La circolare di un ministro, la sentenza di un tribunale, un disegno di legge: rispettivamente per vietare l’uso dei cellulari in classe, regolare il consumo delle droghe leggere, imporre alcuni limiti a chi ha appena preso la patente.
Ogni provvedimento, preso a sé stante, è legittimo e forse accettabile. Ma a considerarli nel suo insieme, questi provvedimenti mostrano anche qualcos’altro: sembrano indicare l’ansia, da parte di noi adulti in difficoltà, di proteggere i più giovani dai loro stessi comportamenti. Un sovrappiù di regole e costrizioni che rivelano la nostra disarmata impotenza; il confronto quotidiano e ragionevole rimpiazzato da una struttura normativa, razionale e astratta.
Ma almeno possiamo stare tranquilli: nessuno dei nostri giovani sarà danneggiato da telefonini, spinelli o auto di grossa cilindrata.
(“Aveva appena diciassette anni, Giuseppe Di Vincenzo. È morto nella notte di mercoledì all’Ospedale Cardarelli di Napoli dove era stato portato in condizioni quasi disperate. Operaio giovanissimo, originario di Andria [Bari], Giuseppe si era infortunato sabato scorso in un cantiere edile a Corato [Bari]”; così “il manifesto” del 23 marzo 2007; nel web all’indirizzo www.articolo21.info/rassegne/lavoro23032007/Art00001.htm; e in pochissimi altri siti)