È tutto un fiorire di documenti, cortei, annunci di scioperi contro il decreto sulla scuola che in questi giorni si sta traducendo in legge, ma il sentimento che proviamo è solo quello dello scoramento.
Non perché non condividiamo le ragioni della protesta, ma perché prevediamo il suo inaridirsi a novembre.
Chi dovrebbe avanzare proposte alternative, e non ci riferiamo ovviamente agli insegnanti,ai genitori e agli studenti che si sono mobilitati, ci sembra in grado solo di proclamare che è in corso la distruzione della scuola. E se non ci sono proposte che diano sostanza e forza all’opposizione questa è destinata ad esaurirsi. Non si vede nessun Noè che ci presenti un’arca per resistere al diluvio; anzi, a dir la verità, neppure una barchetta.
È l’inanità di proposte concrete, quel no urlato, che dietro ha il vuoto, che fa piangere.
Allora, proviamo a stare dentro al progetto di intervento sulla scuola della Gelmini. Prendiamola molto seriamente. Ha parlato di Costituzione come bibbia laica: bene, invece di raccontarci che è tutto strumentale, organizziamo la lettura ad alta voce della Costituzione, nelle scuole.
Vuole semplificare gli indirizzi delle superiori e ridurre l’orario dei professionali: benissimo, è quello sul quale concordiamo tutti, abbiamo qualcosa da proporre, o dobbiamo tornare a lamentarci che scompaiono la geografia o l’economia o non so quale altra disciplina: “Dio mio come faremo?”;
in un’affannosa ricerca per salvare il proprio orticello a scapito di quello degli altri, o facendo finta di credere che sia possibile offrire nelle scuole l’enciclopedia dei saperi.
Entro ottobre il decreto sarà convertito in legge, niente o quasi potrà arrestarne l’iter, poi calerà il silenzio .
Nelle scuole vi sarà chi placidamente si cullerà in un liquido congeniale e chi, molti siamo convinti, cercherà di limitare i danni e continuare nel miglior modo possibile il proprio lavoro, con spreco di energie e di capacità che avrebbero meritato di essere impiegate in modo migliore.