Venezia ha molti luoghi ricchi di magia, in primavera ne è stato inaugurato un altro, dopo lunghi anni di restauri: il museo del vetro nell’isola di Murano.
Il fascino nasce dall’isola, periferica rispetto a piazza San Marco, avvolta in un atmosfera d’altri tempi: fabbriche ancora in cotto, case basse a fianco, qualche ciminiera, troppi spazi con scritto “vendesi”: quasi un set a fare da sfondo decadente…cammini lungo canali, oltre sottoporteghi, ecco emergere sussiegosa, coi nuovi ambienti restaurati , una ex-conteria (’ex fabbrica di perle di vetro), che negli archi e nelle trabeazioni, nelle linee architettoniche, rimanda echi lontani. La luce artificiale e quella naturale si incontrano e si intrecciano, sulla Fondamenta Giustinian. con un che di non finito rivolto verso un paesaggio ricco di verde.
Nel giardino del Museo, accanto al muro delle ex Conterie, si impone per la straordinaria forza espressiva una gigantesca scultura di Pietro Consagra, Muraglia Rosso Verona e Nero Atlantide datata 1977 (marmo, 330 x 280 x 56 cm), appartenente alla collezione Walter Fontana e concessa in deposito a lungo termine alla Fondazione.
L’ingresso apre su un sontuoso salone centrale, o portego, con affresco allegorico nel soffitto, realizzato da Francesco Zugno e restaurato per l’occasione. Il grande ambiente è stato intitolato agli antichi Maestri muranesi, anche se anonimi, il fulcro della produzione vetraria nella golden age di Murano.
Testimone di una grande storia, grazie agli allestimenti e ai percorsi consente ai visitatori di vivere il racconto del vetro a Murano e di godere dei capolavori passati e attuali.
L’arte del vetro è raccontata fin dalle “origini”, sorprendono i vetri dei primi secoli d.C., posti in una sorta di “antro”, dedicato ai vetri d’epoca romana, dalle piccole ampolle, ai calici, alle coppe, alle bottigliette di profumo, presi a modello dai vetrai muranesi all’avvio della produzione isolana…siamo in una nicchia illuminata dall’interno che rivela – come attraverso un rito sacro, – gli antichi vetri rinvenuti negli scavi e nelle necropoli di Enona, Asseria e Zara. Lungo le pareti sono allineate antichissime olle funerarie.Ciotola soffiata, pressata a stampo e molata e piatto “millefiori” pressato a stampo I sec. a. C.- I sec. d. C.
Nella sala succcessiva possiamo ammirare creazioni Rinascimentali, appartengono agli anni in cui la fama delle fornaci veneziane si diffondeva in tutta Europa, grazie a continue innovazioni: anni in cui a Venezia Angelo Barovier aveva ottenuto il “cristallo”; in cui fu introdotta la decorazione graffita a punta di diamante (intaglio) e vennero inventati il “vetro ghiaccio”, la lavorazione a filigrana dorata, la tecnica a “mezza stampatura”. Ecco i manufatti con stemmi dogali o papali, creazioni famose come il Cesendello decorato a embrici e oro – caratteristica lampada pensile foggiata su modelli orientali accanto alla celeberrima Coppa “Barovier”, (tra il 1470 e il 1480), decorata a smalti policromi fusibili.
Coppa Barovier in Vetro soffiato blu dipinto in smalti policromi e oro, con due medaglioni incornicianti due busti, uno femminile e uno maschile, tra due scene, la cavalcata ed il bagno alla fontana dell’amore o della giovinezza1460-1470 c.
Trascinati dall’ “onda del tempo”, giungiamo alle trasparenze virtuosistiche del Settecento, con il complesso Trionfo appartenuto alla famiglia Morosini, gli originalissimi fixés sous verre, che presentano scene d’ambiente veneziano su vetro, alla maniera di Longhi. alcuni notevoli specchi muranesi: richiedevano per le creazioni più imponenti il lavoro di ben cinque maestri.
Calice in cristallo con inclusi segmenti di canna in filigrana bianca. Soffiato e lavorato a mano libera XVII – XVIII secolo
Calice a coppa con uccellino, vetro trasparente, leggermente fumé violaceo. Soffiato a stampo e a mano libera Venezia o “Façon de Venise”
La sala dedicata al “Gusto della mimesi” tra Sette e Ottocento, con i soffiati in calcedonio, i famosi lattimi e la “stravagante” e “fallace” avventurina, segna il ritorno al vetro non trasparente.
Nel soppalco, che si affaccia sul volume delle Conterie, grazie a una grande vetrata, un focus sulle perle veneziane e le murrine. Si possono ammirare qui le murrine Franchini, le già citate conterie, ma anche le perle a lume e i campionari di fine XIX secolo. Dieci mazzetti di conterie policrome Murano proprie degli ultimi decenni del XIX secolo
Il periodo “buio” del vetro a Murano è rievocato attraverso vetri, arredi e dipinti che richiamano il gusto mitteleuropeo d’inizio Ottocento e il dilagare in laguna di manufatti boemi, favoriti dall’imposizione, da parte del governo asburgico, di dazi sulle importazioni di materie prime e sulle esportazione delle produzioni locali.
Poi, tra Otto e Novecento, finalmente, la “Rinascita”. in un progressivo evolversi, rinnovarsi, dalla fine del XIX secolo con nuove sperimentazioni del primo Novecento. Torniamo a fascinose conterie: perle di pasta vitrea, ottenute, dalla fine dell’Ottocento,dai cosiddetti paternostreri: tagliando una canna forata e arrotondando poi a caldo i cilindretti nelle ferrazze, (appositi vassoi metallici). Nel 1898 diverse imprese erano dedite alla produzione di perline – un mondo di tiracanne, conzaureri, tagiadori, cavarobe, fregadori, lustradori, governadori, impiraresse – che si riunirono nel complesso sorto tra Palazzo Giustiniani e la Basilica di San Donato, nel cuore di Murano: un’unica grande azienda, la Società Veneziana Conterie, che tra il 1940 e il 1970 arrivò a occupare più di tremila addetti
Tra i protagonisti, Pietro Rigaglia che riprende la produzione a filigrana, e Antonio Salviati che nel 1866 dà vita a una fornace di soffiati a Murano presentando, l’anno successivo all’Esposizione universale di Parigi, più di cinquecento tipi diversi di vetri.
Siamo giunti al XX secolo, con le creazioni geniali di Vittorio Zecchin, Archimede Seguso, Alfredo Barbini, Carlo Scarpa, Napoleone Martinuzzi – di cui il Museo espone anche un nucleo di opere dagli anni Venti – alla modernità.
Al piano terra, una “finestra” sul design moderno e contemporaneo in una sala intitolata a Marie Angliviel de la Beaumelle, poi Brandolini: la creatrice dei famosi goti, recentemente scomparsa.
Oltre alle opere della collezione del Museo sono esibiti lavori di giovani artisti, selezionati tra le più significative produzioni attuali dell’isola. Perché il Museo del Vetro mira a mantenere vivo il rapporto con la realtà vetraria muranese, secondo la volontà dell’abate Vincenzo Zanetti che lo istituì – si propone di essere punto di riferimento per maestri vetrai e aziende: memoria storica, documentazione di un universo misterioso e affascinante per quanti si avvicinano a esso per la prima volta, ambasciatore nel mondo di un’arte unica e preziosa. A tal fine propone ed espone importanti grandi mostre temporanee, che celebrano suggestive relazioni con l’insieme delle collezioni appartenenti alla Fondazione Musei Civici di Veneziani.
Primo fra tutti, dal 9 febbraio al 31 agosto, il muranese Luciano Vistosi presente con una selezione di opere bianche e nere – ( magico scultore del vetro scomparso nel 2010). Il suo prestigio internazionale è stato ottenuto grazie a sculture fortemente plastiche, dinamiche, imponenti, capaci soprattutto di catturare la luce e rielaborarla, nelle continue volute. Propone immagini realistiche e/o astratte. vere e proprie sculture in movimento.
(in dialogo con la Biennale d’Arte 2015 ed è visitabile con l’orario e il biglietto del museo. )
È nella vetreria del padre che Luciano Vistosi (Murano 1931 – 2010) ha imparato a tirare e sollevare il magma incandescente fino a farlo diventare un aquilone, una colomba, delle mondine, un nudo di donna; oppure incubi.
Alla morte del padre nel ’52, insieme allo zio Oreste e al fratello Gino, fonda la nuova Vetreria Vistosi legata alle più attuali ricerche nel campo del design. Ha coinvolto Aulenti, Sottsass, Magistretti, Zanuso, Peduzzi; concentrandosi soprattutto sull’illuminazione con famose serie di lampade. Nel suo percorso artistico da “scultore” sperimenta diverse tecniche di lavorazione oltre al vetro soffiato, lavori sono scolpiti da enormi blocchi grezzi di vetro – secondo “l’arte del levare” tipica del marmo . A metà degli anni Ottanta, l’artista realizza case e grattacieli di vetro trasparente. Sculture-architetture seducenti nella loro perfezione geometrica, esposti insieme ai lavori in cristallo verde mare nell’atelier dell’artista . Inaugura un dialogo tra scultura e fotografia: Alcuni tra i più significativi fotografi italiani quali Ugo Mulas, Gianni Berengo Gardin, Paolo Monti, Franco Fontana hanno interpretato nelle loro immagini il carattere innovativo dell’opera di Luciano Vistosi: la macchina fotografica alla ricerca di linee, forme, morfologie, offre nuove ispirazioni.
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Il Museo del Vetro di Murano, ampliato e completamente rinnovato, passaggio suggestivo in Laguna, offre l’occasione di ammirare tappe salienti della storia vetraria di Murano e le evoluzioni tecnico-stilistiche che l’hanno accompagnata. L’arte del vetro connubio magico di creatività e tecnica. Dal turbinio visionario di secoli, si è giunti, purtroppo, alla chiusura nel 1993 di tante tante fornaci e vetrerie operanti a Murano.
Il museo, in questa fase critica dell’economia, reagisce favorendo uno slancio alla creatività, all’ ideazione di artigiani e artisti all’opera. Aggiunge impegno e valori divulgativi, dai totem ai video, realizzati con la collaborazione dei maestri vetrai.
Dal Porticato del Palazzo, sede del Museo, saluto la Facciata sul Canale, il Giardino, il Cortile del Palazzo, mi avvio al traghetto, frastornata da riverberi di luce e di colori, e dai malinconici “vendesi”.
Cerco inutilmente di comprare il biglietto per il viaggio nei negozi accanto. Il vetro molto simile all’uomo: fragile ma in grado si superare i secoli… a noi non è dato superare una burocrazia consunta: mentre il bigliettaio sospende l’erogazione ticket per accorrere a far salire la gente, i controllori appena saliti pensano sia indispensabile multarci… prima considerazione: queste cose non accadono solo nelle regioni del sud, ma anche nell’ospitale Venezia, se hai la disavventura di inoltrarti alle sue periferie, dove non ci sono macchinette erogatrici, tabaccai o giornalai aperti ecc..…allora, visto che oggi c’è un sindaco, lasciatemi auspicare che per primo riesca a proporre soluzioni tecnologiche diffuse, a imitazioni di tante città, per consentire ai visitatori delle isole, tempi e modi per entrare in possesso del biglietto!
Il mondo non inizia e non finisce in piazza San Marco: non è fatto di turisti o gestori che giocano a chi è più furbo, anche se gli amministratori ATV pensano di sì? ma se fra i responsabili di tanti dissesti ci sono proprio loro!
Venezia è stata celebre per i commerci, ha assorbito e trasfigurato i i territori di Brescia e Bergamo, è arrivata in Cina, e oggi fa fatica ad organizzare una efficiente e cortese servizio per raggiungere i suoi musei decentrati?
Il vetro merita più attenzione, un buona cura, fatta di efficienza: probabilmente saranno i riflessi, sarà la trasparenza, sarà la malinconia di una crisi che si sente opprimente, mentre su altre sponde impazzano carnevali, mi auguro ad alta voce che gli organizzatori non sprechino tanto patrimonio, facendo pentire chi vi si avventura.