“la Repubblica”, 6 novembre 2007, tre articoli occupano un’intera pagina: “Marocchino picchiato davanti a scuola – Roma, 4 compagni lo colpiscono con calci e colpi di catena. Ha 14 anni”; “Ischia, ragazzo suicida 3 indagati per bullismo”; “Raid degli studenti allagato un liceo”.
Leggo con irritato fastidio. Siamo all’ennesima segnalazione di episodi affastellati in un unico contenitore chiamato bullismo.
I media, da un po’ di tempo, con attenzione pignola, riportano innumerevoli episodi così classificati. Nel conferire visibilità al fenomeno, è come se esso si generasse, in quel preciso momento, per poi dilagare, come un’epidemia, nella totalità delle aule scolastiche. Non vi ravviso alcuna intenzione di affrontare un problema per comprenderlo e farlo comprendere. Mi sembra che all’opera ci sia “una fabbrica di mostri” da esibire in pubblico.
Solo una poesia per l’adolescente di Ischia; nessun commento, occorre sostare in silenzio, perché “il silenzio rivela e mette tacere la chiacchiera” (1)
“Si tocca il fondo
quando si diventa indifferenti
anche al proprio dolore.
quando ci si aggrappa alla morte
per ricevere un po’ di affetto
postumo.
Quando non si ha più niente da ascoltare,
più niente da dire, più niente da vedere.
Quando una bocca parla
e non se ne sentono i suoni.
Quando l’indifferenza
ti strappa alla vita
negli acquitrini del nulla.” (2)
(1) M. Heidegger, “Essere e tempo”, trad. di P. Chiodi, Milano, Longanesi, 1978, p. 208
(2) E. Borgna, “L’attesa e la speranza”, Milano, Feltrinelli, 2005, p. 178. (La poesia riportata è di una paziente di Eugenio Borgna)