Il Mart di Rovereto -dal 17 settembre 2011 al 8 gennaio 2012 – proveniente dal Musée d’Orsay di Parigi, presenta una grande mostra dedicata alla figura e all’opera del pittore Gino Severini (Cortona, 1883 – Parigi, 1966).
La mostra propone uno sguardo completo e approfondito sull’opera del grande artista italiano che dalla natìa Cortona, dopo una parentesi romana, decise di trasferirsi a Parigi per vivere da protagonista un’esistenza dedicata alla pittura: dal “prologo divisionista” nella Roma nei primi anni del novecento, fino alla lunga stagione parigina, che lo vede affrontare un’originalissima interpretazione del Futurismo, verso il passaggio “Du cubisme au classicisme”, così come recita il titolo del volume da lui pubblicato nel 1921 e infine, nel secondo dopoguerra, un percorso à rebours denso di suggestioni, ma anche di affascinanti proposte profetiche
Un ritratto spavaldo che guarda arrogante un ritratto di 20 anni successivo di taglio futurista-cubista, con tanto di cilindro ci invita alla sala de
Il divisionismo
Severini entra giovanissimo nello studio di Giacomo Balla a Roma, con l’amico Umberto Boccioni. L’esordio in pubblico si compie nelle sale della società “Amatori e Cultori”, dove espone la grande opera intitolata “Al solco” (1903-04)
Eccolo di uno straordinario sapore macchiaiolo, un intenso sguardo emotivo frantumato nelle zolle assetate, un contadino è di spalle con l’aratro e l’autunno incalza sulle viti.
Gli studi romani sul divisionismo lo avvicinano al pointillisme di Seurat, e questa fase è testimoniata da un piccolo capolavoro, “Printemps à Montmartre” una visione puntuta del giardino ricco di alberi fioriti (1909), (aveva raggiunto nel 1906 Parigi) che rappresenta la bellezza dello spettacolo della città.
Più ricco di emotività, forse di nostalgia, il piccolo centro di Civray, nella campagna francese, luogo immortalato in un “paesaggio” dipinto nel 1908.
Il futurismo
Il 1909 è, per Severini, l’anno del passaggio dal divisionismo al futurismo: la sua adesione al movimento di Marinetti è immediata ed entusiasta, e la sua firma si trova su entrambi i manifesti del 1910.
Il quadro “Souvenirs de Voyage”, del 1911, esposto nel 1912 alla Galerie Bernheim Jeune, primo grande palcoscenico internazionale per il futurismo, riassume visivamente il nuovo corso pittorico. In linea con le teorizzazioni del Manifesto tecnico della pittura futurista, il pittore si prefigge l’obiettivo di rendere una visione simultanea dei propri ricordi, e soprattutto di “portare lo spettatore al centro del quadro”. Così mille immagini si sovrappongono da destra e da sinistra, sotto e sopra, dall’alto dominate dai monti e dal monumento bianco.
Tuttavia, c’è un elemento di originalità nella posizione di Severini all’interno della compagine dei futuristi. Alla violenza esplosiva Marinetti, Severini risponde con una più attenta riflessione, strettamente pittorica, che lo porta a sperimentare tutti i linguaggi del futurismo senza abbandonare una sorta di gioia di vivere che lo preserva dalle molte tragedie di quegli anni.
Inserisce nei quadri elementi di grande novità, interpretazioni originali , che fanno di Severini uno degli interpreti più profondi della maggiore avanguardia italiana del novecento
Eccolo cogliere il brulicare della vita moderna e soprattutto quello dei café chantant e delle ballerine. La predilezione per il movimento, la scomposizione della luce in frastagliamenti colorati, si rispecchiano in una accentuata scomposizione della figura, ricomposta in pennellate vivaci e spesso ancora puntilliste ,come evidenzia ad esempio il quadro “Danseuse parmi les tables” (1912.) La scomposizione dei piani che Severini affronta nei suoi dipinti lo avvicina alle ricerche cubiste di quegli anni. Tra il 1913 e il 1914, nelle tele di Severini appaiono vedute urbane e treni in corsa; la sua pittura diventa più astratta e concentrata sui fenomeni luministici. Le “Expansion de la lumière”, di cui in mostra si vedranno due splendide opere, rivelano una dissoluzione quasi completa del soggetto. Nel Manifesto delle analogie plastiche, pubblicato nel 1913, questa ricerca è giustificata dal punto di vista teorico come il tentativo di tradurre sulla tela la compresenza di dati visivi percepiti e ricordati. Ne sono testimonianza opere come “Mare=Ballerina” (1913) o “Danzatrice + Mare + Vela = Mazzo di fiori (Danseurs)”, del 1914. Pennellate di vivaci colori elementari si abbracciano , si concentrano e poi si espandono.
Sul piano delle relazioni interpersonali l’artista è il primo a mettersi in contatto con Picasso e Braque ed a favorire incontro del gruppo dei futuristi con il cubismo.
Il cubismo
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, anche l’opera di Severini, come quella di tutti i protagonisti delle avanguardie, registra una svolta. Opere come “Treno blindato in azione” (1915), hanno un vigore imponente: in un bunker d’acciaio balzano mitragliatrici governate da uomini robotizzati in perfetto ordine geometrico… un prestito eccezionale del MoMA di New York, o la già ricordata “Lanciers italiens au galop”, sembrano lancieri del Bengala, e al tempo stesso messaggeri dell’imperatore cinese o giapponese , con rimandi all’incedere del senese Guidoriccio, nella geometria complessiva mostrano una ricomposizione dell’immagine, preludio del ritorno alla figurazione.
Non si tratta di un passo indietro: Severini, esentato dal servizio militare, nel 1916 è a Parigi, a contatto diretto con gli sviluppi del cubismo e dell’orfismo, e nella sua pittura riappare, grazie all’uso del collage, una sorta di ricostruzione figurativa in chiave cubista che assimila il suo lavoro a quello di Picasso, Braque e Gris. Ma il cubismo di Severini, con i suoi colori accesi, si colloca su un piano interpretativo ancora una volta originale: “Femme a la plante verte”, del 1917, a metà un arcivescovo e a metà femmina ammansita dal verde, lo testimonia. Si tratta di un quadro appartenuto a Henri Matisse, anche questo dice molto del ruolo fondativo di Severini sui francesi.
La vocazione classica
Un’opera come “Maternità”, due maternità una più indulgente l’altra più attonita,del 1916, è quasi un unicum. Il tema è classico, la tecnica figurativa è chiaramente ispirata alla pittura toscana del Quattrocento, la composizione non ha nulla del dinamismo che, variamente declinato, aveva caratterizzato la pittura di Severini fino a quel momento. La tela anticipa quel clima diffuso in Europa di “ritorno all’ordine” che dal 1919-20 segnerà tutta l’arte europea. Severini è molto vicino all’esperienza del Picasso neoclassico. Reso esplicito nel saggio Du Cubisme au classicisme. Estetique du compas et du nombre, pubblicato a Parigi nel 1921, un testo dominato dalla matematica e in particolare da approfonditi studi sulla prospettiva, sulle tecniche compositive e sull’applicazione della sezione aurea.
Ma a noi pare generato dal fatto di essere diventato padre, come era accaduto a Picasso – ne abbiamo visto esiti poderosi nella mostra di Ferrara.
Questo lavoro teorico è talmente minuzioso e scientifico lo porta a rendere opere intellettuali “Les joueurs de cartes”, difficoltà di rendere la tensione aleggia sospesa fra i giocatori del 1924 o “La famiglia del povero Pulcinella”, si avvicina piuttosto alle poetiche del Realismo magico. La fissità inquietante di persone e oggetti produce un’atmosfera di attesa
Un Arlecchino dolente rimanda al Pulcinella esposto a Ferrara e agli Arlecchini che gli fanno compagnia al Palazzo dei Diamanti.
Negli anni Trenta l’artista dipinge anche decorazioni sacre nel Canton Ticino direttamente ispirate al mosaico bizantino. Ad esse contemporanei una serie di ritratti di famiglia, come lo splendido “Ritratto di Gina Severini (Mia Figlia)” del 1934
Gli anni Quaranta e Cinquanta
Un periodo ancora troppo poco studiato, ma molto particolare e siamo grati al Mart di offrirci esemplari significativi di quel periodo. Sono gli anni della guerra e quelli immediatamente seguenti al conflitto mondiale, fino all’anno della sua morte avvenuta a Parigi nel 1966, una fase che la critica, come ricorda Gabriella Belli nel suo saggio, “concorda a ritenere una sorta di lungo capitolo di sapienti esercizi sul passato, quasi una didattica del suo stesso lavoro, un ripensamento in chiave postmodernista delle scoperte e dei linguaggi dell’avanguardia”.
Riferimenti a questo periodo: l’influenza dell’opera di Henri Matisse, e la sua pittura liquida e luminosa, forse di Magritte nei sovradimensionamenti e scambi di ruoli degli oggetti ……
In un momento ancora successivo si assiste a un forte e rinnovato interesse verso l’astrazione che lo porta ad azzerare, come mai aveva fatto, ogni aspetto di riconoscibilità degli oggetti.
Siamo grati a Gino Severini per il commovente “Femme lisante”, la donna che legge.. per la “donna allo specchio” sempre con un libro, de “la primavera” dove avvinghiate le persone si annullano nei colori (c’è un pò di Chagall in queste atmosfere come nella grande pernice introdottasi in cornici antiche)
Nell’ultimo decennio, Severini compie una sorta di viaggio attraverso il passato del suo fare pittorico. Anche in questa sua ultima produzione, cerca di assorbire e interpretare ancora un cambiamento in atto in quegli anni:, i suoi ultimi dipinti annunciano nuovi fermenti che si stanno sviluppando nell’arte europea ( Piero Dorazio, Lionello Venturi). Il 1966 si ferma, ci lascia.
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Verso la metà degli anni ‘90 il Mart ha acquisito da Gina Severini Franchina il fondo d’archivio del padre Gino: la documentazione, databile fra il 1902 e il 1994, testimonia le fasi della carriera artistica, professionale e intellettuale di Severini e i suoi rapporti con numerosi personaggi dell’arte e della cultura europea. Un’importante selezione di questo materiale d’archivio viene presentata al pubblico, accanto a documenti conservati da Romana Severini. Lettere, fotografie e schizzi che mostrano aspetti intimi della vita di Severini, ma anche libri e cataloghi provenienti dalla biblioteca dell’artista, tutti esposti nella parte finale della mostra e nella sala consultazione dell’Archivio del ‘900, al piano interrato. La descrizione dettagliata dei documenti è consultabile in rete entro il sistema informativo museale all’indirizzo http://cim.mart.tn.it
Visto oggi la mostra al Mart : fantastica!