Non credo ai minuti di silenzio in ricordo di chi non c’ è più.
Credo a ore di parole collettive che servano a costruire consapevolezza su chi e cosa è mancato, chi e cosa manca, chi e cosa non dovrebbe mai mancare.
Non credo alle giornate di lutto.
Credo ad anni di impegno per far vivere la scuola come un’officina di saperi, relazioni e speranze.
Non credo ai giornalisti necrofagi.
Credo alle persone che sanno condividere lintensità di un silenzio al momento giusto.
Non credo alle frasi di circostanza.
Credo nelle parole che ha scritto Nichi Vendola alla fine di una lettera indirizzata agli studenti ed alle studentesse di Puglia:
“A voi, ragazzi e ragazze che oggi piangete le vittime di questo orrendo crimine, vorrei dire che la migliore risposta a chi semina lutti è coltivare la vita, curare la libertà e la bellezza, usare la cultura come lantidoto al degrado morale che partorisce la violenza”.
Credo che le parole che Antonino Caponnetto pronunciò a Vigevano nel 1994 nella sua Lezione sulla Legalità, spieghino quelle precedenti:
“…Perché la mafia teme la scuola più della giustizia, la mafia prospera sullignoranza della gente, sulla quale può svolgere opera di intimidazione e di soggezione psicologica: solo così la mafia può prosperare.”
Credo che tutti: studentesse e studenti, maestre e maestri, professoresse e professori, personale della scuola, genitori, cittadini, debbano accogliere la proposta dell’Associazione
Per Una Nuova Primavera dell’Istruzione Pubblica:
Lunedì tutte le scuole dItalia devono chiamarsi Morvillo Falcone.
Lunedì 21 maggio in nessuna scuola di questa città, in nessuna scuola di questo paese si dovrà fare lezione normalmente.
In qualsiasi forma, dentro e fuori dalle aule, nei corridoi, nelle strade e nelle piazze, i gesti, le azioni, le parole pronunciate o scritte dovranno servire per piangere le nostre vittime, per esprimere la nostra collera, per ragionare sulle nostre responsabilità.
Nessun insegnante può chiamarsi fuori, nessuno studente deve guardare da un’altra parte.
Solo così il dolore e la collera potranno esprimersi.
Poi si tornerà al lavoro quotidiano, duro, invisibile e profondo che già da tempo persone libere come i ragazzi e gli adulti di LIBERA stanno facendo e che si sta estendendo, classe dopo classe in tante scuole italiane, anche nella nostra città.
Cerchiamo, noi tutti, di essere all’altezza di questo momento.
Possibile che solo l’Italia criminale e assassina capisca l’importanza della scuola?
La mafia è morte. Dimostriamo di essere vivi.
Credo che la rabbia ed il coraggio, insieme alla responsabilità, debbano essere nostri buoni compagni di viaggio.
(Mauro Presini è maestro a Cocomaro di Cona, Ferrara)
Ringrazio e condiviido per le riflessioni sulla responsabilità di ciascuno e di tutti dagli educatori ai giovani, dai politici alle donne, però voglio dirti che il minuto di silenzio, o qualche minuto in più sono un momento significativo in cui, dopo essere stati impegnati a realizzare cose positive e fermare negatività, ci fermiamo davanti alle vittime, davanti alle morti…per riflettere, ciascuno secondo la sua visione della vita e della morte , sul fatto che in questa vita siamo di passaggio . Io credo verso un oltre?? altri pensano che si sopravviva nella memnoria di chi ci ha amato, e poi in mille altre meditazioni, l’importante è riuscire a fermarsi, in questa vita fatta di corse, di impegni e disimpegni, serietà e frivolezze, ferocia e dolcezza. fermarsi porta tutti a ricominciare da capo…con meno zavorra.
ricordo Piazza della Loggia,piena di partecipanti riuniti a fare memoria di stragi precedenti , poi la bomba!! poi depistaggi, silenzi, non ricordo, nessun colpevole!! è veramentwe tragico l’itinerario dei non ricpordo e del vuoto conclusivo. Così per Ustica, per la cia un non evento senza importanza….
Il minuto di silenzio non basta a scalfire omertà e assassini, ma serve a noi per ritrovare una comunione d’intenti oltre la ferita mortale, un po’ di ossigeno prima di ricominciare, nel tentativo di evitare le trappole dei luoghi comuni.
grazie per l’ascolto mt