Un’esperienza di integrazione fra l’attività didattica in aula e le risorse che le tecnologie multimediali mettono a disposizione. La voglia di sperimentare modalità nuove di insegnamento/apprendimento, sorvegliata, però, da domande sulla loro efficacia che percorre l’intera esperienza, che sono sintetizzabili negli interrogativi che l’insegnante si è posta: “L’introduzione di elementi tipici della formazione a distanza a scuola, accanto all’attività didattica in aula, al di là di una momentanea curiosità, può portare qualche beneficio all’apprendimento?
Che cosa può aggiungere in una scuola superiore, in cui gli alunni frequentano le lezioni, l’integrazione dell’attività in aula con corsi che richiedono la connessione ad Internet?”
Un’esperienza informatica
Nello scorso anno scolastico ho condotto un’esperienza di insegnamento/ apprendimento con l’utilizzo di una piattaforma per la formazione a distanza installata sul sito dell’Istituto scolastico in cui prestavo servizio, mi riferisco al software “open source Moodle”. Ho cercato di capire come funzionava grazie al manuale on line e se poteva offrire qualche spunto per migliorare l’organizzazione e il lavoro dell’insegnante e dello studente. Ho studiato le possibilità del programma anche cercando aiuto in Internet e mi sono lanciata nell’avventura. La classe destinataria è stata una quinta del Liceo delle Scienze sociali.
Sensati motivi
Pensavo che l’iniziativa potesse essere sensata per vari motivi:
- la familiarità delle nuove generazioni con le tecnologie della comunicazione e dell’informazione,
- la possibilità di “collocare” in un luogo virtuale ma accessibile anche da casa materiali didattici usati in classe, riducendo o eliminando le fotocopie,
- la possibilità di allargare le fonti a cui attingere, introducendo accanto ai libri di testo, agli appunti, ecc., altre risorse messe a punto dall’insegnante e dagli alunni o reperibili in Internet,
- l’educazione ad un uso corretto e a fini di studio delle risorse presenti sul web,
- la possibilità di aggiornamento continuo dei materiali.
- La mia intenzione non era certo di sostituire l’attività in aula ma di integrarla esplorando altre modalità.
- Le ipotesi da verificare riguardavano la possibilità, grazie alle nuove tecnologie, di
- di offrire percorsi individualizzati, in particolare per quello che riguarda tempi e ritmi di lettura dei documenti e di svolgimento degli esercizi, l’autocorrezione e l’uso dei forum e della posta elettronica;
- di instaurare nuove modalità di relazione con il docente;
- di sollecitare una maggiore operatività degli alunni;
- di potenziare le capacità di accedere e reperire le risorse informative;
- di accrescere la motivazione allo studio.
I requisiti tecnici consistono semplicemente nella connessione ad Internet, che è presente a scuola e nella maggior parte delle case degli studenti. Alcune alunne hanno utilizzato la connessione ad Internet delle biblioteche cittadine.
I contenuti
I contenuti che ho identificato come particolarmente idonei a tale esplorazione sono riassumibili con il termine generico di globalizzazione. Questo termine, abusato, concerne la realtà in cui siamo immersi, che per la mancanza di distanza, la complessità e le letture ideologiche non è di facile decifrazione. E’ un tema sul quale si è scritto e si scrive tanto, che richiede filtri (intesi come capacità di identificare i punti di vista a partire dai quali sono fatte determinate affermazioni e in generale capacità di svolgere un elementare lavoro di critica delle fonti), continui aggiornamenti in termini di informazioni e di concetti per pensare la suddetta realtà, per afferrare cambiamenti e permanenze, per effettuare confronti ed esprimere cauti giudizi. La possibilità di aggiungere/sostituire documenti in qualunque momento e di ricorrere a fonti multimediali mi è sembrata particolarmente indicata per tale percorso, messo a punto nell’ambito dell’insegnamento delle Scienze sociali.
La piattaforma Moodle permette di sviluppare corsi, suddivisi in argomenti che possono essere organizzati in lezioni. Le lezioni sono definite nel software “attività”, la tipologia delle attività comprende compiti, glossario, quiz, forum, ed altre cose. Mi limito a segnalare quelle di cui mi sono servita. Accanto alle “attività” ci sono le “risorse”, che permettono il collegamento con file, siti, ecc., cioè consentono di introdurre documenti, immagini, filmati, per approfondimenti.
Blocchi
Ho identificato dei blocchi che a mio parere sono fondamentali per parlare di globalizzazione, che hanno costituito le lezioni, alle quali poi ho dato un certo ordine (che può sempre essere facilmente cambiato); alle lezioni sono collegate risorse, intese come testi di approfondimento (nei formati word e pdf). Ho previsto dei compiti, che possono essere consegnati all’insegnante on line oppure in classe, che fanno riferimento alle lezioni e alle risorse, e dei test, concepiti come verifiche finali. E’ possibile introdurre tra le risorse foto e immagini, cosa molto utile, p.e., per far lavorare su carte geografiche e tematiche.
I blocchi di contenuti sono:
la società globale,
la globalizzazione economica,
la globalizzazione politica,
la globalizzazione culturale,
spazio e tempo,
individuo e società.
Uno strumento molto utile è il glossario, quando nel testo compare una delle parole che lo costituiscono, essa è evidenziata e cliccandola si arriva alla voce del glossario relativa. Il glossario può essere incrementato in qualunque momento.
Verifica
Quando ci si accinge a creare una lezione, si deve compilare un “form” che richiede il titolo e altre caratteristiche della lezione, p.e. se è a tempo, o se si vogliono valutare i risultati; una volta definiti tali parametri compare una pagina che offre alcune scelte. Io ho sempre usato: “aggiungi una pagina domanda qui”, dopo di che appare la struttura della pagina da compilare. Si tratta di scegliere il tipo di domanda tra le seguenti possibilità: risposta multipla, vero o falso, risposta breve, numerica, corrispondenza, testo. Alle classiche domande a risposta chiusa (risposta multipla, vero/falso, numerica) corrisponde in automatico un punteggio. Nel caso della scelta “testo”, la valutazione viene fatta dall’insegnante. Quest’ultima opzione è più in linea con le nostre pratiche didattiche, lascia libertà all’alunno, non è standardizzata e richiede competenze linguistiche e di produzione testuale. Ho usato tutti i tipi di domanda anche nell’intento di sperimentare la validità della tipologia. La prima impressione è stata di rigidità didattica, però approfondendo la conoscenza del software tale impressione si è andata smussando perché le potenzialità sono veramente ampie: si tratta quindi di prevedere un utilizzo che ne combini alcune in modo il più possibile vario. Per quanto riguarda i test, essi consistono di domande a risposta chiusa. Il programma calcola il punteggio, fa medie, indica il tempo impiegato a rispondere per ciascun alunno e in media, ecc. L’alunno decide quali e quante risposte inviare per la valutazione. Ho inserito domande anche molto specifiche, ma il mio intento non era tanto di verificare il possesso di nozioni, bensì di spingere le alunne a navigare nei siti che avevo indicato (siti istituzionali o di associazioni) per trovare le risposte. I siti che sono stati oggetto di consultazione sono stati, per esempio, quello dell’Unione Europea, quello delle Nazioni Unite, quello del Progetto per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), in questi due ultimi casi, le studentesse dovevano usare una delle due lingue straniere studiate a scuola.
Il corso è stato presentato in aula con l’ausilio del proiettore collegato al computer, quindi la classe si è trasferita nell’aula di informatica per cominciare a impratichirsi. Successivamente il lavoro è stato svolto individualmente a casa.
Le alunne si sono iscritte al corso e hanno ricevuto una password. Ho lasciato la possibilità di svolgere il percorso anche come “ospite”, cioè senza bisogno di iscrizione. Il docente può vedere quante volte l’alunno si collega, quanto tempo impiega nella lettura della lezione e nella risposta alle domande per passare da una pagina all’altra, quante volte compie il tentativo. Inoltre il docente corregge le risposte aperte e invia valutazioni e commenti agli studenti. La posta elettronica e i forum offrono ulteriori possibilità di comunicazione, collaborazione e scambio.
Valutazione e autovalutazione
Le alunne hanno accolto favorevolmente tale percorso e apprezzato le modalità interattive che presenta. Alcune hanno arricchito le risposte con ricerche personali e composto testi pregevoli.
Come ho detto, alla fine di ogni pagina, nella maggior parte dei casi si deve rispondere a domande sul testo letto per procedere. Qualora la risposta sia sbagliata, occorre dare un’altra. In fase di svolgimento dei test, c’è la possibilità di riguardare le risposte prima di spedirle, una volta inviate vengono valutate e l’alunno riceve il punteggio e l’informazione sugli errori. Queste modalità di autocorrezione permettono di monitorare il proprio apprendimento. E’ possibile prefissare il tempo per lo svolgimento della lezione e la risposta ai test, ma ho preferito non ricorrere a tali modalità angosciose anche perché il mio intento era di incoraggiare un utilizzo delle tecnologie e delle risorse della rete finalizzato allo studio, di sviluppare interessi e di rispettare i differenti ritmi di apprendimento. Ho potuto rendermi conto meglio del rapporto delle singole alunne con il lavoro scolastico attraverso alcuni dati rilevabili, come gli orari in cui sono stati svolti i percorsi, spesso di sera, a volte molto tardi, oppure di mattina quando in teoria dovevano essere a scuola, ho notato che molte tendevano a portarsi avanti, leggere lezioni prima che venissero assegnate, tentare esercizi, abbandonare, riprendere, sfruttando quindi la libertà di organizzazione concessa dalla tecnologia. Appena svolto il percorso, poi, le studentesse si aspettavano subito la valutazione e dopo poche ore mi sollecitavano se non avevo ancora risposto! Appare palese l’abitudine a rapportarsi in tempo reale, al di là della diversa dislocazione spaziale cui ci hanno abituato i telefoni portatili e Internet. I forum sono stati utilizzati solo per chiedere chiarimenti o porre delle domande all’insegnante; non sono stati sfruttati per le possibilità di collaborazione anche tra gli alunni. Posso dire che la “comunità virtuale” non è stata diversa dalla classe, con i suoi ruoli prestabiliti, in cui, per lo studente, l’interlocutore è prevalentemente il docente. In una prossima esperienza di questo tipo, cercherei soprattutto di curare che emergano e siano sfruttate le potenzialità di collaborazione in rete. Debbo anche notare che, se pure la navigazione è risultata attraente e ha incuriosito le alunne che hanno provato tutti i vari link, per appropriarsi dei contenuti le studentesse hanno stampato le pagine da studiare, trovando faticosa e dispersiva la lettura dal monitor.
Effetti positivi
In conclusione, posso affermare che l’attività è stata ben accolta e ha prodotto apprendimento dei contenuti proposti in quanto richiede una lettura attenta per poter rispondere correttamente e procedere nello studio, consente di rilevare in itinere gli errori per comprenderli e correggerli, lascia libertà di navigazione. In parte le relazioni con il docente, con cui potevano comunicare anche al di fuori dell’orario scolastico, sono state percepite in modo diverso, considerando il docente un punto di riferimento e un aiuto piuttosto che come un giudice. Alcune hanno migliorato anche le loro competenze nell’uso del computer, della posta elettronica e della navigazione in Internet, competenze che spesso si danno per scontate senza pensare di verificarle.
Come già dichiarato, tale percorso non è in alcun modo sostitutivo dell’attività in aula, dei libri e delle biblioteche come mediatori delle conoscenze, della comunicazione interpersonale con la sua ricchezza e i suoi imprevisti. Il corso in Internet, tuttavia, presenta i vantaggi di essere accessibile e facilmente aggiornabile, consente maggiore libertà di organizzazione dello studio e risulta motivante. Dal punto di vista del docente, offre la possibilità di gettare uno sguardo sullo studio domestico dell’alunno, controllando se effettivamente ha consultato la lezione e si è esercitato, -anche se la modalità ricorda un po’ il “Grande fratello” e di avere tempestivamente elementi per compiere interventi formativi.
Naturalmente avendo descritto un’esperienza personale, l’utilizzo fatto del software è stato limitato e parziale, pertanto non sono in grado di analizzare e giudicare il software nella totalità delle sue potenzialità innovative.
In eventuali esperienze future, oltre a sollecitare, come detto, la collaborazione in rete, mi sembra produttivo spingere gli alunni a integrare i testi proposti dal docente e costruire collettivamente il corso.
Per chi volesse vedere il percorso di cui ho parlato aggiungo che è visitabile sul sito dell’Istituto Laura Bassi di Bologna, nella sezione dedicata all’insegnamento a distanza curata dal prof. Cosimo Caforio: http://www.laurabassi.it/lbnfad/course/view.php?id=5&topic=3