La riproposizione del grembiule a scuola ha attirato, mi sembra più di qualsiasi altro provvedimento messo in campo dal ministro dell’istruzione, l’attenzione: sui giornali è stato tutto un fiorire di pareri, di analisi a favore e contro, di sondaggi.
Si tratta, in realtà, di un’indicazione: saranno i Consigli d’Istituto che dovranno perdere tempo a decidere se adottare grembiule o divisa che sia e scegliere il modello, magari consigliati da stilisti, pare, infatti, che alcuni abbiano offerto la loro disponibilità.
Ero convinta che non valesse la pena parlarne, anche per l’inconsistenza e la marginalità dell’intervento: si tratta in fondo di uno spot, che contrabbanda un impegno per l’affermazione dell’ordine e dell’eguaglianza nella scuola.
E però una piccola notizia, comparsa a metà agosto su di un quotidiano, mi ha fatto cambiare idea perché aveva la stessa piacevole leggerezza di una nuvoletta di zucchero filato, dal sapore dolce anche se un po’ stucchevole.
“Una polo unisex con pantaloni per i maschi e con una gonna colorata per le femmine, in tessuto antistrappo e piena di tasche: ecco la nuova divisa scolastica approvata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. La tenuta sarà presentata in anteprima alla scuola elementare Fermi di Segrate il prossimo 8 settembre, primo giorno di lezioni.”
L’ho accolta con una scrollata di spalle, un mezzo sorriso e qualche ricordo.
Quando io frequentavo la scuola elementare il grembiule era obbligatorio: bianco per le femminucce e nero per i maschietti.
La differenza di genere era netta, anche perché quel grembiule imponeva a noi bambine movimenti contenuti, per evitare che si sporcasse, bianco com’era; poi, c’erano le tremende macchie d’inchiostro che, se non eri molto abile con la penna e ti abbandonavi a gesti bruschi e incontrollati, si stampavano a tua ignominia sulla stoffa.
Tutte uguali nella forma esteriore dell’abito?
In realtà, sottili differenze si potevano intravedere nel tipo di stoffa, nella foggia e, soprattutto, nel fiocco: alcuni erano grandi e vaporosi, segno inequivocabile di distinzione, altri striminziti e flosci, altri ancora, perennemente sbilenchi o disfatti per una mancanza di compostezza e di cura dell’ordine esteriore.
Tassativo era per tutti indossarlo, pena rimproveri aspri della maestra o del maestro, sguardi di compatimento dei compagni e scuse balbettate con vergogna.
Un’ultima osservazione un poco impertinente e poco pertinente: perché si è deciso che, sotto la polo unisex, i maschi porteranno i calzoni e le femmine una gonna colorata?
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L’articolo citato (“Corriere.it”, 14 agosto 2008), si può leggere all’ indirizzo:
http://archiviostorico.corriere.it/2008/agosto/14/Debutto_passerella_per_nuove_divise_co_7_080814013.shtml