“L’uomo più intelligente del mondo svela: ho fatto il pieno di cultura a 11 euro al mese.” Incuriosita dal titolo, ho cominciato a leggere e mi sono trovata di fronte ad una storia imperniata su un topos dell’immaginario popolare, che ha una lunga e nutrita tradizione: il povero che riesce a diventare ricchissimo, anzi l’uomo più ricco della terra. Il nostro Peppe Cirillo, così si chiama il protagonista, condensa in sé diverse caratteristiche attribuite alla figura del derelitto: figlio di pescatori, ultimo di sei fratelli, e per di più di Torre Annunziata. Ugualmente fa parte di un cliché consolidato l’ingegnosità, dimostrata fin da piccolo, sempre ai confini dell’illecito. La novità è rappresentata dal fatto che ha conquistato la ricchezza grazie alla sua sapienza. L’accostamento sapienza/ricchezza affonda le sue radici nella storia del pensiero, anche se vi sarebbe da osservare che, in quella, la ricchezza era di natura spirituale, ma non è il caso di sottilizzare, Quello che è interessante è che nel racconto la tradizione viene reinterpretata alla luce dei nuovi tempi. I soldi sono vinti partecipando ad una gara a quiz, con finale a Las Vegas, la sapienza permette di rispondere a domande del tipo: “il numero di gocce di sudore trasformate in vapore acqueo che il tennista Louis Miller aveva sulla fronte al momento della vittoria del Wimpledon Championship, considerato che la temperatura quel giorno era di 34 gradi.”
Come ha raggiunto tale traguardo l’intelligente Peppe? Grazie alla sua tenace assiduità ai programmi televisivi di Sky.
Chiaramente si trattava di un annuncio pubblicitario, scopertamente tale, che risultava straordinariamente ironico, forse non per precisa volontà di chi l’aveva ideato.
La lettura mi ha fatto sorridere, ma mi ha lasciato, anche, con un lieve gusto di aceto in bocca.