“Lo scopo del Giannetto è di aiutare il maestro, le maestre, le madri di famiglia nella santa impresa di istruire i figlioli e di scolpire in essi il dovere verso Dio, sé medesimo, i congiunti e la patria.”
Si tratta di un’affermazione contenuta nella premessa all’edizione del 1874 (la 57.ma) di questo libro di lettura per la scuola elementare di Luigi Alessandro Parravicini. Testo che ebbe nell’Ottocento notevole successo.
Il frontespizio della prima edizione del Giannetto, 1837
Mi permetto di proporlo come modello per i nuovi libri di lettura da diffondere nelle odierne scuole. Naturalmente, con le necessarie trasformazioni per adeguarlo ai nostri tempi, ma mantenendo, mi raccomando, lo stesso spirito.
Vi è un continuo ammaestramento morale attraverso la forma piacevole del racconto.
In genere, le marachelle di Giannettone sono l’occasione, così come, spesso, attraverso quelle, si trova il pretesto anche per trattare delle diverse discipline.
Vorrei segnalare anche che la prima parte del libro si chiude con un elenco di regole di buona educazione, che non guastano mai. É disdicevole:
“mettersi le dita in bocca e nelle narici; o dopo aver soffiato il naso guardare il fazzoletto; il grattarsi in testa e altrove; il far delle smorfie con la bocca o col naso o con gli occhi, o tener fuori la lingua….”
Qualcuno dirà che son cose di lieve entità, sulle quali si può anche passar sopra. È certo che altre, e ben più gravi, sono da aggiungere, ma non si possono trascurare nemmeno le minuzie, se si vogliono formare uomini dabbene.
E se, poi, qualcuno obiettasse che questo libro appare un po’ vecchiotto, se non , con aria di perplessa ripulsa, del tutto obsoleto, non posso che rispondere che mi sembra perfettamente adeguato al tanto auspicato ritorno al passato che il nostro governo si appresta a realizzare.
“ Era bello stare negli anni Quaranta, pensò lui, e si accomodò nella poltroncina come se si accomodasse nel tempo.”
(A. Tabucchi, La trota che guizza fra le pietre mi ricorda la tua vita, in id., L’angelo nero, Milano, Feltrinelli, 1991, p. 95)
Un passato che appare così rasserenante ed accogliente, rimedio ai mali del presente, tanto da essere salutato con vero sollievo anche da autorevoli opinionisti.
Basta, non riesco proprio più a mantenere un’ironica leggerezza, ammesso che fin qui vi sia riuscita.
Han la testa sul collo,
dicon loro. Di pollo.
I piedi sulla terra.
[…]
Tengon alta la face.
Ma, soprattutto, auspicano.
Dio, come auspicano.
Difendono i “valori”
che chiamano “ideali”.
(Son schietti, Lorsignori,
anche se non hanno ali.)
( G. Caproni, Lorsignori, in id., Tutte le poesie, Milano, Grazanti, 1999, p. 850)
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Nota
Le citazioni e i riferimenti del Giannetto di L. A. Parravicini, sono tratte da: A. S. Rugiu, Ideologia politico-educativa in alcuni libri di lettura dell’Ottocento italiano, in E. Becchi (a cura di), Storia dell’educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1987, pp. 242 – 244