Nel Regno Unito, dal prossimo autunno, in tutte le scuole superiori si terranno lezioni di “Social and Emotional Intelligence”. Di fronte alla maleducazione imperante, il governo ha deciso che compito delle scuole sarà anche quello di insegnare le buone maniere: le regole elementari del vivere sociale.
Ricordo, perfettamente, che i miei genitori, così d’altra parte facevano tutti, non appena cominciai a parlare m’insegnarono a dire “grazie”, “per favore”. Se pronunciavo queste paroline, ero ricambiata dai sorrisi e dai complimenti degli adulti, cui erano rivolte, e da uno sguardo compiaciuto dei miei genitori. Poi, nel tempo le regole da seguire sono state sgranate, sempre da loro, una dopo l’altra.
Sembra che, ora, la famiglia abbia abdicato a questo compito.
Mi è tornato alla mente un libretto, pubblicato nel 1530, di Erasmo da Rotterdam: “De civilitate morum puerilium libellus”. Ebbe un successo enorme: almeno dodici edizioni solo nel 1530, venne tradotto in tutte le principali lingue volgari e utilizzato come testo nelle scuole.
Mi piacerebbe che si diffondesse l’esigenza di essere educati: “Coloro che pensano che tali nozioni elementari di virtù non abbiano alcun valore morale, a mio avviso, commettono un grande errore.”
(Erasmo da Rotterdam, De civilitate morum puerilium libellus, cit. in “Storia dell’infanzia. Dall’antichità al Seicento”, a cura di E. Becchi e D. Julia, Roma- Bari, Laterza, 1996, vol. I, p. 224.