La mozione che pubblichiamo è nata per iniziativa del professor Dondarini, in seguito alla sua presa di posizione sottoposta ai colleghi dei Dipartimenti storici e della Facoltà di Scienze della formazione di Bologna. Su sollecitazione del direttore del dipartimento di Discipline Storiche e di molti messaggi pervenuti, al professor Dondarini è stato proposto di stilare una mozione da inserire nell’ordine del giorno del Consiglio di Discipline Storiche del 13 maggio.
Tale mozione è stata approvata all’unanimità con la raccomandazione di diffonderla e cercare adesioni anche al di fuori dell’Ateneo.
Rolando Dondarini è professore presso l’università di Bologna e ideatore della Festa della storia cui partecipano numerose scuole cittadine. Chi volesse contattarlo, può scrivergli al seguente indirizzo: mailto:rolando.dondarini@unibo.it
Bologna, 13 maggio 2009.
I membri del Consiglio del Dipartimento di Discipline Storiche, in conformità con l’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana (1) e in coerenza col Codice Etico dell’Università di Bologna (2); consapevoli:
- della molteplicità delle matrici e degli apporti culturali, etnici e religiosi che hanno concorso alla formazione della comunità nazionale;
- della necessità di perseguire, oltre che la convivenza, anche il dialogo interculturale e il rispetto tra le sue componenti;
- dell’esigenza di rimuovere ogni discriminazione pregiudiziale che impedisca pari opportunità di accesso ai corsi di studio, ponendosi nel solco di apertura e universalità che ha caratterizzato l’Ateneo bolognese fin dalle sue origini;
ritengono di dover respingere con fermezza affermazioni e strategie che pretendano di chiudere la comunità nazionale in una presunta e fallace uniformità e richiamano i responsabili dei dicasteri che sovrintendono alla ricerca, all’istruzione, alla sanità e al welfare a non applicare le discriminazioni che simili atteggiamenti pregiudiziali potrebbero indurre.
Dichiarano inoltre che la complessa questione dell’immigrazione non può autorizzare in alcun modo le intenzioni espresse dal capo del governo e sostenute dalla sua maggioranza di puntare ad un paese non multietnico, dato che ciò obbligatoriamente presuppone un’inaccettabile presunzione di un’unicità e purezza etnica da conservare.
Anche se le intenzioni fossero state altre, le espressioni usate sono chiaramente inadeguate e, data loro gravità e pericolosità, se ne esige il dovuto emendamento.
NOTE
1) Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
2) Nel preambolo al codice etico dell’università di Bologna si dichiara: “…Consapevole dell’importante funzione sociale e formativa delle istituzioni universitarie, l’Università di Bologna riflette i valori che storicamente sono alla base della ricerca scientifica, dell’insegnamento e delle altre molteplici attività universitarie e informa ad essi il suo operato al fine di favorire l’eccellenza, l’onore e il buon nome dell’Ateneo, la creazione di un ambiente improntato al dialogo e alle corrette relazioni interpersonali, all’apertura e agli scambi con la comunità scientifica internazionale, all’educazione ai valori e alla formazione della persona in tutti i suoi aspetti… L’Università di Bologna richiede ai professori, ai ricercatori, al personale tecnico-amministrativo e agli studenti, nonché ad ogni altro membro dell’Ateneo nell’adempimento dei rispettivi doveri, e in relazione ai ruoli e alle responsabilità assunte sia individualmente sia nell’ambito di organi collegiali, di rispettare, proteggere e promuovere con coraggio i valori cardine delle istituzioni universitarie, fra i quali: (a) dignità umana; (b) rifiuto di ogni discriminazione ingiusta e valorizzazione sia del merito sia delle diversità individuali e culturali”. E all’art 1: Rifiuto di ogni ingiusta discriminazione Tutti i membri dell’Università hanno diritto ad essere trattati con spirito di comprensione ed eguale rispetto e considerazione, e a non essere ingiustamente discriminati, direttamente o indirettamente, in ragione di uno o più fattori, inclusi la religione, il genere, l’orientamento sessuale, la coscienza e le convinzioni personali, l’aspetto fisico e il colore della pelle, la lingua, le origini etniche o sociali, la cittadinanza, le condizioni personali e di salute, la gravidanza, le scelte familiari, l’età.