio i migranti a «cantare lo Stato nazione», per affermare la loro presenza e rilevanza politica.
Molti anni fa Chabod si chiedeva se era esistito uno Stato del Rinascimento, noi oggi vorremmo chiederci se esiste uno Stato della globalizzazione. A partire dai nodi storici prima richiamati, vorremmo in primo luogo chiederci quale significato ha ancora il termine Stato, quanto esso sia ancora un concetto effettivamente pregnante, o quanto esso persista solo per l’importanza di essere stato. Si tratta quindi di comprendere quali effetti producano all’interno del concetto stesso di Stato le discussioni sul ‘ritorno allo stato’, sulle trasformazioni verso l’impero, sull’emergere dello stato ‘globale’.
Vorremmo quindi indagare le mutevoli forme, gli spiazzamenti politici e teorici che si sono prodotti all’interno di una dimensione di lungo periodo e nei diversi e vari contesti geopolitici, incrociando differenti approcci disciplinari e metodologie d’indagine.