Il nuovo anno scolastico si apre all’insegna di provvedimenti presi o annunciati, di propositi di riforma nel novero dei si dice, si sussurra.
Ahimè, mi verrebbe da dire, perché il ministro dell’istruzione ha deciso di occuparsi della scuola? Meglio sarebbe stato se avesse optato per una pausa di riflessione, magari quinquennale.
Purtroppo questa è la situazione e, quindi, prendiamoli in considerazione, questi provvedimenti, raggruppandoli sulla base della funzione presunta o dichiarata.
Le parole d’ordine sono “serietà” e “autorità”
Di veri e propri ritorni, in realtà, si tratta: del grembiulino, del quale è inutile parlare seriamente, dell’insegnamento dell’educazione civica, del voto in condotta inserito nella valutazione complessiva.
Azioni frammentarie, a costo zero, decise per creare la parvenza di un impegno per ridare serietà ed autorevolezza alla scuola, distrutte in anni sconsiderati, ripristinando “il buon tempo andato”.
L’articolo 1 del decreto legge per l’avvio dell’anno scolastico 2008-2009 prevede la sperimentazione nazionale volta all’acquisizione, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, nonché nella scuola dell’infanzia, delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale ed entro il monte ore complessivo previsto per le stesse.
È la vecchia educazione civica, eliminata, almeno così mi sembra, una volta che ne è stato constatato l’insuccesso. Ma allora, perché reintrodurla in forme praticamente uguali?
Vi è da aggiungere che qualsiasi forma di educazione alla convivenza civile non può risolversi, puramente, nell’acquisizione di conoscenze e competenze, ma si fonda su un’esperienza continuata e partecipe di vita comunitaria.
Nell’articolo 2 è specificato che la votazione insufficiente del comportamento dello studente determinerà la non ammissione al successivo anno di corso o all’esame conclusivo del ciclo.
È un’illusione ritenere che il cinque in condotta possa servire come deterrente contro il bullismo, tanto più che gli strumenti per sanzionare comportamenti gravemente scorretti esistono già e, se non sono serviti o non sono stati utilizzati, non è certo un inasprimento delle punizioni che può risolvere il problema.
Ritornano i numeri
Nella scuola primaria e secondaria di primo grado ritorna la valutazione numerica, illustrata con un giudizio analitico sulla maturazione globale raggiunta dall’alunno.
Le motivazioni che stanno alla base di questa reintroduzione sono chiaramente espresse in un’intervista dal Ministro Tremonti:
“I numeri sono una cosa, i giudizi sono una cosa diversa. I numeri sono una cosa precisa, i giudizi sono spesso confusi. Ci sarà del resto una ragione se tutti i fenomeni significativi sono misurati con i numeri… Un terremoto? È misurato con i numeri della scala Mercalli o Richter. Il moto marino? In base alla scala numerica della “forza”. La pendenza di una parete in montagna? In base ai gradi. La temperatura del corpo umano? Ancora in base ai gradi. La mente umana è semplice e risponde a stimoli semplici. I numeri sono insieme precisi e semplici. Il messaggio che trasmettono è un messaggio diretto.”
Mi sembra che il Ministro conosca ben poco dell’argomento, forse necessita di un sostanzioso corso di recupero.
Prima di tutto, confonde misurazione e valutazione: profondamente diverse sono la misurazione di un fenomeno e la sua valutazione, quindi le scale cui fa riferimento non possono essere assunte come elemento di paragone.
I numeri, poi, consentirebbero una lettura precisa e trasparente? Questa è una vera e propria sciocchezza. Esprimono esclusivamente il successo o l’insuccesso nello studio in una scala che è relativa ad un determinato contesto e non equiparabile ad altri contesti, e informano solo di questo; di per sé non descrivono una situazione.
In realtà numeri, lettere dell’alfabeto, aggettivi, giudizi analitici, pari sono; il nodo reale è, invece, quello della chiarezza e della trasparenza dei criteri di attribuzione e un’efficace comunicazione dei loro significati a studenti e famiglie.
Tagli e ritagli
Come sempre, tutte le volte che occorre realizzare risparmi, la scuola è fra i bersagli preferiti.
Mi pare che i tagli, veramente sostanziosi, siano stati decisi con una fretta indiavolata, dove risultava evidente, a colpo d’occhio, che si poteva intervenire. Il risultato: un risparmio di sette miliardi e trecento milioni, di cui, almeno così ha affermato il ministro, due miliardi saranno reinvestiti nella scuola. Ovviamente la riduzione dei fondi stanziati servirà per ridare slancio all’istruzione in Italia!
Si ritorna al maestro unico nei primi tre anni della scuola primaria. Le giustificazioni addotte sono state in pratica due: i tre maestri erano stati introdotti solo per compensare la diminuzione della popolazione scolastica; coloro che hanno frequentato la scuola con un solo maestro non sono poi cresciuti così male. Inutile soffermarsi sulla seconda che è risibile; la prima sorvola sul dibattito degli anni ’90 sulla scuola elementare (2).
Come si faccia, poi, a garantire, anzi ad incrementare, il tempo pieno, e l’insegnamento dell’inglese, così come è stato promesso, è tutto da verificare.
È prevista la riduzione dell’orario settimanale di tutti gli istituti superiori, come e in che modo non è dato di sapere. Sembra che una commissione segreta sia stata incaricata della revisione. L’importante è comunque che si faccia, perché è prevista del decreto approvato dal governo.
È chiaro che questa riforma, se di riforma si può parlare, ha come scopo la riduzione del personale. Ne deriva, come prima conseguenza, che i precari inseriti nelle graduatorie “ad esaurimento” dovranno cercarsi un altro lavoro. Si è anche sentita la proposta di riciclarli come guide turistiche, che, come battuta, non è neppure divertente.
Vi è poi stato un altro provvedimento, preso in sordina nel mezzo dell’estate: la sospensione delle nuove iscrizioni alle Scuole di specializzazione per l’insegnamento nella scuola secondaria, con la motivazione sbrigativa che era inutile formare nuovi insegnanti, non essendoci più posti disponibili; ma credo che si sia neppure verificato se questo fosse vero per tutte le classi di concorso.
L’elenco non è completo, ma per altri provvedimenti siamo nel campo di annunci lanciati e poi smentiti, di una ridda di voci fra le quali è difficile districarsi.
NOTE
Sul grembiule, ma anche sulle più serie questioni del maestro unico e della Ssis, si rinvia ad altri interventi nelle Voci (nelle sezioni “Contributi” e “Sirene”, con qualche link utile).
L’intervista a Tremonti (“In soffitta la scuola figlia del ‘68”), pubblicata su” La Padania” del 12 agosto 2008, si può leggere all’indirizzo:
http://www.fattisentire.net/modules.php?name=News&file=print&sid=2988
(e per chi ama i dettagli rivelatori, un piccolo post su Tremonti nel blog di Luca Sofri, 9 settembre 2008, all’indirizzo: http://www.wittgenstein.it/page/4).