Una modesta proposta: sottoporre noi stessi, insegnanti, ai test imposti ai nostri studenti. Accertare le nostre ignoranze; ragionarci, discutere. E naturalmente, discuterne soprattutto con gli studenti.
Per esempio, con quell’alunna sedicenne alle prese con il test d’italiano, nel quale si chiedeva il significato di parole come “smussare”, “massificato”, “fantasmagorico” – parole tali da farla sbottare, quasi con indignazione: “Ma insomma, cosa credono, che siamo degli intellettuali?” (e chi, tra gli adulti, affronterà i quesiti sul DNA e sulle eruzioni vulcaniche, protesterà di non essere uno scienziato?).