Leccio e libeccio
Aria di crisi per le sogliole… le quinte non offrono più spunti buffi, i ragazzi sono saggi, concentrati, proiettati sul futuro, giovani adulti dalle voci controllate e dai comportamenti corretti (per fortuna)
Il loro paese li ha già spaventati e delusi abbastanza, sono preoccupati come anziani, ma senza pensione.
Per fortuna c’è la terza “variegata” che mi riporta sul bagnasciuga; l’altro giorno è venuto fuori che il leccio è un vento ( per assonanza con libeccio? quello che sferza le vecchie mura e che da noi si chiama garbino).
Qualche giorno dopo mi trovo a dire che lo sguardo di Beatrice irretisce … già mentre lo dico capisco e alzo gli occhi, vedo gli sguardi, le matite levate pronte ad annotare. Preso in una rete di sguardi, l’ amante non riesce a fuggire, ecco i primi sorrisi, questo è chiaro, si capisce.
Dante davvero funziona sempre; la terza ne è irretita (almeno per gran parte), i ragazzi fanno pronti riferimenti, citano versi (le frasi lasciapassare: vuolsi così colà..), usano termini danteschi nei loro commenti ( siamo selvaggi del loco).
Questo mi consola e mi rafforza nella mia convinzione di affrontare tutto in terza, rispettando l’unità dell’opera e sfruttando il loro allenamento; ora son dei maratoneti e non vorrebbero smettere mai.
Rita Chiappini