Dell’utilizzo della poesia nella vita quotidiana.
Primo episodio: entro con la V in informatica 1 per una chat su Etwinning con Polacchi e Finlandesi, cacciando una mia IV: i ragazzi scivolano via sorridenti e imbarazzati, una raccoglie lo zaino di un’amica, ma rimane la roba di un altro studente.
La nascondo sotto la cattedra e aspetto che torni a prenderla per sgridarlo, lui tarda… evidentemente si vergogna ad entrare.
Dopo un po’ sentiamo un timido bussare, è lui, alto e dinoccolato, con un colore cangiante sul viso, cerca la sua roba, si spaventa, mi guarda con occhi imploranti… alla fine gliela dò dicendogli di svegliarsi e una delle mie di quinta lo apostrofa “Guarda che nella vita nessuno ti libera la fronte dai ghiaccioli”.
Lui esce senza capire , ma noi ci godiamo la battuta raffinata.
Secondo episodio: laboratorio di scrittura su ”Possibilità” della Szymborska… Paolo, alla voce “preferisco in amore gli anniversari non tondi …” sostituisce “preferisco in amore lasciar perdere per adesso” seguito da una salva di complimenti e risate di comprensione e approvazione totale… un vero maestro.
Terzo episodio: al ritorno da una settimana a Torun (Polonia) nell’ambito di un Erasmus+ ( vedi sogliola di Aprile) i ragazzi sono un po’ malinconici, nessuno vorrebbe rientrare.. . circola qualche battuta verso L. , la cui amicizia per una pallida studentessa polacca aveva cominciato a diventare più affettuosa…
Lui si gira serio e prega: “Adesso basta, sennò mi cresce dentro Petrarca”.
A Torun la Vistola scorre seria verso il Baltico, sfiorata da impavide rondini dai riflessi blu-metallici; nel selciato della via principale sono rappresentati gli stemmi delle città dell’Hansa di cui faceva parte negli anni più gloriosi ed opulenti.
Nella campagna le povere case hanno l’aspetto trasandato, sui campi fangosi eleganti cicogne bianche e nere passano lente e parlano di Africa e di lunghissime, millenarie migrazioni, indifferenti alla propaganda di chiusura e odio tanto forte in Europa oggi.