Abbiamo ricevuto questa lettera che ci esorta a non far calare il silenzio sulla scuola.
Allora, infine, è successo: il decreto Gelmini è legge.
In qualche punto del sito della Fondazione Gramsci ho trovato questo pensiero di Dewey: La devozione della democrazia all’educazione è un fatto ben noto”.
Stiamo vedendo ogni giorno l’ indebolimento del significato della democrazia: la conseguenza non può che essere il venir meno del valore assegnato all’educazione.
A questo punto il “Che fare” diventa la nuova domanda cui trovare una risposta (molte risposte), per non far calare il silenzio su uno scenario che possiamo ora solo prevedere.
Non sono insegnante: mi occupo di formazione del personale in un’azienda. In più ho tre figli: di scuole, maestre, insegnanti e genitori ne ho visti e continuo a vederne.
Non far calare il silenzio è per me capire quali sono le conseguenze del nuovo modello di istruzione: alcune saranno visibili in tempi lunghi, altre avranno effetti nell’immediato. Su questi effetti a breve vorrei che si potesse concentrare l’attenzione, proprio per non allontanare lo sguardo dalla scuola.
Un esempio concreto: che succede con il passaggio dal giudizio al voto ? Mio figlio – il più piccolo – frequenta la seconda media: compiti e interrogazioni già dall’inizio dell’anno sono valutati con il voto. Per una sensibilità, credo del tutto personale, l’insegnante di lettere ha preferito annullare un compito in cui alcuni ragazzini avevano preso un “brutto voto”. Diciamo che l’insegnante – le va dato merito – si è posta il problema del cambiamento da un sistema di valutazione all’altro mettendosi nei panni di chi non aveva raggiunto un livello adeguato di sufficienza, quasi a voler stemperare l’effetto drastico della novità del numero. Non so se sia una scelta corretta, ma l’ho apprezzata.
(Forse si tratta di una sensibilità del tutto personale al problema: ricordo ancora il 2 in matematica che presi nel primo compito in classe, subito dopo il passaggio dalle scuole elementari. Per molto tempo sono sopravvissuta alla matematica, senza particolari problemi di apprendimento, ma con una costante paura e un forte sentimento di inadeguatezza).
Ecco, vorrei capire ora che cosa succederà, come gli insegnanti si stanno attrezzando (si sentiranno di accompagnare il voto con alcune parole che aiutino a capire e diano significato al giudizio espresso in numero, come i bambini e le bambine sentiranno il passaggio, e soprattutto che utilità dimostrabile ci sarà in tutto questo ?
E’ solo un aspetto – forse marginale – della nuova (?) scuola. Altri possono essere oggetto di osservazione, per non far calare il silenzio