A commento della Legge Levi, che regolamenta gli sconti sui libri anche nelle vendite in online, ho visto l’articolo di Rocco Pinto sulla Stampa di Torino, l’articolo è a questo link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9157
Rocco Pinto va oltre il discorso degli sconti, di chi guadagnerà da questa legge ecc. perché pone il dito sulla piaga: come mai in Italia si legge così poco, sconti o meno.
Nell’articolo si invoca una politica che valorizzi la lettura, le librerie e le biblioteche comprese quelle scolastiche, da qui comincia la mia riflessione.
Ho letto la lettera del signor Rocco Pinto, libraio indipendente, con duplice interesse e duplice sconforto.
Interesse da grande lettrice e da insegnante fuori ruolo per motivi di salute, impiegata nella biblioteca di Istituto (Istituto Superiore D’Adda, Varallo Sesia, circa 15.000 volumi da catalogare e mettere in rete).
Sconforto come grande lettrice perché temo che in Italia spariranno gli sconti, ma non compariranno leggi per regolamentare il mercato del libro e iniziative in sostegno della lettura.
Sconforto come docente che lavora in una biblioteca scolastica, perché la “mia” biblioteca potrebbe essere presto abbandonata, in seguito alla legge finanziaria del luglio 2011.
In questa legge si dice che i docenti inidonei a tempo indeterminato per motivi di salute e che per lo più, come me, lavorano a progetti per la lettura e nelle biblioteche delle scuole, possono fare domanda per passare a lavorare nelle segreterie, qualora non producano tale domanda ( e qui sta il ricatto) possono essere sottoposti a mobilità intercompartimentale e spostati anche in altra Regione rispetto a quella di residenza.
Non voglio qui ribadire lo sprezzo per la persona (malata per giunta) che la legge e i legislatori dimostrano, una legge indegna d’un paese civile, voglio ribadire con forza che chi lavora nella biblioteca spesso fa progetti di lettura, incontri con autori, valorizza cioè il libro, la cultura, in un’età cruciale. In sostanza spinge i giovani verso la magnifica attività del leggere. Via noi, docenti inidonei, spesso vessati e considerati parassiti, tutto questo non ci sarà più, anche perché le scuole
Lo dico al signor Rocco Pinto che ha scritto queste frasi per me piene di dolorosa ironia (involontaria certo):
“Non sono gli sconti che fanno crescere i lettori ma le politiche di promozione della lettura che nei Paesi citati esistono e in Italia sono inesistenti. In Italia la metà della popolazione non legge neanche un libro all’anno ed è su questo che dobbiamo concentrarci. (…)
E per allargare la base dei lettori c’è necessità di biblioteche, scuole e librerie che funzionino.”
Appunto biblioteche, scuole e librerie che funzionino. Intanto si comincia a smantellare le biblioteche scolastiche: due piccioni con una fava. La risposta d’uno stato civile e interessato alla cultura sarebbe quella di istituire la figura del bibliotecario scolastico. Ma è pura utopia.
(Se interessa il tema, si veda anche “Biblioteche scolastiche” di Magda Indiveri su Griselda on line, e il blog “Librabile”, nato da un seminario sulle possibili attività in biblioteca degli insegnanti)