Eppure accade talvolta –
sono distratto o occupato –
che mi colgano di sorpresa e mi chiedano
se non sono un imbroglione, non ho mentito, non
tramo qualcosa in segreto.
E io
ogni volta ancora mi confondo, mi esprimo con incertezza e non dico
nulla che parli a mio favore, bensì
mi vergogno.
(B. Brecht, Di fronte alla situazione di questa città, 1941)
Nel lungo periplo del proprio esilio dalla Germania (1933-1948), Bertolt Brecht passò sette anni negli Stati Uniti (1941-1947), vivendo a Santa Monica (Los Angeles). Qui, accanto al saltuario lavoro come sceneggiatore per l’industria cinematografica, scrisse alcune poesie. Sul numero 25 dei “quaderni piacentini” (dicembre 1965) Cesare Cases curò la traduzione di sei componimenti, allora inediti al pubblico italiano. Le poesie, scritte tra il 1941 e il 1942, trasfigurano in versi, attraverso lo stile della “lirica senza rime con ritmi irregolari”, lo sradicamento vissuto dal poeta nella propria condizione di esiliato e l’alienazione da lui patita nella metropoli americana, condensazione, in forma urbana, di un modello di vita capitalistico ostile e inadatto alle forme di vita dello spirito (in primis, alla politica).
Accompagniamo lo stralcio del n. 25 dei “quaderni piacentini” con due indicazioni di lettura:
Un resoconto del lungo esilio di Brecht, apparso su Engramma n. 127 (maggio/giugno 2015) http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=2406
Un’intervista, a cura di Massimo Marino, al filosofo Rocco Ronchi, autore di Brecht. Introduzione alla filosofia (Milano, 2013), un lucido affondo teoretico sul metodo di pensiero brechtiano. L’intervista è stata pubblicata su Doppiozero il 20 maggio 2016 https://www.doppiozero.com/materiali/brecht-un-discorso-sul-metodo