Questa volta siamo noi di Voci a riprendere, per sottolinearlo, un intervento comparso sull’ottima rivista on line “Fuori registro” ( http://www.didaweb.net/fuoriregistro): perché avevamo già letto sulla Repubblica del 23 novembre scorso l’articolo di Marco Lodoli che ci aveva spiazzato, quasi turbato. E poi le parole del collega Mereghetti ci hanno fatto capire. Scuola “occasione di umano”: una definizione più completa e giusta non si può trovare. Aderiamo completamente a questo modo di essere.
(Gianni Mereghetti è insegnante all’IIS Bachelet di Abbiategrasso)
Carissimo Marco Lodoli,
ho letto il suo articolo “Quando gli studenti ci danno una lezione” nel quale riporta l’analisi di un suo studente sulla società e sulla scuola con una sua riflessione conclusiva. Le confesso che il tutto mi ha lasciato una profonda tristezza, forse che il nostro impegno educativo finisca in grandi e superdettagliate analisi su come la società uccida il desiderio? Spero proprio che possiamo, io e lei, tentare qualcosa di meglio, altrimenti faremmo crescere non solo dei disperati, ma con in più la coscienza lucida di esserlo. Meglio allora che i nostri studenti si stordiscano dietro le soddisfazioni che la società confeziona appositamente per loro.
Io sono convinto che non ci sia ragione per andare ogni mattina in classe e stare con lo sguardo fisso ai nostri studenti se non perché portiamo qualcosa che corrisponda ai loro desideri. Le faccio un esempio, certamente non di valore come il suo, ma forse anch’esso significativo. La scorsa settimana ho partecipato ad uno dei riti più insulsi cui la scuola ci obbliga, i Consigli di Classe. È stata un’esperienza amara – devo confessarle che una notte non ho dormito per la tristezza! – passare da un fallimento all’altro, non riuscendo a smuovere di un centimetro il moralismo purtroppo dominante – quello di chi crede che imponendo alcune regole di buona educazione si riesca a generare negli studenti l’amore allo studio! -.
Arrivato all’ultimo Consiglio non ne potevo più che finisse! Se non che, dopo le solite analisi di noi insegnanti, uno studente si è alzato e, senza prendere in considerazione i difetti messi in campo da noi prof, ha detto: “Beh! A me quest’anno venire a scuola piace, ciò che si fa è bello, mi interessa”. Ho sentito un contraccolpo, ho alzato lo sguardo che ormai aveva chiuso i battenti, e ho ringraziato quello studente, che non aveva fatto nessuna analisi, ma aveva messo in gioco il suo cuore, per il semplice motivo che è dall’inizio dell’anno che lo fa. Questa a me pare la scuola, un’occasione per l’umano – che è in tutti -, per ridestarlo ogni volta più intensamente, il che non accade perché lo si progetti, ma perché uno ha a cuore il suo desiderio e lo gioca in quello che vive. Sì, quel ragazzo mi ha dato una lezione, stare alla profondità della sua sfida, che insegnare c’entri con la bellezza della vita, con la sua positività, questo mi interessa!
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Nota
L’ articolo di Marco Lodoli sdi può leggere al seguente indirizzo: