A settembre sono uscite le “Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione”. Un testo di 113 pagine che il Ministro della pubblica istruzione ha presentato come uno strumento di lavoro. Egli ha affermato, infatti, che, “come più volte ho ricordato, intendiamo promuovere un processo costante di innovazione, fatto di buone pratiche, di piccoli passi concreti di miglioramento; una via alternativa alla prospettiva sempre un po’ aleatoria di una grande riforma, che finisce per invecchiare ancora prima di realizzarsi.”
Sono state accompagnate da due smilze paginette contenenti “Qualche esempio in pillole”.
Poi, il silenzio. Commenti, osservazioni, riflessioni, critiche, pressoché nulle.
Abbiamo provato a sentire chi quelle indicazioni le sta saggiando sul campo ed è un insegnante che crede nella scuola e nella su funzione.
Non importa se non si esprimono giudizi, forse, all’inizio, sono più giusti interrogativi, dubbi e speranze.
Caro diario,
oggi ci hanno consegnato un librino dalla copertina grigia, con un logo arcobaleno, dicono che rappresenti la speranza, la multiculturalità…
L’autore: Ministero della Pubblica Istruzione; è confortante come, a volte, il ritorno di un semplice aggettivo qualificativo ci faccia sentire meno orfani.
Il titolo è accattivante, ma non troppo: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione. È la prima volta… che sia un rito d’iniziazione?
Indicano la via maestra, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado: un inedito! Come andrà a finire in collegio? Ci capiremo con i nostri colleghi? Sarà una torre di Babele?
Riflettiamo su alcune parole, cerchiamo di inventarci un esperanto; è ancora possibile costruire una lingua comune?
Aree o discipline?
Corsi o ricorsi storici.
Vuoi vedere che questa volta la didattica di tipo operativo e laboratoriale sarà legittimata? I colleghi non avranno più il terrore di rimanere indietro rispetto al programma ministeriale?
Proprio perché la morfologia interna di ogni disciplina è mantenuta identica nei diversi livelli scolastici, pensiamo che sia arrivato finalmente il momento in cui possiamo confrontarci davvero sulle diverse modalità di mediazione didattica.
Certo che a sognare…
Traguardi o obiettivi?
Nella nostra torre di Babele gli obiettivi sembrano essere i gradini per arrivare agli splendidi giardini pensili dei traguardi per lo sviluppo delle competenze.
Sarà davvero così o differiranno per consistenza epistemica?
Si tratta di una distinzione squisitamente operativa, per facilitare il nostro lavoro di insegnanti?
La questione non ci riguarda; preferiamo vederci in cordata con i nostri alunni e pensare agli obiettivi/gradini come mezzi (prescrittivi?) che raccomandano una didattica di tipo laboratoriale, solo così capace di coinvolgere gli alunni e di assicurare un’alta qualità degli apprendimenti.
Dammi un pizzico che mi sveglio…
Valutazione
Sono pochi (inesistenti?) i riferimenti alla valutazione sia nel testo delle Indicazioni sia in quello del Decreto di attuazione.
Come certificare le competenze, atto obbligatorio a tutti i livelli di uscita del percorso scolastico?
Supponiamo che le controverse questioni degli ultimi anni in merito a questo spinoso tema – chi non si ricorda dei “censimenti” promossi e attuati dall’INVALSI? – hanno spinto il Ministro a rinviare la questione per approfondimenti ulteriori.
Potrebbe essere una decisione saggia: ogni sistema valutativo, infatti, deve essere costruito assieme agli insegnanti e non “contro”, altrimenti la sua affidabilità sarà scarsa.
Rimangono, comunque, dei nervi scoperti. Si riuscirà a orientare le pratiche valutative degli insegnanti? Si riuscirà a porre quelle in relazione con gli strumenti da utilizzare? Come tradurre i traguardi/obiettivi in uno standard?
È utile e utilizzabile il concetto di standard nella scuola di base?
Siamo grati al Ministro per non averci dato le risposte a tali domande con un Decreto piovuto sulle nostre teste dall’alto.
C’è, comunque, molto da fare e speriamo che sarà materia di studio da sviluppare nella ricerca-azione, come – tra l’altro – dichiarato nel Decreto attuativo.
Speriamo che la nostra torre non risenta delle sollecitazioni sismiche di tutti questi quesiti. Altre costruzioni che si presentavano come solide sono finite in macerie proprio a causa di questa chiave di volta.
Che incubo…cosa abbiamo mangiato a cena?
Personalizzazione
Persona come co-protagonista, individuo unico e irripetibile nel tempo e nello spazio?
Allora sì, siamo d’accordo!
Nell’introduzione alle Indicazioni si sottolinea la centralità della persona all’interno del processo di insegnamento/apprendimento.
Pensiamo che, affinché lo studente possa veramente “essere” e, quindi, “vivere” la propria identità, sociale e culturale, sia necessario che ogni scuola applichi la propria Autonomia. Solo in questo modo la scuola può pensare e realizzare progetti per persone che vivono “qui e ora”. Solo così essa può mettere un freno alla dispersione scolastica, perché grazie all’autonomia si riesce a mettere in pensione il “centralismo istituzionale”, responsabile (ancora oggi?) di una scuola socialmente selettiva, che dà di più a chi ha già di più, e di meno a chi ha di meno, e poco attenta invece, proprio perché “sacralizza” i programmi ministeriali, al modo di essere e di sognare di ciascun studente, essere unico e irripetibile.
Adesso, caro diario, chiudiamo queste scarne riflessioni a penna, volevamo mandare una e-mail, ma l’aula d’informatica è isolata e i computers funzionanti sono solo tre.
L’inchiostro sta per finire, ne vorremmo conservare un po’ per domani mattina, il registro ci aspetta.
Ti faremo sapere della sorte della torre.
Nota
“Le indicazioni…” sono rintracciabili al seguente indirizzo:
http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/indicazioni_nazionali.shtml