Suggerimenti per l’estate: un catalogo tutto da leggere e da vedere, e un viaggio nelle terre di Piero….
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Nel Domenicale del Sole24ore del primo maggio la Libreria della settimana, “il Punto” di Cesena, proponeva fra i libri da leggere il Catalogo della Silvana Editoriale dedicato a Piero della Francesca Indagini su un mito, relativo alla Mostra presso i Musei San Domenico di Forlì.
La mostra, chiusa a fine giugno, suggerisce una proposta di riflessione su come Piero della Francesca, da interprete originale della cultura del suo tempo, sia diventato un mito, alternando oblio a memorie cultuali, frammento di un dialogo tra critica e arte. Nel caso di Piero della Francesca, una mostra realizzata per la prima volta. Non è solo la difficile presentazione di alcune o molte opere di Piero, sempre auspicabile, e difficilissimo da realizzare, ma propone un confronto significativo con i più grandi maestri del Rinascimento, così diversi da lui. Ecco le immagini delicate del Beato Angelico, con colori squillanti striati d’oro, per la Natività, fino a bagliori di luce per le Stigmate di San Francesco. Paolo Uccello si fa più geometrico per deporre le tenerezze, Andrea del Castagno propone figure piene di autorevolezza grazie ad un’enfasi plastica, Filippo Lippi esprime mille tenerezze fra la Madre ed il Bambino, Francesco Laurana torna a forti impostazioni frontali per il busto della contessa B. Sforza. Così Canozzo da Lendinara, dai colori plumbei negli oli, trasforma tarsie lignee in vere opere d’atte in dialogo geometrico con le costruzioni paesaggistiche di Piero, anticipando di secoli le tracce di Escher.
La mostra documenta, nelle sale successive, nelle quali sono riuniti altri capolavori, l’influsso di Piero sulla generazioni di artisti a lui successiva: Francesco del Cossa con figure di Santi fortemente drammatiche, Luca Signorelli con una flagellazione realistica e annebbiata, Melozzo da Forlì offre immagini di un Apostolo pacato, Giovanni Bellini esprime un profondo senso di dolore nelle Deposizioni, con convincenti drammatizzazioni: sottovoce piangono Angeli e/o Maddalena, mentre sostengono o accarezzano il corpo di Cristo. Si richiamano alle cornici scenografiche sia De Roberti che anticipa i capricci per collocarvi sotto le figure, sia il Perugino che trasforma le decorazioni dei fondali in articolazioni eleganti per figuranti graziosi. Palmezzano cura con particolare attenzione i panneggi e le sfumature degli abiti in composizioni articolate, con la Madonna e Bambino su un trono semplice, ma elevato e Santi più in basso… Entriamo sempre più nell’umanità a tutto tondo, un realismo non solo razionale.
La mostra indaga, nella terza parte, il mito di Piero rispetto alla sua Rinascita, dopo i secoli dell’oblio, nei Macchiaioli, Lega cura figure femminili severe e al piano, Signorini che dialoga con Piero negli scorci di paesaggi toscani. I riflessi di fascinazione della pittura di Piero travalicano i confini per arrivare a molti artisti europei: da Johann Anton Ramboux o Charles Loyeux, che copiano e imitano i racconti pierfrancescani, dai ritratti del Dittico di Montefeltro alla Leggenda della Vera Croce. operazione che prosegue negli inglesi del primo Novecento, da Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury.
Echi Pierfrancescani risuonano nelle figure di Degas e di Seurat, nelle inquadrature dei paesaggi percorsi da Cezanne e del post-impressionismo, fino a Puvis de Chavannes.
Nel novecento l’artista è celebrato soprattutto dagli italiani: Virgilio Guidi cura dettagli di nature morte, e riflette a lungo sulla freddezza tra le persone in Tram e negli incontri famigliari, Carrà rende immateriali le figure, De Chirico le trasfigura nella metafisica, Morandi e Funi recuperano la luminosità di Piero, Campigli disegna racconti all’aperto, non ancora immerso totalmente nelle ossessioni al femminile, Silvana Cenni di Casorati è la rivisitazione della Madonna della Misericordia, a braccia spalancate ma molto sola!
Ancora Funi alla ricerca della città ideale.
Seguono fondamentali artisti stranieri come Balthus in composizioni di figure-ombre e Edward Hopper nelle geometrie dei paesaggi e in quelle del corpo-natura.
Negli anni a seguire Pubblicità, musica, cinema con Pasolini ( significativa in tal senso la mostra che si è tenuta al Mambo Officina Pasolini) , hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.
A rendere possibile il sogno è intervenuto, con la direzione generale di Gianfranco Brunelli. un comitato scientifico variegato presieduto da Antonio Paolucci, nel quale figurano, tra gli altri, Frank Dabell, Guy Cogeval, Fernando Mazzocca, Paola Refice, Neville Rowley, Daniele Benati, Ulisse Tramonti, James Bradburne, Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Cheles, Maria Cristina Bandera e Giovanni Villa.
Impresa difficile quella proposta a Forlì. alla quale perdoniamo la carenza di una carica emotiva che in mostre precedenti, per inciso Piero stesso pone tra noi e le sue composizioni un diaframma di vetro. L’immobilità in Piero si proietta nell’eterno, i suoi volti sono appena sfiorati da un’ombra di passione, le sue figure vengono innalzate al di sopra del caos, immersi in una pace sovrannaturale ancora oggi indefinibile.
Per superare questo senso di incompiuto, la mostra suggerisce e io propongo di andare a Sansepolcro e ad Arezzo a vedere tante altre meraviglie di Piero, dotate di equilibrio e di mistero. La passionalità alita altrove. Piero coltiva l’Armonia.
Lo stesso Paolucci dichiara nel catalogo ufficiale della mostra:
“A un certo momento, nella storiografia critica del Novecento, Piero della Francesca è sembrato la dimostrazione perfetta, antica e perciò profetica, di una idea che ha dominato a lungo il nostro tempo; di come cioè la pittura, prima di essere discorso, sia armonia di colori e di superfici”.
Nell’esposizione Piero della Francesca. Indagine su un mito prevale, come filo conduttore l’incontro tra ricerca storiografica e produzione artistica, lungo l’arco di cinque secoli. Dalla fortuna in vita – Luca Pacioli lo aveva definito “il monarca della pittura” – al sonno, alla esaltazione.
Per questo in questa estate perchè non pensare ad andare a Sansepolcro, sua città natale a vedere la mostra…Resurrezione, dove è esposta l’opera di Piero accanto ad altre Resurrezioni ,appartenenti alla storia dell’arte rinascimentale.
La Risurrezione di Sansepolcro rappresenta e rappresentava l’emblema della cittadina con lo stesso nome. É un affresco di grande formato, simbolo di identità storica e orgoglio del borgo toscano, eseguito tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi dei Sessanta del Quattrocento, nello stesso periodo delle ultime “Storie della vera Croce” in San Francesco di Arezzo. L’ inquadratura architettonica tipica delle opere di Piero, è sottintesa ed è trasferita sulla scenografia: ai piedi di un Cristo collocato ai vertici di una ipotetica piramide, in semicerchio, come sotto un altare, quattro armigeri romani avvinti ancora da sonno profondo.
Il Risorto è in sepulchro, orgogliosamente in piedi, all’interno del sepolcro; con un piede sul bordo; in atto di scavalcarlo ; ha già il piede sul coperchio, ma è in equilibrio perfetto, immobile,il braccio sul ginocchio sinistro avvolto da una luce rosata che si fa intensa nel manto. Brandisce una bandiera.
Il paesaggio è posto come sfondo idealizzato , leggermente mosso, nella luce delicata dell’alba. Le tinte cromatiche si accordano armoniosamente nei rosati, nei verdi, nei bruni e negli avori degli incarnati, con tonalità chiarissime, ripetute nell’azzurro pallido del cielo, tra nubi a striature di lilla e rosa.
L’opera nonostante assonanze con altre, contemporanee, nel tempo e nella regione, esprime un‘energia scenografica possente, quale si sprigiona nell’imprinting fotografico della scena.
Osserviamo quindi i tre capolavori, che gli sono posti accanto, in mostra, realizzati tra Trecento e Cinquecento, con lo stesso tema.
Cristo Risorto di Pietro Lorenzetti, (1280/85-1348) paragonato ad un autorevole senatore romano che si regge il peplo. Affresco staccato, Siena, Museo Diocesano
Resurrezione di Giorgio Vasari (1511-1574) dove Cristo si alza baldanzoso e si avvia salutando e benedicendo.
Polittico della Resurrezione, vasto e potente (Misure: 140×92 cm (scomparto centrale); 142×44 cm (scomparto laterali) ; 82×200 (lunetta); 25×36,5 cm (scomparti della predella) dipinto su tavola, Pinacoteca Nazionale Siena, da Marcantonio Aquili (1505-1521): sulla trabeazione della cornice ha riportato: Resvrreexi[t] sicvt dix[t] all[eluia]
Cristo risorto nello scomparto centrale è in atto di benedire mentre regge il vessillo-segno di vittoria sulla morte (cui allude anche lo scorpione simbolo di morte e di rigenerazione, emblema di Tiberio,Imperatore durante il periodo nel quale avvenne la crocifissione.
Alcuni soldati, incaricati di sorvegliare il sepolcro sono svegliati da una luce abbagliante e stupiti assistono al compiersi dell’evento. Restano addormentati due di essi: un vecchio, e una figura dall’aspetto di saggio orientale, con turbante e mantello prezioso. C’è di che riflettere!
La scena è inserita in un paesaggio tipicamente umbro, ma presenta in lontananza, una Gerusalemme ideale, a sinistra un cavaliere, le tre Marie ; a destra il monte Calvario con i centurioni nei pressi delle croci armati di lancia ed asta. Sullo sfondo , al centro della composizione, il paesaggio diventa lacustre .
Nei cinque scomparti della predella sono raffigurati i momenti più significativi della Passione di Cristo, nel pannello centrale ancora una Resurrezione, mentre nei due laterali sono dipinti i protomartiri Stefano e Lorenzo su un fondo oro e finto marmo.
Nella lunetta sovrastante il trittico, una mandorla iridata, accanto a Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, è dipinto l’Eterno benedicente. Gli scomparti del trittico sono intervallati da eleganti lesene dorate su fondo blu. Lo stile pittorico di Marcantonio Aquili ignora la prospettiva, offre una tipologia dei visi arcaica, propone una decorazione minuziosa, tanto da trasformare il dipinto in una miniatura ricca di dettagli sfarzosi, di colori caldi alternati a blu elettrici.
“ La mostra appena inaugurata …rappresenta il risultato della importante collaborazione instaurata con Forlì in occasione della mostra dedicata proprio a Piero della Francesca. Noi abbiamo prestato la tavola della Madonna della Misericordia e in cambio siamo stati aiutati a realizzare questo confronto iconografico tra Artisti diversi sul tema della Resurrezione. … per valorizzare il restauro in corso della Resurrezione di Piero della Francesca e l’ Artista stesso…Infatti a conclusione della mostra di Forlì a Sansepolcro si aggiungerà la Madonna con Bambino della Collezione Alana, e il Polittico della Misericordia.… per valorizzare il Museo e fare della città natale di Piero il perno del più vasto progetto di promozione e valorizzazione territoriale interregionale, noto come “ Le terre di Piero” (Assessore alla Cultura Chiara Andreini)
UFFICIO STAMPA – COMUNE DI SANSEPOLCRO
Palazzo delle Laudi -Via Matteotti 1 – 52037 Sansepolcro
http://www.museocivicosansepolcro.it/it/home
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