Dell’esistenza di una scuola, “O Pelouro”, in Galizia, fondata e diretta da Jaun Llauder e Teresa Ubeira Santoro avevamo già accennato (O PELOURO, IN GALIZIA, Finestre, marzo 2009). Una scuola, lo ricordiamo, che accoglie ragazzi normodotati e diversamente abili afflitti da varie patologie, tra cui l’autismo. O Pelouro si propone come modello alternativo alla scuola tradizionale, e crede fermamente nelle infinite capacità di ogni persona, che deve essere stimolata e motivata per esprimere tutte le sue potenzialità; nonché nel ruolo fondamentale della scuola nell’educare “nella diversità”.
Il 20 maggio Jaun Llauder e Teresa Ubeira Santoro con un gruppo di ragazze/i del Pelouro e alcuni insegnanti sono volati dalla natia Galicia a Carpi per partecipare all’ XI edizione del Festival delle Abilità Differenti.
Benedetto Valdesalici, psichiatra, direttore SERT dell’ASL/RE area sud, che collabora con questo centro educativo, per farci percepire l’atmosfera che si respira nell’utopia realizzata di questa scuola, ci offre due poesie, una sua e l’altra di Jaun Llauder.
Le parole non sono le cose ma la loro mancanza
Se io dico pietra non e’ la pietra che esce dalla mia bocca ma il suo nome
che non e’ duro come la pietra ma lieve come il vento d’aprile.
E se dico vino, e lo dico più volte, non sarà il suo sapore a riempirmi la bocca
ne’ il suo fermento ad offuscare il mio cervello.
Come se dico rondine non la vedrò volare né dicendo gatto lo vedrò saltare.
Se dico silenzio romperò il silenzio.
E’ morta la parola morte? E’ viva la parola vita?
Non è nera la parola nero né è rossa la parola sangue.
E amore è parola calda? Sorride la parola sorriso? E la parola dolore soffre?
E’ aperta la parola aperto? E’ bagnata la parola acqua? E’ umida la parola pianto?
E’ svelta la parola veloce? E’ capiente la parola vaso? Odora la parola profumo?
Non e’ tonta la parola tonto, né brucia la parola fuoco.
Non naviga la parola barca né scrive la parola penna.
Ma se io dico Teresa Ubeira Santoro
frotte di autistici schiere d’ insensati mandrie di psicotici
sorgeranno dalle miniere di re Salomone e della regina di Saba e
sollevando in alto le braccia michelangiolesche
sosterranno la volta del nuovo cielo
celeste come solo i cieli nuovi sanno essere
e non cadranno più le stelle
ne’ appassiranno le rose
mentre sole e luna brilleranno insieme ad illuminare le nostre ipocrite paure
e sulle nuvole nuove, che pioveranno solo quando lo vorremo,
si solleverà luminoso il tuo volto, il tuo corpo gallego che tra gaita e pandeiro
ballerà l’alba del nuovo giorno in cui, affossato ogni pensiero nosografico,
ognuno potrà finalmente essere ciò che è nel mondo nuovo dove i Claudio, i Fernando, i …
potranno finalmente essere ciò che sono senza che alcuno li chieda diversi.
E allora le parole saranno le cose:
Leone sarà il leone, caffè il caffè e wiskey e champagne wiskey e champagne
e tutta la terra un grande Pelouro che canterà la differenza
e ognuno insegnerà e imparerà e il suicidio un’ esercitazione del venerdì nel corso di samurai,
il pensiero uno spazio rosa e la rinuncia uno spazio colorato,
la morte sarà solo dolce abbandono nelle braccia di un amante di miele e zafferano
e le partenze un eterno ritorno a se stessi.
Benedetto
23.07.2003