“Sia affrancato e onorato il lavoro e diventi una legge per tutti. – Siano confederati gli uomini nella lotta contro la natura e abbia tregua la lotta feroce per l’esistenza fra uomo e uomo. Cadano le barriere che dividono ogni nazione in due popoli, e si diffondano egualmente nelle moltitudini, come la luce nell’aria, i benefici della civiltà, che sono frutto dell’opera comune. – Cessi lo spargimento del sangue, cessino gli odi fra le nazioni, perché l’ultima meta di tutte è una sola, e occorrono a raggiungerla gli sforzi concordi della razza umana. – Belle e sante utopie! – ci rispondono – e la prova che sono utopie è che sono antiche quanto la vita sociale e non sono ancora diventate realtà. – Ah! v’ingannate. Erano aspirazioni sparse e divise, che assumevano nelle menti incolte forme indeterminate o mostruose, e prendevano forza in una gente quando cadevano oppresse in un’altra;
ma ora sono il proposito fermo di moltitudini d’ogni paese, ordinate e alleate, che operano concordemente e ad un tempo, la scienza le formula e le sostiene, le forze che le comprimevano si sfasciano, la coscienza universale le accetta; erano chiarori di lampo che solcavano la notte, e ora sono l’alba che rischiara l’orizzonte; erano soffi di vita che scotevano a quando a quando un’atmosfera morta e ora sono la primavera che risveglia il mondo”.
(E. De Amicis, Primo Maggio (conferenza), 1907)
Per festeggiare il Primo Maggio condividiamo l’opuscolo integrale – pubblicato dalla casa editrice Nerbini, a Firenze, nel 1907 e di difficilissima reperibilità – che riporta il testo di un’orazione tenuta da Edmondo De Amicis in occasione della Festa dei Lavoratori. Si tratta di un discorso nel quale De Amicis affronta i “tanti pensieri” e i “sentimenti diversi ed opposti” che la data comprime in sé; facendone un esploso in grado di dipanare le questioni sociali, politiche, culturali ed economiche che la condizione lavorativa – sotto la lente d’analisi del socialismo, che lo scrittore abbraccia con eclettismo ideologico – comporta. Di più di dieci anni prima è la stesura del romanzo Primo Maggio, incompiuto e mai pubblicato in vita dall’autore (ciò avvenne solo nel 1980, a cura di G. Bertone e P. Boero), al quale, in una lettera del 1894, De Amicis così si riferisce, mettendolo in relazione alla sua esperienza di militanza politica: “non credo che il ritardo della pubblicazione faccia dubitare della fermezza delle mie convinzioni: a questo riguardo ha assai più importanza uno qualunque dei discorsi od articoli che vado facendo sul socialismo che non un lavoro d’indole artistica, in cui il pensiero dell’autore non è espresso che in forma indiretta ed è per giunta spesso contraddetto e combattuto, anche con buone ragioni e con violenza, dai suoi stessi personaggi”.
Corrediamo la nostra proposta con una selezione di manifesti sul tema del Primo maggio proveniente dalla banca dati Manifestipolitici.it, la banca dati open access della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, dove si possono consultare oltre 14mila manifesti. Per consultarli tutti clicca qui