GUARIENTO E LA PADOVA CARRARESE
Padova, Palazzo del Monte; Musei Civici agli Eremitani; Palazzo Zuckermann; Museo Diocesano
“Guariento e la Padova Carrarese”, progetto – evento, comprende mostre e itinerari parte dei quali saranno percorribili anche nei periodi successivi alla mostra.
Fulcro dell’evento è la mostra su Guariento allestita nel rinnovato Palazzo del Monte dove sono riunite tutte le principali opere del grande Maestro, alcune di queste alla fine della mostra resteranno ai musei Padovani, imput per riscoprire Padova, ove da secoli si ammira Giotto.
Preparati dalla mostra al museo civico medievale dedicata alle Madonne di Vitale Da Bologna, e dagli affreschi di Mezzaratta, con vivaci angeli, sollecitati ad approfondire il tema degli angeli della mostra dopo le gioiose figure divine-umane di Melozzo in san Domenico a Forlì, non possiamo evitare di confrontarci con il pittore Patavino Guariento, anticipatore dell’Umanesimo, divulgatore di teologia e arte del gotico internazionale.
Memori delle influenze di Giotto e dei pittori riminesi, scopriamo in Guariento un grande interprete della pittura del Trecento a Padova, riconosciuto nei suoi primi albori artistici come primo pittore di corte nella reggia dei Carraresi. Ecco l’occasione per immergersi nel secolo d’oro di Padova.
Si potrebbe partire proprio dalla Cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto, opera che suggerisce architetture e pitture agli artisti del periodo carrarese, per raggiungere la chiesa degli eremitani, proseguire oltre il Palazzo della Ragione, il Castello in via di recupero, la Reggia Carrarese e la cappella del beato Luca, nella cattedrale del Santo, raggiungere il Duomo con tappa al Battistero decorato da Menabuoi, successore di Guariento,finalmente approdare alla grande monografia sul Guariento allestita a Palazzo del Monte. La mostra si dipana, infatti, in diverse sedi espositive: i Civici Musei agli Eremitani, Palazzo Zuckermann, il Museo Diocesano, la Casa del Petrarca ad Arquà. In quest’ultima è allestito un approfondimento sul Poeta e i suoi anni padovani).
La presenza di Francesco Petrarca, in rapporto con i Carraresi da Giacomo II a Francesco il Vecchio, fu fondamentale per la proposizione di un nuovo modello umanistico; non solo instillò nella dinastia l’amore per la grandezza di Roma, ma fu per i Signori ambasciatore e ne celebrò le gesta, seguito da una schiera di poeti come Antonio Beccari e Francesco di Vannozzo.
Le dieci sezioni della mostra. Indagano a tutto tondo le figure dei Signori e i diversi aspetti della vita di corte e di quella cittadina dalla letteratura, alla musica, dalla scienza, alla scultura, alle arti applicate (oreficeria, ceramiche, avori, mobili) dalla monetazione alla moda. Idealmente la grande mostra abbraccia la città, nel celebrare l’incontro tra arti, scienza, letteratura nel ‘300 padovano.
Per tutto il XIV secolo, le manifestazioni dell’arte e del pensiero scientifico e letterario corsero su strade tra loro molto vicine, legate alla politica e alla religione, al governo e all’Università.
Già Giotto, nell’eseguire gli affreschi per la Cappella degli Scrovegni, si era valso di un programma iconografico che spaziava dalla teologia all’astrologia alla letteratura, e si è molto parlato in questo senso del ruolo ricoperto dall’Ordine Agostiniano.
I Carraresi, divenuti signori di Padova, compresero immediatamente il valore dell’arte nel loro progetto di trasformazione della città nella capitale di un vasto stato. Chiamarono Guariento a decorare le loro tombe, la loro cappella privata nel Palazzo. Il programma decorativo della reggia vedeva l’esaltazione dei valori e delle gesta della Signoria esemplare come altre della storia classica. In questo senso la decorazione della Sala degli Uomini Illustri, forse iniziata dallo stesso Guariento, proseguita da Ottaviano da Brescia e dall’Avanzi, sulla falsariga del famoso De Viris Illustribus di Petrarca, poneva sullo stesso piano i Signori della città e gli eroi dell’antichità. Nella decorazione dello zoccolo dell’abside degli Eremitani, Guariento dipinge le figurazioni dei pianeti che influenzano le attività degli uomini, mostra di essere pienamente partecipe di quella cultura astrologica della quale in quegli anni uno dei principali esponenti era Giovanni Dondi dell’Orologio, creatore del famoso Astrario (un orologio astronomico che permetteva di leggere con precisione il movimento dei corpi celesti che si credeva proiettassero il loro influsso sugli uomini).
In sintonia con il clima culturale pre-umanistico che coinvolgeva gli ambienti dell’Università, dopo Guariento, si svolgerà l’attività del secondo pittore di corte, Giusto Menabuoi, chiamato da Fina Buzzaccarini moglie di Francesco, a celebrare le Virtù nella Cappella Cortellieri agli Eremitani, figure allegoriche cariche di contenuti dottrinali, con diversi ritratti dello stesso Petrarca.
Questo fervido intreccio tra cultura e scienza, vita di corte e letteratura si esprime nelle dieci sezioni della grande Mostra
1 Padova Carrarese Documentazione sui principali esponenti della Signoria., antiche mappe, vedute, modelli, ricostruzioni virtuali, per illustrare la forma urbis raggiunta da Padova nel Trecento, con la visualizzazione dei principali monumenti civili e religiosi (i monumenti dell’amministrazione civile, la Reggia, il Castello, il Traghetto, S. Agostino, il sistema difensivo e le mura, l’edilizia privata, … scomparsi o modificati nel corso delle trasformazioni subite dalla città in epoca veneziana.)). le armi rinvenute nel fiume Bacchiglione ai musei civici
2 I libri e la letteratura : grazie alla famiglia dei principi attirò artisti e letterati e costituì una ricchissima biblioteca purtroppo dispersa. Sono presenti però numerosi codici, alla Biblioteca Civica (Libro dei Cimieri, il Mussato, il Vergerio, Statuti delle arti), alla Biblioteca Capitolare, alla Biblioteca del Seminario, a Venezia alla Biblioteca Marciana (Statuti carraresi, Cronaca Carrarese, Mussato, Petrarca), a Rovigo (Bibbia istoriata). affiancati da riproduzioni atte a ricostruire in via informatica la biblioteca anche con la documentazione, consultabile in forma virtuale di volumi confluiti in grandi istituzioni europee, dalla Bibliothèque Nationale de France alla British Library.
3 La monetazione carrarese attesta il periodo d’oro della zecca , quello della Signoria, in particolare a partire da Jacopo II (1345-1350) fino a Francesco II (1390-1405). Per affrontare sul piano commerciale la concorrenza politica con Venezia, si amplia la monetazione argentea e con il prezioso ducato d’oro del quale esistono oggi due soli esemplari. La documentazione include monete tessere di fondazione, le medaglie di Francesco II, primi esempi di celebrazione del Signore ad imitazione esemplari di fasti antichi.
4 Oreficeria del Trecento dall’esibizione del lusso a vere espressioni artistiche. gioielli e accessori di abbigliamento destinati alle classi più elevate(documentabili attraverso alcuni esempi nella pittura) fibule, corone, mantelli, mitrie, scettri, gioielli),vasta l’oreficeria religiosa di altissimo livello, insigni esempi, al Museo Diocesano, al Museo Antoniano e ai Musei Civici.
5 Ceramiche, avori, mobili di produzione padovana permettono di ricostruire un quadro articolato delle abitudini alimentari e delle tecniche di preparazione dei cibi. mobilio, manufatti lapidei, avori, campane e chiavi d’epoca. Mentre i pezzi, d’importazione, permettono di allargare il quadro ai commerci ai mercati italiani e mediterranei.
6 La Musica al tempo dei Carraresi (sezione allestita al Museo Diocesano) Nel Trecento la città si aprirono alla presenza di maestri di grande levatura, negli ambienti della Cattedrale, dello Studio, della Corte. In mostra le fonti musicali più importanti dalla Biblioteca Antoniana e dalla Biblioteca Capitolare, ma anche documenti notarili che mostrano l’organizzazione dell’insegnamento della musica insieme a copie di strumenti trecenteschi. per musiche da cerimonia civile e religiose.
7 La scienza al tempo dei Carraresi Nel secolo XIV transitarono per lo Studio i maggiori umanisti e scienziati europei, in un’epoca in cui l’astrologia costituiva il punto di riferimento per ogni ambito del sapere legato ai destini umani. L’opera emblematica da questo punto di vista è il famoso ASTRARIO,
elaborato da Jacopo Dondi, ma i significativi progressi della medicina e nelle conoscenze naturalistiche quali emergono nell’erbario carrarese della British Library.
La scultura del Trecento vede momenti altissimi, a partire dalle statue di Marco Romano e Giovanni Pisano (agli Scrovegni. Al servizio della Signoria fu anche il veneziano Andriolo de Santi, architetto e scultore, autore delle tombe di Jacopo e Ubertino. Nell’ultimo quarto del secolo la figura dominante è quella di Rinaldino di Francia, autore delle statue della cappella di S. Felice al Santo, di Madonne nelle civiche collezioni e al Duomo.
9 Petrarca (Sezione allestita presso la Casa del Petrarca ad Arquà Petrarca) La figura di Francesco Petrarca è fondamentale per la comprensione del clima culturale dell’epoca. Influì in modo determinante anche sulle arti figurative; ambienti della reggia erano decorati sulla base di programmi iconografici da lui ispirati. Petrarca si trasferisce definitivamente ad Arquà con la figlia, il genero e la nipote e continuerà a scrivere fino alla morte arrivata nel 1374. L’anno precedente era riuscito ad aiutare Francesco e il figlio Francesco Novello a trovare un accordo con Venezia per mettere fine alla sfibrante “guerra dei confini”. Anche di questo l’età d’oro di Padova gli è grata e noi con lei.
10 La moda al tempo dei Carraresi: una vasta mole d’informazioni sui costumi dell’epoca, sia delle classi agiate sia del popolo vengono dai diversi affreschi nelle cappelle dei palazzi hanno consentito recenti riproduzioni che arricchiscono con una nota di vivacità il percorso della mostra.
Guariento da Arpo. Breve biografia
Guariento fu la prima personalità artistica formatasi a Padova nel Trecento a ricoprire un vero e proprio ruolo di artista di corte.
Documentato dal 1338 al 1367; già morto nel 1369, è chiamato pittore dai documenti già nel 1338 e si può quindi ipotizzare la sua nascita, forse nella vicina Piove di Sacco, nel secondo decennio del secolo XIV. Si formò forse alla scuola dei riminesi attivi a Padova nel terzo decennio., arrivò a precorrere numerosi aspetti del gotico internazionale. La sua attività si estese anche a Venezia al seguito del Doge dipinse il Paradiso, perduto ed eseguì degli affreschi a Bolzano, distrutti nel 1944.
Intorno al 1351 eseguì la decorazione delle tombe di Ubertino e Jacopo da Carrara, scolpite dal veneziano Andriolo de Santi. I sepolcri dei due principi erano nella chiesa di Sant’Agostino e trasportati agli Eremitani. Della decorazione, restano solo alcuni frammenti: l’Incoronazione della Vergine e i due Ritratti di Carraresi nella chiesa degli Eremitani. Il pittore dimostra una notevolissima abilità ritrattistica, alterna colori delicati ad altri più caldi, agli ori, con un linguaggio sempre raffinato( quale la classe dominante e il clima culturale della città richiedevano. Aggiungeva note realistiche e riferimenti al la pittura bizantineggiante Venezia. evidenti in una delle opere più ambiziose, la decorazione della cappella privata della corte, ora sede dell’Accademia Patavina.(( Dopo il 1345, forse prima del 1349, la loggia dell’ala occidentale del palazzo di ponente della Reggia fu chiusa per inserirvi una cappella per i principi. La decorazione doveva essere già stata approntata prima della visita a Padova, nel 1354, del futuro imperatore Carlo IV di Boemia. Notevoli i rapporti con l’arte del nord; vengono, a titolo di confronto, incluse nell’elenco tavole dal Museo di San’Agnese di Praga. Sulla parete di destra della sala rimangono gli affreschi con Storie bibliche. Sono due fasce divise da un fregio chiuso in alto da archetti intrecciati e, in basso, da finte riquadrature marmoree. La narrazione è continua e comincia con le storie di Noè, seguite da quelle di Abramo, Mosè, Ezechiele e Giuditta. Secondo le più recenti ricostruzioni, la tavola con la Vergine si trovava al centro del soffitto e i tondi con gli Evangelisti ai quattro angoli.
Le tavole rappresentanti gerarchie angeliche, inclinate e legate da un’elaborata carpenteria, costituivano un fregio di collegamento tra gli affreschi e la copertura, mentre le piccole figure di Cherubini formavano una fascia continua lungo uno dei lati brevi. La maggior parte, dopo la mostra, torneranno ai Musei Civici di Padova. Emergono soprattutto elementi gotici, nell’elaborato linearismo delle vesti, nelle pose cadenzate degli angeli, nella sfumata trasparenza dei colori che rende cangianti le vesti, Tornano momenti di vivace realismo narrativo, come nelle figure di mendicanti di fronte all’angelo o nella scena di naufragio. Colpisce soprattutto la rara e sapiente distinzione delle gerarchie angeliche, che ripeterà presente nel successivo Paradiso di Venezia, con un’iconografia innovativa.
Paradiso dipinto nel 1366-1367 per Palazzo Ducale, una complessa macchina architettonica voluta dal Doge Marco Cornaro. Il vasto affresco, gravemente danneggiato nell’incendio del 1577 e ricoperto dalla tela di Tintoretto di analogo soggetto, fu riscoperto nel 1903,rappresenta una moltitudine di angeli e beati che fanno da cornice all’Incoronazione della Vergine. E’ l’opera che diede a Guariento la maggiore fama e fu celebrata a lungo dagli scrittori di cose veneziane, data l’influenza che esercitò sulla pittura lagunare fino all’inizio del Quattrocento.
Guariento nel 1369 risulta già morto. Continua la sua influenza nella traduzione dello stile giottesco in termini gotici, nella forte presenza di stilemi linearistici, nell’’ampia spazialità delle architetture dipinte, il realismo verso presenze popolari alternate a quelle “cortesi”, per diventare l’ideale filo conduttore della pittura a Padova nel corso degli ultimi tre decenni del secolo XIV.
La Reggia Carrarese
Con l’edificazione della Reggia come Palazzo di residenza, fatto erigere da Ubertino nel 1338, la famiglia dei Carraresi afferma il suo potere a Padova. Si configurava come un’estesa ” isola” nel cuore della città. Interamente racchiusa da una cinta muraria, era collegata attraverso il “Traghetto”, lunghissimo corridoio pensile, percorribile anche a cavallo, con la prima cinta muraria della città e al Castello. La residenza dei principi era ospitata dal Palazzo di Ponente mentre il Palazzo di Levante fu dapprima destinato alla Curia. A congiungerli un corpo centrale con ampio cortile interno circondato da un portico a colonne. Le logge superiori del cortile d’onore conducevano alle due sale maggiori di ricevimento dei Da Carrara, una di fronte all’altra: la Sala Tebana, più antica e più piccola, e la cinquecentesca Sala degli Eroi o dei Giganti, ora annessa a Palazzo Liviano, sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università. Dietro al Palazzo Liviano e al Duomo, in Via dell’Accademia, troviamo l’unica parte rimasta intatta a simboleggiare la grandiosità della reggia: la Loggia Carrarese, oggi sede dell’Accademia dei Ricovrati ora Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti, fondata nel 1599 da illustri letterati e personaggi della cultura e dell’aristocrazia veneta, tra cui Galileo Galilei e Cesare Cremonini.
Le slanciate ed eleganti colonne di marmo roseo veronese, impreziosite dall’uso di architravi in legno, delimitano per due lati un vasto spazio, detto “praetto”, adibito un tempo a giardino e confinante a ponente con la cinta muraria.
Dopo la morte di Ubertino (1345) si sentì l’esigenza di costruire un luogo di preghiera e di raccoglimento, oltre che per la famiglia, anche per i numerosi ospiti, specie se prelati. La Loggia esterna fu allora chiusa e ridotta a Cappella, che il Guariento affrescò tra il 1355 e il 1360 con le scene del Vecchio Testamento.
Per capire meglio i diversi Cori Angelici di Guariento dobbiamo risalire alla letteratura cristiana dei primi secoli ove si trovano indicazioni sull’esistenza di diverse categorie di angeli: nella preghiera eucaristica di Cirillo di Gerusalemme (m. 386), per esempio, vengono citati nove cori degli angeli, soprattutto a due testi fondamentali, ovvero la Coelestis hierarchia di Dionigi Areopagita e la Summa theologiae di Tommaso d’Aquino. Questi testi, descrivono nove cori – tre gerarchie o triadi ben distinte l’una dall’altra, ognuna delle quali è a sua volta costituita da tre cori o categorie. La prima gerarchia è in contatto con Dio, ruota continuamente intorno a Dio danzando e cantandone le lodi. Poiché ha lo sguardo rivolto direttamente su Dio ed essendo prossima al principio di tutte le cose, vede più in profondità rispetto agli altri angeli. La gerarchia centrale guarda non il principio di tutte le cose in Dio stesso, ma la molteplicità delle cause. È chiamata a partecipare alla realizzazione del progetto divino osservando e offrendo amore, e a trasmettere i progetti della saggezza eterna degli angeli della gerarchia successiva, i quali vegliano sul mondo terreno. La terza gerarchia confina con il nostro universo temporale e materiale. per trasmettere la volontà di Dio alle creature .
Primo coro: i Serafini. Hanno sei ali e ardono del fuoco dell’amore estatico verso Dio che li fa cantare incessantemente «Santo, santo, santo». Benché siano in possesso del sommo sapere, la loro caratteristica fondamentale è l’amare.
Secondo coro: i Cherubini. Hanno la capacità di vedere e riconoscere Dio il principio primo di tutto il sapere.,e di trasmettere la saggezza.
Terzo coro: i Troni. Quanto a loro conosciamo soltanto il nome ebraico ophanim. Si potrebbe pensare al riflesso della giustizia divina che si esprime nell’immagine del trono reale. Portano così all’uomo la giustizia di Dio.
Quarto coro: le Dominazioni (gr. kyriotetes, lat. dominationes). Regolano i compiti delle categorie di angeli inferiori. prendono in consegna i progetti divini senza mettervi mano.
Quinto coro: le Virtù (gr. dynammeis, lat. virtutes). Si occupano dell’attuazione dei disegni della Provvidenza. A loro è affidato probabilmente il moto dei corpi celesti e la trasmissione di energia alle forze della natura. Attraverso la loro opera avvengono anche i miracoli, donano grazia e intrepidezza.
Sesto coro: le Potestà (gr. exusiai, lat. potestates). Sono colme di energia dinamica e fanno sì che i progetti della divina Provvidenza si attuino senza ostacoli. Attraverso il loro coraggio incrollabile in tutto ciò che fanno, dimostrano anche la grandezza di Dio, fonte di tutte le energie. Secondo Dionigi è grazie alla loro resistenza se il mondo non cade in mano ai demoni.
Settimo coro: i Principati (gr. archai, lat. principatus). I popoli e le grandi città sulla terra sono sotto la loro protezione. Determinano il nascere delle sovranità politiche e la successione dei regni. Con la loro capacità di guida forniscono un esempio del saper governare secondo i sommi principi e istruiscono i sovrani sulla terra affinché regnino in modo giusto.
Ottavo coro: gli Arcangeli (gr. archangeloi, lat. arcangeli). Secondo Dionigi sono i messaggeri che trasmettono le decisioni divine. Sono considerati i più importanti intermediari fra Dio e gli uomini responsabili del bene di molti.
Nono coro: gli Angeli (gr. angeloi, lat. angeli). Sono i più vicini agli uomini e infondono a ogni singolo individuo, nobile o umile che sia, illuminazione e saggezza. Insieme agli arcangeli sono i custodi di tutte le cose fisiche. (da H. KRAUS, Angeli. Tradizione, immagine, significato, Einaudi, Torino 2003)
Guariento sembra essersi ispirato a tali teorie, per raccontare le sue gerarchie angeliche sia singole figure dolcissime, con abiti chiarissimi, decorati in oro, lunghi capelli annodati alla nuca; sia nel celebrarli in coro.
“Angelo che pesa le anime“ tre Tavole nelle quali l’Angelo si prende cura con estrema delicatezza dell’anima, si china verso di lei, la solleva tra le mani, ha una pelle di porcellana, ed ali sfumanti dal rosa verso il vermiglio ed il granata.
“Angelo che pesa le anime e combatte con un diavolo (Dominazione?”) sono tre tavole distinte, con Angeli dalla l grande aureola intorno al capo,, una gemma sui capelli, un corpetto d’oro impreziosito da pietre, una lancia sottilissima per ghermire il diavolo. Eppure sembrano muoversi con grazia e delicatezza:lottano con non-chalance. Le grandi ali bianche-rossi-marrone assecondano i loro movimenti, mentre ondeggiano le pieghe eleganti delle tuniche. Sono tre,Leggermente diversi nei gesti, come a rendere un movimento in successione. Tavola Padova, Musei Civici, Museo Bottacin
Per giungere alla “Schiera di angeli armati (Arcangeli?)”: cavalieri impavidi, inquadrati perfettamente, con mantelli e scudi rosso fuoco decorati in oro, abiti di tessuto arabescati in blu-verde, marciano compatti, solo qualche viso si volta verso di noi, sorride, tutti alzano una lancia lunga e sottile. Tavola Padova, Musei Civici, Museo Bottacin
Seguono tavole singole con Angelo armato con lancia e scudo (Principato)ali bianche, verdi marroni e poi rosse…
Seguono cinque figure di “ Angelo che tiene alla catena un diavolo (Potestà) “su cinque tavole diverse (Padova, Musei Civici, Museo Bottacin ) protetti da grandi ali blu nere gialle, Abiti cangianti bianco- rosati, ornati da corpetti d’oro, tengono con mani affusolate una corda atta a trascinare un diavolo come fosse un cagnolino. Anche in questa occasioni diversificati nei movimenti del capo e delle mani come a lanciare fotogrammi diversi sempre dolcissimi
“Angelo con giglio che salva i naviganti dal naufragio” (Virtù)” Angelo con giglio che fa scorrere l’acqua da una roccia (Virtù)”,” Angelo con giglio che soccorre un pellegrino e uno storpio (Virtù)” Tavole di varia misura. Includono tratti realistici per i naviganti, i pellegrini, e l’acqua che esce dalla roccia. Gli Angeli si mantengono eterei , protesi in avanti verso i bisognosi, portano una stola sottile con disegni geometrici rossi e neri, un giglio minuto,uno rivela tenerezze particolari verso il pellegrino,un secondo sembra parlare alle onde con tono autoritario alle onde, il terzo si rivolge alla montagna brulla.
“Angelo seduto coronato con scettro e globo (Trono?)”in tre versioni. sembrano esprimere inclinazioni personali sottintese. Sono dotati di ali bianco- rosate, abiti altrettanto lievi, reggono un globo d’oro in mano, e sulla sinistra uno scettro affusolato, seduti su uno scranno marmoreo, semplicissimo.; introduce un “ Gruppo di dieci angeli seduti con globo e flabello gigliato (Serafini?)” diventano uni unica rosa dentro una sfera cristallina, il globo che reggono in mano è diventato nero, gli abiti s’impreziosiscono di corpetti dorati,le ali tendono a farsi sempre più candide .
Ali scure, blu – nere nelle tre copie di “ Busto di angelo a sei ali (Cherubino)” in tre copie. Ogni angelo regge in mano un cerchio con all’interno una stella!) immagine mitizzata e rilanciata dai simbolisti e dai preraffaelliti, nello stile decorativo in blu notte e profili d’oro sembra anticipare l’arte decorativa del ‘900.