Palazzo Albergati, Via Saragozza 28, Bologna
La mostra Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga ripercorre la storia, familiare e pittorica, di oltre 150 anni di questa dinastia eccezionale per talento. Attiva tra il XVI e il XVII secolo, nell’età d’oro della città di Anversa (nuovo centro economico del mondo occidentale), la famiglia Brueghel ha diversi pittori eccellenti che fanno memoria dell’arte del capostipite, Pieter Brughel il Vecchio (1563 ca) riproducendo e interpretando le sue opere. Sono Pieter Brueghel il Giovane –(1610 circa) -, Jan Brueghel il Vecchio , che trasmetteranno ai loro discendenti lo stile geniale: Jan Brueghel il Giovane, Abraham Brueghel, Ambrosious Brueghel(1660-65) . quattro generazioni di autori attenti all’osservazione e alla riproduzione corale della realtà.
LA MOSTRA invita ad un viaggio appassionato nell’epoca aurea della pittura fiamminga con fiammate geniali, e concezioni visionarie. Fin dai primi passi, provoca riflessioni automatiche, a chi ha sfogliato pagine d’ arte del Rinascimento. La figura umana, idealizzata, su ispirazione della cultura classica, da Leonardo, Michelangelo,Tiziano e dai loro discepoli, (simbolo di grandezza e virtù), negli autori delle Fiandre viene ridimensionata, da un radicale cambio di prospettiva.
Con efficaci passaggi a volo d’uccello sulle distese terrestri, colori freddi, divisi per fasce cromatiche in secondo piano, in primo piano atmosfere boschive, alzando il proprio punto d’osservazione, creano un senso di irreale immensità e fanno apparire uomini e donne come minuscoli elementi, circondati da grandi visioni della natura. Piccole persone in un tutto pieno di attrazione. Infatti Pieter Brueghel il Vecchio, conoscitore della pittura italiana, si dedica a rappresentare la realtà quotidiana della vita umana, ne indaga tutti i suoi aspetti, si sofferma sulle ombre, sui vizi dei contadini e dei mercanti, sulla fatica ma anche sull’allegria popolare spesso sguaiata e rozza. Lo conferma Danza nuziale all’aperto (1610 circa) di Pieter Brueghel il Giovane. tratta da precedenti esempi paterni. Ispirati da Bosch, si soffermano sulle opere di carità, Le sette opere di misericordia (1616-18 circa) di Pieter Brueghel il Giovane. Lo sguardo di Brueghel si posa su un’umanità semplice, spontanea, in continuo movimento tra virtù e seduzioni carnali.
Non era il solo; negli stessi anni il Romanino, fra Brescia-Bergamo-Trento aveva improntato nei suoi affreschi religiosi temi popolari densi di umanità, tanto che la Madonna della Neve di Pisogne è considerata la Sistina dei poveri: Cristo, lungo tutta la vita, è rappresentato come un contadino, fra altri, che nasce, soffre e muore da uomo della plebe, circondato, perseguitato, dai fratelli… Nei quadri a olio, esposti negli spazi della Creberg, dopo il restauro, suscita stupore, rende visibile il senso del limite umano, i dubbi, le incertezze, anche nei Santi più elevati.
Riprendiamo il percorso a palazzo Albergati: Prima sezione – Il giudizio morale, tra salvezza e condanna Si parte dai contatti con le visioni fantastiche di Hieronymus Bosch, i Sette peccati capitali resi con originalità iconografica celebrano il conflitto tra bene e male e tra virtù e vizio, in oscillazione continua. In essa lo spazio pittorico si presenta quasi sferico su tavola leggermente concava , con la sovranità del Cristo crocifisso nella fascia alta del quadro, quasi in una buia cornice estranea al quadro. Al centro, invece, su fondo chiaro prevale l’ordine austero, di oggetti – figure-simbolo delle ambiguità umane. La tenda sopra il monte, isolata e distante, metafora profetica della crisi delle Chiese Cristiane, in quel periodo. Si torna alla pittura di Pieter Brueghel il Vecchio, con La Resurrezione del 1563: un Cristo longilineo, portatore di luce, che sembra uscito dal pennello di Goya. Risorge in una terra buia , scoscesa, altra, rispetto al paesaggio pianeggiante dei Paesi Bassi.
Nella Seconda sezione – La natura regina L’uomo è parte di un mondo forte e complesso. Per gli effetti della Riforma protestante, degli sviluppi scientifici, delle teorie calviniste, l’attenzione dell’arte si sposta verso il primato della Natura. La Natura assume il ruolo di vera protagonista della storia umana, viene rappresentata con ricchezza visiva, cura nel dettaglio, e bellezza compositiva : Grande natura morta con frutta in un paesaggio (1670) di Abraham Brueghel . Jan Brueghel il Vecchio (detto dei Velluti), la dipinge con una meticolosa attenzione ai particolari, nel Riposo durante la fuga in Egitto e ancor più nel Paesaggio fluviale con bagnanti boschi ombrosi, sfavillio di luci nordiche sullo sfondo, figure minute che si tuffano nel fiume o ne escono ….La grande tela del Paesaggio boschivo con la Vergine, il Bambino, san Giovannino e l’angelo di Jan Brueghel il Giovane è un esempio emblematico della percezione della realtà, fatta di stupore e senso del limite. Traspirano i colori del Lotto e del Giorgione nelle figure poste nell’angolo di un bosco, sovrastato dal chiarore del cielo.
Soldati e cacciatori nella luce dell’inverno -Terza sezione – Trappola per uccelli (1601) è una delle scene più celebri della pittura fiamminga. Pieter Brueghel il Giovane la rende con maestria, sulla base della prima versione paterna. Si respira il gelo sui tetti innevati, sui rami degli alberi brulli, sulla strada ghiacciata, mentre i cacciatori aspettano che gli animali cadano in trappola. Altre figure, forse uomini, donne e bambini, pattinano sul fiume gelato. Tratti più crudi, per Paesaggio invernale con la strage degli innocenti di Marten van Cleve con il (1570 circa): sono le truppe arroganti di Filippo II che marciano con armature lucenti e sgargianti, verso un villaggio inerme e impreparato alla tragedia, anche se in un angolo a sinistra è stato già commesso il primo omicidio .
Siamo giunti a Storie di viaggiatori e mercanti – Quarta sezione. La città di Anversa nel Cinquecento è il fulcro dei commerci, delle spedizioni, dei grandi viaggi, si consolida una nuova classe borghese, che sfida le rotte commerciali, in cerca di ricchezza. La pittura celebra le gesta e le avventure di viaggiatori e mercanti, le loro storie diventano spunto per quadri sempre più apprezzati e diffusi, destinati ad abbellirne le case. La committenza colta è interessata anche alle incisioni, come Incontro tra viaggiatori di Jan Brueghel il Giovane e intorno velieri, navi, piccole imbarcazioni, porti e mare aperto.
Viene naturale confrontare questa parte della mostra con l’esposizione a Palazzo Ducale/ Venezia La storia dell’acqua in Laguna che racconta di feste, pranzi popolari e borghesi, insieme ai nobili, ma anche di viaggi per mare, marinai, pescatori e cacciatori sull’acqua, e mille imbarcazioni.
La quinta sezione è didicata alle allegorie, racconti delle meraviglie. L’idea dell’esotico e del meraviglioso, che fa riferimento alla moda diffusa tra i collezionisti della Wunderkammer (camera delle meraviglie), trova nella pittura di Jan il Giovane una perfetta rappresentazione, molto apprezzata dalla ricca borghesia mercantile. Di particolare interesse i temi allegorici: le Allegorie dei quattro elementi, dove Vesta, Cerere, Urania e Anfitrite, rispettivamente fuoco, terra, aria e acqua, si muovono in uno schema ispirato dalla filosofia di Empedocle. Grandi metafore visive, anche per l’amore, gli elementi della natura e i sensi umani, con tecniche pittoriche simili a quelle degli artisti italiani che dipingevano i miti e le storie sacre. Nell’Allegoria dell’udito una dama rinascimentale su un balcone, volge lo sguardo verso le luci del tramonto, mentre in primo piano una miriade di strumenti musicali , trasmette con gioia, i loro suoni. Nell’Allegoria dell’olfatto (1645-1650 circa) una divinità femminile, dalle forme rosee e arrotondate, è circondata da miriadi di fiori, accanto a zampillanti fontane. Nei due quadri Allegoria della pace e Allegoria della guerra , osservati insieme, è possibile individuare una pluralità di simboli e di allusioni contrapposte. Se nell’uno Venere e Cupido, in un carro trainato dalle colombe della pace, spargono sul mondo fiori e gioielli, simbolo di armonia e ricchezza; nell’altro Marte e Aletto, furia della guerra, entrano in scena brandendo fiaccole per accendere gli animi alla battaglia. Nel primo, le architetture disegnano uno spazio ordinato dove i contadini ballano felici, (ispirato al ciclo dei mesi e all’affresco del buon governo) accanto a commensali che pranzano ed amoreggiano intorno ad una tavola riccamente imbandita. Nel secondo solo rovine, le armi e il fuoco dominano la scena col volto tetro dei lutti e della violenza. dove gli eserciti si fronteggiano.
Finalmente i famosi fiori fiamminghi: Splendore e vanità della vita silente- Sesta sezione. Tripudio di fiori e di colori. simbolo di armonia e piacere, suggeriscono: ogni cosa bella è destinata a perire.. Il messaggio dell’inesorabile scorrere del tempo è evidenziato da un frutto più maturo, o da qualche foglia morta. Nei Fiori in un cesto e in un vaso d’argilla (1640-1645) Jan Brueghel il Giovane , un vaso simile ad un’urna cineraria. Ci distolgono le piccole deliziose composizioni di Natura morta con fiori (1660- 1665) e il Vaso di tulipani e dalie (1645-1650 circa) di Ambrosius Brueghel.
La danza degli ultimi – Settima sezione conclude la mostra. I Brueghel sono narratori di storie. racconti di vita, di contadini affaticati, di ubriachi, mendicanti, figure anonime insieme ad altre ben caratterizzate. La Danza nuziale all’aperto del 1610 e la Sposa di Pentecoste di Pieter Brueghel il Giovane (1620-1623) celebra la varietà della vita, l’esplosione dell’allegria nella festa, con giochi di corteggiamento. I riti matrimoniali appartengono alle tradizioni contadine tramandate davanti al fuoco e durante i banchetti, come nella serie Matrimonio di contadini – sei tavole dipinte a olio su rame e su tavola da Marten van Cleve.
Siamo debitori della trasmissione di immagini di realtà verso i Brughel, come verso Romanino, Carpaccio, Longhi; Guardi, Canaletto,e tanti altri artisti minori. Senza le loro opere avremmo perduto pezzi preziosi di storia.( non esistevano i selfie…) Sono i quadri e gli affreschi a raccontarci la vita di tutti i giorni, l’attimo fuggente dilatato verso il nuovo che avanza ed incontra l’attenzione verso il popolo e la borghesia. Gli occhi e l’immaginazione de i Brueghel, come per Romanino e il Pitocchetto, sono rivolti con sguardo indulgente verso la vita degli umili, dai risvolti goffi, ma profondamente umani. Non rinunciano a tocchi di satira sul mondo contadino: i personaggi sono semplici , a volte sguaiati, ma sono liberi forme ipocrite di buone maniere, e vivono con genuina spontaneità. Per i personaggi delle storie veneziane il garbo divertito non viene mai meno, pieno di sottintesi, pronto a orientarsi verso Guardi , Goldoni Canaletto.
Nella seconda metà del Seicento, la bottega d’arte dei Brueghel è già leggendaria, alla moda, prestigiosa, ma lo è anche quella veneziana. Una trama di relazioni umane è diventata l’humus artistico-culturale diffuso in contesti tanto diversi, costantemente in grado di confrontarsi tra loro. Oggi, ci sono mezzi di comunicazione super-digitale, ma c’è ancora la possibilità di un’espressione culturale identitaria, di confronti-scontri sulla conoscenza in Europa? ci sono progetti ponderati e linguaggi comunicanti? Prima di rispondere andiamo a vedere le mostre, poi ne riparleremo.
Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga
www.palazzoalbergati.com
Informazioni e prenotazioni +39 051-0301015
Informazioni didattica . +39 06-91511055
((Hashtag ufficiale #BrueghelBologna #PalazzoAlbergati
IMMAGINI SCARICABILI > http://bit.ly/1JpBoIN
Ufficio Stampa Arthemisia Group
(Con il patrocinio del Comune di Bologna, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia Group, nelle sale di Palazzo Albergati dal 2 ottobre 2015 al 28 febbraio 2016, a cura di Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider Direttore del Paderborn Städtische Galerie in der Reithalle.
La mostra vede come sponsor Generali Italia, partner dell’iniziativa Trenitalia e sponsor tecnico UNA Hotels & Resort. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo edito da Skira. )