Belli, questi giovani che affollano gli incontri sulla cultura classica, nelle serate della primavera bolognese. Fanno la fila, chiassosi e contenti; e si chiamano per nome – mi sembra di riconoscere i figli di alcuni amici, Giulio e Francesca, Virginia, forse Lorenzo. Tra poco ci sarà silenzio negli spazi solenni di S. Lucia; e l’ascolto attento di passi biblici e platonici, con i commenti sapienti di Ravasi, Cacciari, Canfora…
(ripenso alle mie classi del mattino. A Jessica e Deborah, a Jonatan, a Maikol e Daiana. Rivedo i bar del paese, i programmi televisivi. L’invisibile e profondo fossato che divide questi ragazzi da alcuni dei loro coetanei. Ripenso alla scuola, e alle tante scuole che sembrano così simili, e che invece rischiano di essere sempre più diverse).