L’Unità, 17 settembre 2012 (rubrica La ricreazione non aspetta)
Partiamo dall’esperienza. Dove insegno io di soldi ce ne son pochi. No, non per la crisi, ce ne sono pochi da sempre, manco l’abbiamo vista arrivare la crisi, tanto poco ha inciso sulla nostra antica povertà. No, senza lacrimuccia, perché c’è tutta l’ironia possibile e la successiva mitica arte di arrangiarsi in quello che scrivo, lungi da me l’intenzione di commuovere qualcuno.
L’arte di arrangiarsi ha fatto sì che questo modernissimo e attualissimo, quanto inutile, dibattito delle nuove tecnologie a scuola da me è entrato senza manco dibatterlo. I miei alunni il libro di arte e immagine spesso non lo hanno. Spessissimo. In genere costa da 25 euro ai 30 euro, “per le immagini” appunto,chè senza le immagini a colori che libro di arte sarebbe?
La lista dei libri in prima media, come in seconda e in terza, costa circa 300 euro, se non di più. Considerate una famiglia di periferia, con tre o quattro figli, madre casalinga-disoccupata (è la prassi in Sicilia), con titolo di licenza media al massimo, papà disoccupato o precario e mettetevi in testa che mai più mi permetterò mai di ripetere o dire a una mamma “Signora, ma possibile che a dicembre ancora sto libro non lo trova?”. Non lo farò mai più da quando una di loro finalmente lo ha spiegato a questa ottusa docente che forse la merenda viene prima del libro di arte. Con 30 euro vengono 60 merende al discount. Forse di più. Mi son sentita una merda. E scusate se la prof usa un tale linguaggio. Ma così mi sentii e non trovo altre parole egualmente efficaci. Ripeto: e ancora non c’era la crisi, perché parlo del 2007, quando arrivai agguerrita e baldanzosa alla scuola media statale padre don pino puglisi, brancaccio palermo. Quello su cui avete versato qualche lacrimuccia di commozione giusto due giorni fa. Oggi sto alla Quasimodo, a 500 m e di diverso c’è che la “crisi” riguarda anche colleghe del centro che mai e poi mai si sarebbero viste arrivare alunni senza libri. Per il resto è tutto uguale: un altro ministro più che inutile, dannoso, si è avvicendato. E altre folle di incompetenti si sono unite a parlar di “valutazione” e “merito” senza aver mai aperto un libro che si dica uno di docimologia. Docichè??? Appunto. Incompetenti. E io ricomincio coi miei alunni senza libro ma tutti col cellulare. Me ne devo stupire? Dovrei indignarmi? Io di iphone munita, di pc e di connessione? Meno ipocrisia, per favore.
Torniamo al libro che non c’è. All’inizioiniziai , tutto attaccato, con la consuetudine nota delle fotocopie. “A scuola non ne puoi fare più di 100”. Capirai, io ho 9 classi, circa 250 alunni. Ma nemmeno alla prima lezione il budget di fotocopie a disposizione di ogni docente mi bastò. Allora andavo in uno di quei service per universitari. Praticamente metà dei miei primi stipendi, se ne andò in fotocopie. No, non sono un eroe. Era auto salvaguardia. Come fai a entrare in una classe di ragazzi difficili senza un minimo di appiglio? Non hanno libri, non hanno album, non hanno colori…Michelangelo glielo racconti a voce? Al terzo minuto scatta il pernacchio. Giustamente.
Fotocopie una per banco in due? Dai ragazzi e poi ve le scambiate. Capirai. Salvo: “Prof, Antonio non me l’ha portata la fotocopia e dunque io non ho potuto studiare”. “I colori vivi e brillanti sono una delle cose che colpiscono di più nelle mirabili scene della cappella Sistina….”.
Perché ridete? Che è sta confusione!! Ehi!!
“Prof..vivi e brillanti??!! Ccà è tuttu nivuru…” Il cuore è una lenticchia. “Dai Luigi, continua a leggere e gli altri attenti, adesso passo tra i banchi e vi faccio vedere”…
No, non funzionava l’affare delle fotocopie. Nemmeno per le mie tasche.
Mò vi frego a tutti. Quelli che state dentro questa classe e quelli che state fuori.
Fotocopie a colori. Solo delle immagini. E il testo dettato. “Ragazzi prendete il quaderno, vi faccio scrivere una cosa”. 15 righe non di più, sennò eccheduepalle, l’arte la devi amare se ti fai due palle è la fine. 15 righe e poi si disegna dai.
Si ma che si disegna? Facciamo le immagini del nostro libro. Perché quello che stiamo facendo, ragazzi, è il libro di arte. Voi siete 27? 27 libri diversi, con disegni tutti diversi, perché la mia opera d’arte siete voi”.
Ed eccoli che li vedevo copiare, con le manine incerte, dai graffiti preistorici, alle piramidi, al Partenone..a Leonardo.
“Proessorè, ummifiu” E lanciava la matita in aria. “Ma che dici? E’ bellissimo! E stai attento co sta matita che se becchi un compagno..” Anche se storto, anche se “unciassumigghia pinnenti”, era bellissimo davvero ai miei occhi..
Poi le ritiravo le mie fotocopie, pronta per riutilizzarle nell’altra classe. Non ce n’è uno dei ragazzi della Spicola, persino il più “scrauso” che non abbia disegnato gli ordini greci e che non se li ricordi tutt’oggi.
“Proessorè, un votu!!” “Il vuoto??” “no, proessorè, u votu, u votu, si è bellissimu quantu mi duna?” “Se parli in italiano te lo dico”. 2L, Salvo prova a copiare il viso dell’angelo di Leonardo.
E allora, il voto, (che palle sti voti…), tu quanto ti meriti secondo te? E Luigi guardava il suo sgorbietto confrontandolo con quello splendido, perfetto, meraviglioso di Sarasedutadietro. “Zero proessorè”.
Ma quale zero, ma quale zero. Luigi nelle altre ore non stava mai seduto nel suo banco, mai. Fortunato a vederlo a scuola, fortunato a vederlo in classe. Un’ora intera fermo a disegnare non lo si era visto mai. Per me era da dieci lo sforzo sovrumano che gli avevo visto compiere. Con i colori nuovi che non aveva mai avuto o conservato. Chè manco lo zaino si riempiva prima di venire a scuola.
Certo dieci non glielo potevo dare, perché Sarasedutadietro, giustamente, mi avrebbe fulminato con lo sguardo. E con lei tanti altri.
E allora spiegai loro la mitica “griglia di correzione”. I voti di arte come si danno? Così poi non mi fate la testa tanta “e perché lui ha 8 e perché io ho 4 e perché ho preso 5…e perché e percome”.
Ragazzi i voti devono essere quanto più possibile obiettivi e generalizzabili, non perché voi lo siate, “generalizzabili” , ma per una questione di giustizia e di correttezza. Giusto? Giusto. Ok, andiamo avanti.
Dare un voto è una scienza. Ok? OK.
Per cui non vi andate a lamentare con mamma o papà o col nonno o con chiunque altro. A meno che queste persone non conoscano questa scienza. Ok? OK.
E questa scienza si chiama docimologia (prof ma a che serve andarlo a raccontare a dei ragazzini che non hanno manco i libri? Serve , serve). Noi docenti la studiamo e dobbiamo conoscerla. Adesso ve la spiego nelle cose più semplici.
E’ come nei tornei di qualche cosa in cui devi dare un voto su più aspetti, ma che sia obiettivo e generalizzabile. Ad esempio la ginnastica artistica. L’avete mai vista in tv? Si. Ok. C’è una griglia? Sì. Ok. E che dice questa griglia? Velocità, sincronizzazione, tempo…eccetera, giusto? Giusto.
Adesso vi faccio vedere la griglia di arte. La disegnai grande grande alla lavagna. Competenza, abilità, impegno, tecnica, conoscenza del testo…Il voto viene fuori da tutti questi fattori. E attraverso livelli gradati matematicamente. E poi ci sono le fasce di livello…Domande da peso piuma, da peso welther, da peso medio e da peso massimo. Ok, è molto ma molto più complesso di così, ma almeno un’idea se la fanno. E adattano lo studio a quell’obiettivo, tarandoselo addosso.
Andiamo a Luigi. Quanto ti dai in “tecnica”? Bassino…e vabbè..migliorerai.. “Proessorè ummifiu propriu, comu miglioro?” E in impegno, quanto gli diamo a Luigi in impegno?”. Non ci fu un solo compagno a non esclamare 9!! E conoscenza del testo? “Zero proessorè, non ho studiato” “Però puoi studiare no? A studiare sei capace??Mica lo devi fare disegnando…” E giù tutti a ridere… “Ok, proessorè, u capivu. Mi futtiu.”. “Non si dicono queste cose, Luigi, andiamo avanti”. Certo Sara si “meriterà di più”, chi lo nega? Ma ci sarà una cosa e una via per fare in modo che Luigi prenda per una volta nella vita un 8 meritandoselo no? Persino in Arte.
Il Merito. Mi viene da ridere o da piangere quando ne sento parlare da chi, a differenza di tutti i miei alunni, non hanno idea di cosa sia la Docimologia. Non sanno nemmeno che esista epperò si fanno esperti di “secondo me la Scuola…”.
Insomma mai nessuno “s’è lamentato” per un voto “immeritato”, e dunque nessun genitore si è precipitato con le mani sui fianchi e la voce grossa. Almeno quei pochi che si presentano: gli allievi scarsi non hanno quasi mai genitori che si presentano a scuola. Non so chi di voi ha visto lo splendido film “The Detachment”. E’ la storia della maggior parte dei docenti italiani (non i prof da liceo alla Mastrocola insomma, ma il grosso: i docenti delle medie, delle elementari e dei professionali), non una storia romantica, triste e lontana, la realtà quotidiana di molti di noi. Docenti alle prese con ragazzi difficili i cui genitori sono missing. Sconosciuti e lontani.
Poi ho scoperto che tutti i miei alunni stanno su facebook, perché tutti mi chiededevano puntualmente l’amicizia e io gliela negavo. “Ma allora avete anche una mail?”. Non sapevano cosa rispondere perché sentivano una puzza di bruciato immensa. Ma proprio Luigi, che era arrivato in 3, passando due volte per la 2, “Ecciettu proessore!!” “E zittuti!!” l’eco dall’ultimo banco…
“Tutto ciò è bellissimo ragazzi, perché adesso passo un foglio e mi date tutti la vostra mail così vi mando un link del viaggiatore in un mare di nebbia di friedrich, anzi, fate una cosa, cercatevelo voi per una volta e ve lo disegnate nel quaderno a casa, gli fate na bella foto e me la rimandate ok? E poi lo vediamo in classe”
“Ma allora ci può mandare pure il testo prof?” “No, il testo si spiega e si scrive in classe, nel quaderno, perché non sapete scrivere. Però se vi leggete qualcosa che trovate su internet, male non ve ne fa. Ma si spiega e si scrive in classe, a scuola, tutti insieme, sennò ognuno va per conto suo e non va bene”
Nacque così la scuola 2.0. Certo mica ho risolto tutto: i ragazzi deboli e fragili, quelli che la meritocrazia chiamerebbe “asini”, non sempre mi stanno dietro e allora li devo andare a cercare, magari non disegneranno Leonardo, ma “quello che ha inventato la bicicletta”… e dura è durissima. Quando capisci che l’alunno più insopportabile, pericoloso, difficile è quello che non devi detestare o punire perché “si merita” quello. Quanto piuttosto quello di cui devi avere la cura maggiore. Perché si “merita” ben altra fatica. E il suo 4 che diventa 6 diventa il premio migliore alla tua carriera e alla tua bravura che non avere una classe di tutti 7 che diventano 8. Anche se, eccheppale sti voti. Lo ripeterò fino alla fine.
Senza bisogno di farla tanta lunga co sta vulgata del tablet rivenduta come “provvedimento di stato”. Ma quale stato… non serve che vi spremiate le meningi voi su questo, basta un buon collegio dei docenti, Mr Profumo. Ce le spremiamo noi, a farli rimanere comunque degli strumenti, delle “penne”, delle “pagine”, dei “facilitatori” e non la risposta a tutti i “guai”. Il suo è un altro mestiere. Perché i guai che abbiamo a scuola sono ben altri. Sono incertezza, frammentazione, mancanza di aggiornamento unitario nazionale, mancanza di collegamento con la ricerca educativa e con le esigenze contestuali. Di questo dovreste occuparvi, magari con qualche riflessione condivisa sul riordino dei cicli. E che ne parlino, di queste cose difficilissime, come di valutazione, studiosi dei sistemi d’istruzione, esperti di ricerca educativa, pedagoghi, docenti, insieme, a lungo e con sperimentazioni e non il primo “esperto di tubi” che passa (un ingegnere idraulico ha diretto l’INVALSI per un po’ di anni) che dall’oggi al domani impone scelte non preparate, non sperimentate, allocando immense risorse statali sul nulla.
Avendo l’umiltà di riconoscere e applicare uno dei principi base della logica di Wittengstein: su ciò di cui non si può parlare è bene tacere. Figurarsi agire. Perché è ovvio che si parla e si agisce male. E’ ovvio. Se non se ne hanno competenze e se non si ha merito per parlare o agire. Sennò non solo vi ridiamo dietro, ma siam costretti anche a piangervi dietro.
Dovreste spremervi le meningi su come e dove andare a cercare gli esperti migliori e che non siano esperti di tubi, ma di didattica e di sistemi formativi. Dovreste non sostituirvi a quegli esperti. E certo Profumo non è un esperto di nessuna delle discipline o materie o ambiti che riguardino i sistemi d’istruzione: però potrebbe andarseli a cercare e ascoltarli persino. Non lo fa. E si vede.
A scuola ci sono tante cose che non vanno, ma quasi nessuna delle cose che non vanno in merito alla strutturazione del sistema sta per essere affrontata. Nessuna. Vediamo succedersi solo interventi marginali e di facciata, oltre ai tagli ovviamente, che hanno inciso sulla sostanza, insieme a tantissima demagogia e a tantissima “paracotteria”. E questi li vendi benissimo all’opinione pubblica. Ma di qualità delle decisioni e di “efficacia” di queste decisioni in merito al miglioramento della qualità della scuola su scala sistemica non ne vediamo nemmeno l’ombra.
Anche perché, va detto, la scuola migliora a prescindere da queste decisioni. Nonostante loro.
Spremetevi meno sul “Merito” e meritatevi il vostro lavoro. E cchepalle di discussione inutile. Che già c’era a scuola il merito, senza che i maomao che ci ammorbano ogni giorno lo sappiano e siano convinti di dire chissà cosa su qualcosa di cui si ostinano a non voler sapere nulla.
A meno che non parliamo di stipendi degli insegnanti e tutto ruota intorno a qualche euro in più o in meno da dare al “mitico docente più bravo”. Adoperatevi a creare e istituzionalizzare dei controlli su scala nazionale per verificare il lavoro di tutti i docenti in chiave di miglioramento della professione e non di premialità/punizione. La scuola non è un’azienda è un diritto/dovere costituzionale. Segue altre logiche: di miglioramento appunto. Adoperatevi per mettere a punto metodi seri di formazione e immissione in ruolo della classe docente che non siano gli obbrobbri a cui stiamo assistendo proprio in questi mesi. Dai test ridicoli e sbagliati alla follia della moltiplicazione delle strade per arrivare alla cattedra (GAE, TFA, o concorso…??). Da tutto ciò cosa volete che arrivi in classe? Il “docente migliore”? No, il più fortunato, o, possiamo dirlo, quello più raccomandato. Nulla di nuovo sotto il sole dunque: non la qualità ma la fortuna e la raccomandazione guidano l’Italia.
E questo è il vero pilastro su cui regge, o crolla, l’Italia. Il merito è una presa per i fondelli per chi vuole essere preso per i fondelli.
Come anche il mitico “buon senso” dell’Italia intera che dibatte di scuola: “ai miei tempi”, “il bravo professore è certo meglio del cattivo” “la mia classe al liceo era..”. Dobbiamo ridere? Il buon senso non è il metodo di organizzazione dei sistemi complessi. Si organizzano per ricerche, dati, sperimentazioni, verifica delle allocazioni delle risorse, monitoraggi. Se la via della scienza, e l’educazione è una scienza, fosse il “buon senso” Newton non avrebbe avuto nessun credito e la forza di gravità sarebbe la bizzarra teoria di un pazzo.
Spremetevi di più per assicurare futuro a questi ragazzi, attraverso provvedimenti adeguati e pieni di “scienza” non di buon senso, fate in modo che correttezza e rispetto delle regole vincano una volta che escano dalla scuola, quando cercano una raccomandazione prima che un lavoro.
Spremetevi perché Luigi possa rimanere a scuola il pomeriggio in modo che io lo possa seguire sempre e comunque e se ne faccia tre di anni di media e non cinque. Per lui innanzitutto, ma anche per noi, perché un anno di bocciatura costa a tutti noi l’ira di dio di denaro (due anni di ripetenza nella carriera scolastica costano circa 90mila euro in più ad alunno). Meglio farlo studiare e seguirlo un po’ di più no? In una logica di sistema intendo. Che poi coincide anche col bene del ragazzo, come anche col bene collettivo.
La medaglia del Merito andrà sicuramente a Sara. Ed è buon senso dirlo. Ma è superflua in questo momento in cui le emergenze sono altre. Di cosa abbiamo più bisogno? Sara li ha già i suoi premi. Ha i libri a casa, non solo quelli per la scuola, una famiglia che la segue, la palestra, il cinema al sabato…e tutto il resto che la Fortuna le fornisce. Certo, anche le capacità, la volontà, l’impegno. Non per Sara, attenzione, ma per assicurare l’innalzamento medio degli standards qualitativi del nostro sistema d’istruzione quello che è più urgente è innalzare i Luigi. Con provvedimenti adeguati.
Torniamo su a quella griglia di correzione e rifacciamoci 4 conti docimologici. E cerchiamo di dare valore a ciò che si Merita Sara, ed è tantissimo e a ciò che si Merita Luigi. Non vedo l’urgenza del tablet, perché tanto il tablet, che è bellissimo e lo dico io che mi servo di tecnologie a scuola e nell’insegnamento, lo può dare ogni singola scuola con una delibera d’Istituto e non un Ministro. E facciamo mente locale pensando che a noi, società paese, “serve” di più ed è più urgente (se proprio volessimo usare questo di verbo) un ministro che si curi con provvedimenti adeguati che i Luigi d’Italia vadano meglio a scuola e meglio nel lavoro e nella vita, perché Sara va già bene, ha ogni sicurezza e ha già chi le assicurerà ogni cosa. E serve che un Ministro pensi a fare bene il suo mestiere, non a fare quello degli altri.
Si chiama gestione ottimizzata delle risorse umane. O sbaglio?
Tutto questo per dire cosa? Che i provvedimenti urgenti non sono il tablet a scuola, singolarmente preso, il merito, singolarmente preso, o qualunque altro argomento. Se non sono inquadrati in un frame work di visione strategica, coordinata, ampia, programmata, seria e competente che miri alla qualità complessiva e reale dell’istruzione, non son nulla. Se non c’è un vero collegamento con la ricerca educativa italiana e internazionale, e non col tabaccaio sotto casa mia, che dice le stesse cose del ministro, come anche le stesse cose di Monti (il che dovrebbe suscitare più di una perplessità), non perché siano giuste e di “buon senso” ma perché non ne capiscono nulla a “pari merito”, e si basano non sulla “scuola 2.0” ma sulla propria classe delle elementari degli anni ‘50, non servono a una cippa lippa.
Perché, notizione, la scuola degli anni ’50, quella che ricordano costoro, non andava “benissimo” come ritengono comunemente. Ma immensamente peggio di quella attuale. Parlo di scuola statale e di livello medio. Non delle eccezioni. E loro , Monti, Profumo, lo erano..per contesto familiare e per tipo di scuola. C’era una dispersione scolastica del 70% circa, chi ci andava aveva livelli cognitivi molto più bassi di un coetaneo di oggi e non ne possiamo misurare il confronto con gli altri paesi perché non venivano rilevate le competenze. Se si potesse farlo noteremmo come eravamo allora davvero tra gli ultimi rispetto ad altri paesi, come la Francia che avevano le scuole statali per tutti dalla Rivoluzione Francese e noi manco avevamo, negli anni ’50, la scuola media.
Nella media la scuola italiana di oggi va immensamente meglio di allora e molto meglio di cinque anni fa. Lo dicono le rilevazioni. I nostri liceali sono tra i migliori al mondo e scordatevi “i vostri tempi”. Il problema da risolvere sono i Luigi, che tutti vogliono punire, bocciare espellere. E la media, se la confronti con gli altri paesi, risente più dei Luigi che sono molti di più che dei liceali, che son molti di meno. I Luigi ci siamo sforzati di recuperarli, quando c’erano le compresenze almeno. Oggi si fa quel che si può: ed è già tantissimo.
La scuola nel complesso migliora, anno dopo anno, (anche se è indietro a quelle di paesi che stanno in cima alle classfiche) perché vi sono dentro dei professionisti seri, a parte la naturale statistica di quelli che lavorano un po’ peggio degli altri. E sono questi professionisti seri che esigono di avere i provvedimenti, gli strumenti e le risorse adeguate alla propria professionalità, non a quella del tabaccaio, per andar sempre meglio e con una velocità maggiore. E invece ci arrivano i bastoni tra le gambe. Frequentemente e ripetutamente.
La notizia è cioè: la terra non è al centro del mondo, figuriamoci la vostra esperienza personale che volete estendere invece a legge universale. Persino Monti e Profumo lo fanno: “anche io ho frequentato….”, come il mio tabaccaio. Mentre qualcun altro si attiene al sempre classico “il mio maestro”,“la mi mamma” e “la mi figliola”. Stiam messi così o sbaglio? Se Monti e Profumo facessero le prove PISA, quelle internazionali, non le supererebbero con voti altissimi: perché l’apparato conoscitivo odierno è ovviamente di 40 anni diverso. Vengono i brividi se si paragonano l’ovvietà di queste considerazioni con la complessità immensa di temi come la valutazione, i curriculi, la docimologia, il ciclo dei sistemi d’istruzoone. Temi che occupano e interessano da circa un secolo, fino agli orientamenti più aggiornati e specialistici ricerche di settore e di studi e di sperimentazioni.
Beh, l’Italia è l’unico paese in cui l’opinione pubblica, come anche i decisori politici, ritengono che la propria opinione personale sul tema “scuola” sia sicuramente migliore in tal senso rispetto a tutta questa branca delle scienze umane che si guardano bene dal considerare, sempre che sappiano che esista. E tali opinioni personali infatti sono diventate dei generatori automatici di scelte, non dico sbagliate, ma che non stanno nè in cielo nè in terra per quanto sono lontane dalla realtà delle scuole. In questo con la collaborazione del sistema mediatico informativo.
Sara quest’anno ha la maturità classica, è bravissima, ovviamente. Merito a lei e alla sua volontà.
Luigi adesso ha 18 anni, ha impiegato 5 anni per finire le medie. Me lo son visto crescere sotto gli occhi, e anche bocciare, perché era giusto così, ha scelto un professionale, l’ha persino finito, ma non fa nulla, non lavora, gira in moto per il quartiere e qualche cosaccia so che la inizia a fare, Merito a noi e alle mancate volontà collettive. L’ho incontrato al semaforo; lui col casco in testa ha riconosciuto me col casco in testa.“Certo, mica ci vozi tanto proessorè, al professionale, era facile facile..altro che dettati..quest’anno voto, proessorè! Lei? Tutto a posto?” “Sì, tutto a posto, passa a scuola a trovarci ogni tanto dai”.
E’ quell’”ovviamente” la chiave di tutto e che dovremmo utilizzare per aprire un nuovo mondo. Io credo nel Merito. Eccome. Un merito di sinistra però: quello che dice che tutti i ragazzi italiani si meritano il meglio che possiamo dar loro, ovunque, a tutte le latitudini e con qualunque contesto di provenienza. Non il peggio. Come diceva Einstein insegnare è mettere tutti gli allievi nelle condizioni migliori per imparare. E se tutti avranno il meglio, daranno il meglio. Meritiamoceli i nostri ragazzi. perché è palese che oggi ciò non accade.
E’ verde. Andiamo.