23 Marzo
Visita di preparazione alla giornata del FAI, incontro per caso i miei ragazzi in piazza e mi accodo alla loro lezione: i ciceroni sono un po’ nervosi, ma efficaci, non si perdono con le interruzioni, non sussurrano, non ripetono meccanicamente.
In uno spazio dietro un altare c’è un po’ di ressa ma aspettano con calma che le altre scuole finiscano, non si lasciano abbattere dagli allarmi che non sono stati staccati.
Gli altri ascoltano senza impazienza, sostengono i loro compagni… li vedo seri e maturi, chi non ha saputo, o voluto, adeguarsi e ha attratto su di sé una attenzione negativa, non ha spezzato l’armonia.
Sono felice per loro… e mi mancano.
Torno nel Nord Est, a Pordenone in visita ad una scuola media: incontro un gruppo di colleghi entusiasti che mi dedicano un pomeriggio arroventato di fine Marzo.
La scuola è attrezzata, bella , luminosa; sul fondo dell’aula magna si studia pianoforte… Il benessere diffuso si percepisce ma la crisi morde anche qui: i colleghi commentano l’ultimo suicidio di un piccolo imprenditore.
Mi fermo vicino ad uno scavo in piazza a chiacchierare con la giovane archeologa: scarponcini infangati, tuta da operaio, trucco perfetto e capelli lucidi raccolti; mi racconta della vita da cantiere, dei dieci anni da dipendente e ora il salto , fondando una società con dei colleghi.
Ora è nella lista di quelli da chiamare ogni volta che si apre uno scavo ( qui si posizionano i tubi blu della Telecom), il lavoro c’è ( meno male!), hanno 10 ragazzi più giovani con loro ( che bello, già penso che devo scriverlo sul blog per i miei studenti) , il problema è che le ditte e la pubblica amministrazione non pagano e loro non riescono sempre a pagare i dipendenti.
Su quale abisso cammina un paese con un patrimonio sotterraneo da tutelare ( e da far fruttare) che deve usare la supervisione di personale giovane e qualificato e poi non lo paga? Perchè comunichiamo l’idea di fare impresa, rischiare, e poi lo stesso settore pubblico diventa debitore? Mi arrabbio già e non so più cosa scrivere sul blog…
In visita a Roma, in un Istituto Tecnico di media grandezza: scale mobili bloccate a Fiumicino ( Se avessi avuto una valigia? Se fossi stata incinta? Disabile?) la città assediata dal traffico, treni metropolitani sciatti e in ritardo, fila ai taxi, l’incuria e l’abbandono come biglietto da visita … ma i ragazzi sono disponibili, curiosi, preparati, i colleghi motivati, non ancora domi… c’è speranza.