Milano Palazzo Reale, 20 ottobre 2011 – 26 febbraio 2012
Si lascia l’ultima piazzetta de Aix- en- Provence per salire verso la collina all’atelier des Lauves, un muro di sassi più alto di noi costeggia a destra, sembra a secco, la strada in salita diventa faticosa dopo le undici del mattino, in giugno. Procediamo accaldati … ecco finalmente il rifugio di Cézanne, il suo ultimo atélier, sul marciapiede di sinistra, villa protetta da siepi e alberi frondosi. Già all’entrata si rallenta il passo per godere la pausa fatta di frescura. lasciamo alle spalle la luce violenta del midi, per rilassarci nella penombra interna, paghiamo il biglietto per salire sull’altana: gli occhi spaziano oltre le vetrate verso il giardino, alla ricerca de la Victoire. Ora è inaccessibile allo sguardo dei turisti, se non dal pendio del parco. Lo sguardo scivola sui dettagli interni dello studio, pareti, tavolo con oggetti per le nature morte, teschio compreso, pennelli, sedie, cavalletto.
Ricordo tutto questo nell’ammirare la ricostruzione dell’atelier di Cézanne, suo SANTUARIO ESTETICO, nella mostra in corso a Milano.
Anche in questa occasione gli occhi spaziano nella campagna che viene fatta ruotare intorno al visitatore… ma non c’è il profumo di lavanda, il riverbero acuto dei girasoli, l’atmosfera per raccogliersi a meditare, fra il dentro e il fuori, è più sgarbata. Continuo a cercare un messaggio di empatia con Cézanne. Ma entrare in sintonia con l’artista è faticoso , non si ritrova lo slancio spontaneo ed accattivante della pittura en plain air, il tocco lieve degli impressionisti è sostituito da un messaggio rivolto ad arte verso realtà più complesse. Cézanne si impegna ad attivare percezione mente e emozioni, in tutto il percorso espositivo, colmo di concettualità, come in tutta la vita.
Cézanne è in continua ricerca del senso da dare alla pittura, appena un’opera è finita insiste per perfezionarla, poi eccolo elaborare e produrre un’opera ulteriore con lo stesso tema e solo inquadrature diverse, poi ancora oltre, nella teoria e nella prassi, come partecipasse dell’inquietudine di Van Gogh, temperata da un agio economico che consente all’artista di sopravvivere discretamente, anche senza successi economici.
“Ricordo, tra l’altro, una grande tela che rappresentava delle bagnanti nude e che mi parve, anche per la deformazione del disegno, una specie di guazzabuglio. Chiesi a Cézanne perché non prendesse delle modelle per i suoi nudi”.…. (Émile Bernard).
(Nel febbraio del 1904 Émile Bernard, di rientro da un lungo soggiorno al Cairo, giunge per la prima volta ad Aix-en-Provence per incontrare Paul Cézanne, che considera il padre nobile delle nuove ricerche artistiche. Cézanne accoglie Bernard, come un collega: i due trascorrono insieme un mese dipingendo e discutendo d’arte, e gli anni successivi a scambiarsi pareri in un fitto scambio epistolare. Da questa esperienza nascono i Souvenirs sur Paul Cézanne et lettres inédites. Un’opera breve ed essenziale, testimonianza diretta sul padre della pittura moderna che dallo stesso Bernard è più che ammirato, ma non sempre compreso. Per parte nostra meglio accettare il confronto con la complessità dell’opera di Paul Cézanne.)
Tutta la mostra è un omaggio al grande maestro ed alla sua straordinaria e personalissima maniera pittorica, poco compresa durante la prima parte della sua vita, ma tale da influenzare molti artisti dei movimenti successivi dai simbolisti ai Cubisti, dal Surrealisti agli Espressionisti. Questi riconobbero in lui il padre ed il maestro. Da Matisse a Picasso lo celebrano come un grandissimo anticipatore, tenace e solitario, inventore di un linguaggio in continua evoluzione, figlio di una ricerca ferrea, provvisto di un’eccezionale intelligenza visiva e dal desiderio insopprimibile di esprimerla: «dà inizio al vedere, fino a rendere visibile l’invisibile».
«Più che un pittore, Cézanne era la pittura stessa divenuta vita. Non c’era un istante in cui egli vivesse al di fuori di essa: era come se, tra le dita, egli tenesse sempre il suo pennello» (Émile Bernard).
Culto del lavoro vissuto come missione. Piacerebbe al Primo Ministro Monti!
Ci si avvicina all’opera di Cézanne sia attraverso il percorso della mostra, sia ritornando con la mente ad opere viste in altre occasioni cui la mostra rimanda, comprese quelle di pochi mesi fa al Mart e alla collezione Clark a Milano… (la casa dell’impiccato,Il ritratto della signora Cézanne, entrambi di potenza straordinaria). L’esposizione monografica attuale comprende 50 opere, consente di seguire la biografia dell’artista, intrecciata alle tematiche a lui più care e congeniali.
L’allestimento è curatissimo, grazie ad un sapiente gioco di luci ed ombre, le introduzioni espositive ci accompagnano puntualmente, sala per sala, con chiarezza. Le sale sono avvolte da una luce soffusa, a imitazione del filtro della luce solare, prodotto dalle foglie e tra i rami , che si alterna, con un raggio diretto volto ad illuminare la singola opera.
Ci introduce il celebre “Portrait de l’artiste” (del 1875), dove un giovane Cézanne ci guarda fisso, invitandoci al viaggio, accompagnati da “ il bacio della musa Fillier”, opera suggestiva che rimanda frammenti di Preraffaellismo .
Seguono i dipinti murali “ Les quatre saisons “, eseguiti da Cézanne per la casa paterna tra il 1860 e il 1861: prove pittoriche di qualità, ma di un arte elementare, con echi della tradizione classica francese.
Quando il pittore arriva a Parigi, chiamato dall’amico Zola, frequenta Monet, Renoir, che ne apprezzeranno il lavoro ed è affascinato soprattutto da Pissarro, con il quale instaurerà una intensa amicizia . Frequenta spesso il Louvre per studiare Poussin, Rubens, i fiorentini del Quattrocento – Realizza opere in copia con la caparbietà propria dei neofiti, per dar prova al padre (fabbricante di cappelli divenuto banchiere che lo voleva avvocato)delle proprie doti artistiche. Nascono le opere d’après: realizzate tra il 1859 e il 1865, dove Cézanne si misura con i grandi maestri del passato Caravaggio, Courbet, Delacroix (in mostra una straordinaria “Tête femme d’après Rubens”, realizza opere introspettive, simboliste, eseguite da allievo che si esercita in bella pittura.
Si entra nel vivo della mostra nelle sale ove scorrono i soggetti narrativi preferiti, les motifs, disposizioni mentali con relative suggestioni, che Cézanne sceglie di dipingere dal 1870 , quando lascia sempre più spesso Parigi per la Provenza: dove adotta lo stile en plein air suggeritogli dall’amico Pissarro, schiarisce i colori, che precedentemente stendeva forti e cupi, cerca di renderne più ricche le tonalità. Aggiunge un tocco d’ironia ne Les voleurs et l’âne ( ispirato all’Asino d’oro di Apuleio che ambienta in Provenza), per arrivare a “ le bagnanti” e ”la montagna Sainte Victoire”, la celebre altura di Aix-en-Provence di cui Cézanne ha dipinto moltissime versioni diverse e di grande bellezza. Le “Baigneuses davant la montagne Sainte-Victoire “(1870,) da un fondale cupo emergono illuminate insieme alla cima del monte. “ La tentation de saint Antoine”. Tratti blu per delimitare il confine tra persona-natura, dove sogni ed incubi si materializzano in corpi. I tratti decisi intendono imprimere forza drammatica e audacia , superando la prospettiva e le interpretazioni tradizionali di temi analoghi, sempre con suggerimenti ironici.
«Un’ opera d’arte è un angolo della natura visto attraverso un temperamento ( … )la visione , per gli effetti cangianti della natura è una realtà più complessa della somma occhio e cervello: si deve lavorare per lo sviluppo di entrambi»..
Natura emozioni, sensibilità pittorica, nella maturità assumono forme solide, pesanti, attraverso il solo colore, senza ricorrere al chiaroscuro suggerito dalla tradizione Cézanne coniuga la tensione all’assoluto e la semplificazione fino all’essenziale al fine di ottenere equilibrio,limpidezza, misura. Le sue raggiunte qualità poetiche si snocciolano nel decennio tra il 1865 e il 1875 ed oltre – nell’atelier che il padre gi allestì appositamente nella casa di Jas de Bouffan. Produce i primi capolavori in materia di paesaggio: due tele intitolate “Paysage” . Nel primo il cielo albeggia, ma le tenebre invadono ancora il bosco; nel secondo onde azzurre salgono dalla pianura alla collina avvolte da un chiarore irreale. “Paysage à l’oratoire et le Pont des Trois Sautets” (1865-66) il sentiero si slancia quasi fosse una cascata;” Vue prise du Jas de Bouffan” coinvolge la tenerezza espressiva con cui vede e rende un paesaggio sempre più caro (1875-76,), Le Viaduc a L’Estaque (1883), intreccio di tetti cui si alternano alberature potenti a contrastare la luce estiva.
E ancora paesaggi dopo gli anni 80, cave e pinete, scoperti da Cézanne nelle sue infinite perlustrazioni nella campagna provenzale: “Le rocher rouge “(1895 circa), “Grand pin et terres rouges” (1885). La terra è rossa, impervia, frastagliata, in primo piano il pino balza prepotente. Nelle precedenti Arbusti intriganti impigliano lo sguardo dell’osservatore perché penetri quelle zolle. “Rochers et branches à Bibémus “(1900-1904), rocce e rami vibrano di un urlo interiore.
Presenti anche gli splendidi angoli di bosco dipinti nelle lunghe soste di Cézanne al Château Noir: “Dans le parc du Château Noir” (1898-1900) alberi come figure umane che alzano braccia al cielo seguito da “La citerne dans le parc du Château Noir “(1900). Le zone colore sono giustapposte tra loro, secondo corrispondenze date da figure geometriche semplici, così da rendere il mutevole e l’ immutabile, il solido e fluido, le linee e volumi procedono secondo pennellate squadrate.
«Il disegno e il colore non sono affatto distinti tra loro: via via che si dipinge, si disegna; e più il colore raggiunge la sua armonia, più si precisa il disegno. Ricchezza del colore e pienezza della forma sono complementari, sono anzi una cosa sola. I contrasti e i rapporti tonali, ecco il segreto del disegno o del modello».
E aggiungeva:
«Bisogna essere degli artigiani nella propria arte. Sapere a tempo qual è il proprio metodo. Essere pittori, insomma, con le qualità della pittura stessa, e servirsi di un materiale rozzo, il più naturale possibile». Il pittore costruisce allora tele di impronta quasi cubista; i blocchi di pietra, le falesie abbandonate, con esse Cézanne affrontava una riflessione storica sulla Terra volta a risalire, ci pare, fino all’era terziaria.
Sponde fluviali e lacustri
Se nella regione di Aix Cézanne ritrae una natura essenzialmente minerale, il tema dell’acqua ha un ruolo centrale in tutta la sua opera, dal 1876 o più tardivamente tra il 1882 e il 1886,come attesterà ancora il motif dei bagnanti. Nello stesso periodo in cui dipinge le rocce di Bibérmus, Cézanne si isola nell’Ile-de-France, nella zona della Marna. Alla fine dell’Ottocento le sponde della Marna erano comunque molto frequentate. Qui si sviluppò il canottaggio, con la creazione di goguettes, locande, padiglioni, cantieri per la fabbricazione e la riparazione delle imbarcazioni, rimesse e depositi.
La pittura di Cézanne non reca alcuna testimonianza di questa attività sportiva, se non in alcuni acquerelli. Di fatto Cézanne scelse un’isola vicino a Créteil (l’Ile Jambon). Volgendo lo sguardo a sud, quindi a nord e a ovest, trovò diversi motivi poi identificati: “Le Pont sur la Marne à Créteil” (Il ponte sulla Marna a Créteil, NR 729) opera esposta a Brera in questo periodo, come parte della collezione Puskin, simbolo di una grande pacatezza, propria del fiume che si allarga pacificato a riflettere nell’ansa a sinistra il ponte.
la Maison au bord de la Marne (Casa sulle rive della Marna), dipinta in tre occasioni
(Consentitemi una deviazione, per ricordare uno dei suoi più bei paesaggi sul tema dell’acqua: Le Lac d’Annecy ( «Sarò lontano dalla nostra Provenza per qualche tempo», e confessa: «Per svagarmi dipingo; non è granché entusiasmante ma il lago è molto bello, con grandi colline tutt’intorno». Il dipinto mostra il cielo all’interno del lago, i cui blu conservano tutta la magia delle colline dominanti. Cézanne scarta il lato “sublime” di una natura troppo alpestre e, senza giocare con i riflessi dell’acqua, conferisce alla profonda distesa del lago un carattere onirico. La pennellata non ha più nulla di impressionista traduce una sensazione di immenso riposo, secondo un’armonia cromatica magica ove prevale il blu, ad evocare una dimensione lunare opposta alla solarità dei paesaggi di Bibémus di questi stessi anni. )
«Non riesco a raggiungere l’intensità che si dispiega davanti ai miei sensi. Non ho la ricca magnificenza di colori che anima la natura. Qui in riva al fiume i motivi si moltiplicano, lo stesso soggetto visto da angolazioni diverse offre una materia di studio così interessante e varia che credo che potrei lavorare per mesi senza cambiare posto, solo inclinandomi un po’ più a destra o un po’ più a sinistra» (8 settembre 1906).
Cézanne, ha dipinto solo i luoghi che ha percorso con i propri piedi. Per il suo bisogno di conoscere l’odore della terra, il calore delle rocce,di sentire sibilare il vento tra i pini.
Ecco invece i ritratti, che rivelano una cifra stilistica del tutto originale: troviamo “Portrait d’Henry Gasquet” panettiere e amico di infanzia di Cézanne, padre del poeta, critico d’arte e autore della prima biografia del maestro, pubblicata nel 1921, che ha rivelato particolari inediti sulla vita dell’artista. Tocchi di complicità benevola,nonostante Il rigore formale. Ricordiamo il già citato “la madre”. Pone una distanza tra opera e visitatore. viso scuro, stanco, melanconia rarefatta,anche nel “l’Arlecchino ed il Pierrot” sempre a Brera, sempre collezione Puskin, cui si ispireranno diversi autori cubisti.
Il percorso ci introduce alla sala dedicata alle splendide nature morte, irripetibili nelle forme, nei colori, nelle composizioni, indagate nei minimi particolari, (spesso utilizzando anche fiori e frutta di carta perché non si rovinassero nelle lunghe sedute dove Cézanne studiava e ristudiava i suoi soggetti per poi rielaborarne la visione in una sintesi personale), ispirate dal vero, ma diverse, re-interpretate, ri-costruite, ri-letti in un’analisi lucida e appassionata, quasi musicale. Tra gli oli “Sucrier, poires et tasse bleu” resa con grazia l’invetriatura delle porcellane con una eccelso accostamento di colori; “La table de cuisine”,“ Nature morte au panier” . Cézanne supera ed accantona valori prospettici tradizionali, linee verticali, orizzontali, oblique, si uniscono e si allontanano, colori affini o in contrasto si scambiano riflessi.
Nell’ultimo periodo giunge alla frammentazione del tocco, con chiazze di colore che sole modellano l’oggetto,posizionato ad arte in equilibrio inconsueto.
”Le vase bleu” resti a lungo a sorbire l’incanto dei fiori che splendono al di sopra di un vaso opaco in un contorno appena accennato(1865-1870, 1888-1890 e 1889 ), suggestivo “Bouquets de fleurs” (1900-1903), vaso porcellanato, ha la stessa luminosità dei fiori tra tessuti variegati.
Seguono i delicati, bellissimi acquarelli “Les pots de fleurs” quasi un omaggio al Qoelet de“la vita è soffio” (1883-1887) e “Les rideaux” suggestioni alla Matisse(1885-1890 circa). Nitide armonie accordi cromatici di verdi azzurri poi tocchi arancioni per suggerire l’ aria e la luce.
La parte finale della mostra è una sequenza spettacolare con gli ultimi lavori dei primi anni del Novecento. Insieme ad altri splendidi acquarelli rarefatti e dai colori illanguiditi come “Nature morte: pommes, poires et casserole” non esiste una linea, il modellato nasce dalla stesura del colore appena contrastata (1900-1904). Rimanda ad una relazione intima tra lui, le cose, la nostra quotidianità. “ Moulin sur une riviére” pochi tratti ben orchestrati (1904-1905), “Le mont Sainte-Victoire vue des Lauves” (1905-06,), sintesi finale del tema svolto in precedenza .
Accennavo al fatto che Cézanne raffigura la Sainte-Victoire in una quarantina di dipinti a olio e altrettanti acquerelli. «Passando dalla ferrovia vicino alla campagna di Alexis, un soggetto abbagliante si rivela da levante: Sainte-Victoire e le rocce che dominano Beau-recueil. ‘Che bel motivo’; ha risposto: ‘le linee sono troppo equilibrate’.”Osservate questa Sainte-Victoire. Che impeto, che sete imperiosa di sole, e che malinconia, la sera, quando tutta questa pesantezza si placa… Questi blocchi erano di fuoco. C’è ancora del fuoco in essi. L’ombra, il giorno sembra ritrarsi rabbrividendo, aver paura di essi; lassù c’è la caverna di Platone: osservate, quando delle grandi nuvole passano, l’ombra che vi cade freme sulle rocce, come bruciata, subito inghiottita da una bocca di fuoco. Sono rimasto a lungo senza potere, senza saper dipingere la Sainte-Victoire, perché immaginavo l’ombra concava, come gli altri che non osservano, mentre ecco, guardate, è convessa, fugge dal suo centro. Anziché racchiudersi, svanisce, si fluidifica. Partecipa, tutta bluastra, al respiro dell’aria…»
La storia che conosceva Cézanne era semplice: quando nel 102 a.C. i Cimbri e i Teutoni furono battuti nella valle dell’Arc dal generale romano Mario, il massiccio divenne testimone di questa vittoria, annunciata di fuoco in fuoco a partire dalla sua sommità. La montagna si chiamò dunque “Victoire”, e dopo la cristianizzazione divenne “Sainte-Victoire”. Cézanne aspetta più di vent’anni per rappresentare compiutamente la Sainte-Victoire, benché una sua prima immagine esplicita compaia in “La Tranchéeavec la montagne Sainte-Victoire” del 1870 (NR 156) e nel dipinto raffigurante quattro bagnanti in un prato di fronte a essa (Baigneurs au repos [Bagnanti a riposo, ammirati in luglio) In realtà, Cézanne attende il periodo tra il 1885 e il1886, per cimentarsi con questo soggetto: ovvero gli anni in cui la sua visione si struttura in maniera definitiva dopo l’esperienza impressionista.
La montagna è inizialmente osservata da lontano (dalla collina di Bellevue) per poi essere ritratta sulla strada di Tholonet dal lato di Château Noir e Bibémus (cfr. NR 899, 900 e 939). Negli ultimi anni, fino agli ultimi mesi della sua vita, Cézanne sale più su dell’atelier des Lauves e si sceglie un punto di vista quasi definitivo per dipingere “son motif”. La montagna diventa l’unico soggetto della tela: dalla collina di fronte, il pittore si tiene a distanza e la guarda in faccia per sfidarla.
Le prime Sainte-Victoire offrono una visione classica basata su un lessico tradizionale : la strada, parapetto, le case dai frontoni triangolari, il viadotto. In seguito Cézanne raffigura ancora la montagna, in modo da contenere lo sguardo: come una lunga falesia. La Sainte-Victoire assume una fisionomia originale, sembra trattenere il paesaggio, per impedirgli di svanire in lontananza .In questi anni Cézanne afferma la sua autorità e la sua indipendenza da Zola (dal quale si emancipa definitivamente dopo la pubblicazione di L’Oeuvre [L’opera] nel 1886), da suo padre (che accetta il suo matrimonio prima di morire, nel 1886) vittorie che giustificano la scelta di utilizzare come motif una montagna dal nome tanto simbolico.
Negli anni 1890-1900, Cézanne ci dà una visione più imponente della Sainte-Victoire. Qui si erge più solitaria che mai, pronta a invadere tutta la superficie pittorica al punto da cancellare quel poco di cielo che la sovrasta.
Negli anni successivi la terza serie, eseguita p da un punto di osservazione situato al di sopra dell’atelier des Lauves 16. La composizione è ridotta a un disegno estre-mamente semplice: una linea a un terzo dell’altezza della tela definisce un orizzonte dal quale emerge la montagna, come una prua di nave sullo sfondo del cielo, in un gioco di pennellate di colore indescrivibili. mentre a un primo sguardo sembra di non poter distinguere nulla, a poco a poco si riescono a mettere a fuoco delle case, una strada, una radura, gruppi di alberi .
La sintesi su la Victoire è metafora delle modalità usate per dipingere da Cézanne nel suo finale di partita. «In natura, tutto è modellato secondo tre modalità fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potrà fare tutto ciò che si vuole» – diceva all’allievo Emile Bernard, «studiare il paesaggio per coglierne lo spirito», esprimerlo secondo personale temperamento, scriveva a Bernard: «le riflessioni a poco a poco modificano il nostro modo di vedere … arriviamo alla comprensione».Il pittore prendeva coscienza del fatto che il paesaggio richiedeva un lavoro di ri-lettura mai concluso, in-compiuto, nonostante il continuo indagare. In questo Morandi esprimerà molte analogie con il suo stile.
Straordinarie le ultime tele: “Paysan assis”: un po’ se stesso, un po’ tutti i contadini dall’espressione nobile e piena di nostalgia (1900-1904), “Le jardinier Vallier” (1906 circa): da delicate tonalità pastello, sotto un cappello di paglia, in posa più da artista che da giardiniere, celebra una pacatezza invidiabile, grazie ad una stesura del colore tanto lieve da sembrare acquarello.
Cézanne trascende l’aspetto visibile per proiettare sulla tela, uno spazio interiore proprio delle persone come di monti, cieli, alberi: essenza del mondo in divenire. «la mia immagine è incompleta…», l’aspirazione a conoscere, percepire, riflettere continua senza pausa. Da qui il nostro impegno per entrare in sintonia con lui, nel suo continuo corre avanti, pre-correre. Non ci resta che guardare osservare meditare più e più volte e infine cogliere l’invisibile…Una mostra dunque densa di emozioni, che nascono dal vedere, dal sentire, dal leggere i suoi messaggi: anteprima su la figura del grande maestro, complementare a quella intitolata Cézanne et Paris aperta da ottobre al Musée du Luxembourg di Parigi. Una parte delle opere presenti a Palazzo Reale e a Parigi volerà nella primavera 2012 a Tokyo per una nuova ulteriore sfida internazionale.
Appuntamento dunque a Palazzo Reale fino al 26 febbraio per ammirare Paul Cézanne, l’artista che con il classicismo delle costruzioni e la forza dei colori ha modificato, in modo profondo e irreversibile, il corso della storia dell’arte del Novecento, diventando il progenitore della pittura moderna, quel «Bon Dieu de la peinture!»di matissiana memoria.
Informazioni: www.mostracezanne.it
Biografia di Cezanne in redazione www.windoweb.it
Video nell’atelier : http://youtu.be/OCCFDNv7PaY
Per visitare l’atelier a AIX EN PROVENCE:
http://www.avignon-et-provence.com/aix-en-provence/cezanne-studio/index.html#.TxKW_6XDhHw