per un progetto di educazione permanente
Durante le esperienze maturate nei vari anni di docenza nel settore dell’Educazione degli Adulti ho constatato la grossa difficoltà di promuovere l’offerta formativa dei Centri EDA come risorsa di territorio per tutti coloro, cittadini italiani, che vogliano migliorare il proprio bagaglio conoscitivo e/o inserirsi qualitativamente nel settore lavorativo. L’offerta dei centri EDA vale anche per gli stranieri di età compresa dai 16 ai 65 anni.
Obiettivo primario dell’ insegnante degli adulti è quello di promuovere l’ offerta formativa nel modo più adatto per mettere a conoscenza la gente sull’esistenza del centro e sulla sua operatività.
Dai confronti fatti con colleghi durante la frequenza di corsi di aggiornamenti e attraverso Internet ho notato come sia alto il grado di difficoltà per tutti noi, docenti del settore, di reperire corsisti che abbiano le motivazioni giuste per portare a termine il percorso intrapreso.
L’area geografica nella quale opero, ai piedi dei monti Nebrodi, fa parte del “progetto provinciale per il monitoraggio e il contrasto della dispersione scolastica “, poiché si pone come zona a rischio di devianza, di disagio sociale e frammentazione culturale e sociale.
Il contesto è da considerarsi difficile e problematico, esso presenta oggi più stratificazioni sociali, con la prevedibile crescita di fenomeni di dispersione ed evasione scolastica: molti ragazzi abbandonano la scuola dell’obbligo e si danno facilmente alla microcriminalità anche perché le famiglie di appartenenza spesso hanno difficoltà a seguire i propri figli per deficit socio – economico – culturale. A ciò si aggiunge la mancanza di formazione professionale per un buon inserimento nel mondo del lavoro, già insufficiente a soddisfare la domanda. Unici settori che offrono, oltre al terziario, a possibilità di occupazione anche stagionale, sono il turismo e l’agricoltura. Considerevole risulta quindi il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile con i gravi problemi che essa comporta.
Particolarmente sentito è il fenomeno dell’immigrazione, elemento in costante crescita e che costituisce già una realtà ben consolidata. Negli ultimi anni, infatti, la popolazione ha subito un mescolamento di individui di varie etnie: convivono insieme indiani, marocchini, cinesi, russi, polacchi, ucraini… Tanti di essi hanno interesse e serietà nell’avvicinarsi al contesto scolastico perché sperano di integrarsi in modo ottimale, in quanto tra di loro molti sono già dotati di alti titoli di studio che non possono sfruttare per ovvie difficoltà. Molte infine le donne che vorrebbero uscire dall’ambito familiare in cui sono ancora relegate ed in cerca di occupazione e tanti i giovani che vorrebbero migliorare la loro preparazione, con nuove conoscenze e qualificazioni.
Continua ad emergere, nonostante l’importante ruolo svolto dai CTP anche come centri di aggregazione sociale, il problema di trovare un sistema di contatto e di comunicazione con il territorio più efficace.. I tentativi che di anno in anno si fanno, non sono sempre produttivi; è necessario trovare una formula vincente per estendere in modo capillare e coinvolgente l’offerta formativa e soprattutto convincere anche gli stranieri della buona riuscita dell’aiuto che la scuola può offrire per l’inserimento sociale e lavorativo nei vari settori. Di frequente molti hanno intenzione di prendere parte ad attività formative tipiche dei nostri centri, ma sovente non ne conoscono l’esistenza o comunque l’operato.
Questo è il principale problema, che, malgrado l’informazione più o meno ampia che si cerca di dare,non siamo ancora sufficientemente conosciuti. Risulta infatti che spesso i messaggi non arrivano alle persone giuste, perché si comprende poco o si ascolta distrattamente. E’ indispensabile, a mio avviso, dopo aver effettuato un attento monitoraggio delle necessità del territorio, accordarsi con altre istituzioni scolastiche, enti locali, associazioni, enti religiosi ed aziende che operano in zona, attivarsi per promuovere una campagna informativa per pubblicizzare le offerte formative, cercare di essere competitivi continuando ad analizzare le necessità dell’ area in continua evoluzione. Le formule che si sono usate negli anni passati sono sempre le stesse: pubblicità temporanea, volantini, passa parola e altro, ma bisogna fare di più o forse meglio; si dovrebbe creare un martellamento pubblicitario che produca interesse e partecipazione attiva, indispensabile per elevare culturalmente la vita e assicurare un inserimento di qualità a tutti considerando che i CTP non erogano solo corsi di Licenza media ma attivano da sempre corsi di lingua italiana per coloro che, stranieri, non conoscono la nostra lingua e il nostro paese e corsi a tema per migliorare le conoscenze scolastiche e culturali di coloro che ne hanno necessità. Infatti è sempre maggiore il desiderio di tanti italiani di arricchire il proprio sapere,di inserirsi in modo qualificativo nella società e svolgere attività che gratifichino la propria persona. La mia proposta è di operare coinvolgendo tutto il paese o meglio il territorio in modo da convincere i cittadini che possono rivolgersi a noi con fiducia per risolvere necessità formative e pratiche
Si potrebbero ad esempio organizzare conferenze in modo da includere tutta il zona, dove invitare relatori di fama, dirigenti delle scuole e personalità emergenti dei comuni e dei vari enti, creando così una sorta di comizio territoriale da pubblicizzare nelle piazze cittadine in modo che il messaggio arrivi a tutti ,stranieri compresi. E’ appunto importante assicurarsi che le informazioni arrivino a tutti interessando anche il più possibile le forze dell’ordine affinché ci aiutino a trovare gli agganci per inserire chi, tra gli stranieri , ha la volontà di lavorare nel territorio, favorendone il permesso di soggiorno.
Ipotizzando di dover portare a compimento una pubblicità ideale si dovrebbe organizzare una mappa di interventi che specifichi:
- territorio e zona;
- data e luogo delle conferenze;
- la scelta dei relatori e del settore in cui essi sono impiegati;
- pubblicità a largo raggio da comprendere più frazioni territoriali.
insegno da un paio d’anni in un carcere, l’esperienza e le necessità sono ovviamente diverse, ma si tratta sempre di eda, insegnamento agli adulti. Sono adulti in difficoltà, spesso decidono di frequentare la scuola per uscire dalle celle, ma è sempre un inizio…in seguito sta a noi docenti e alla nostra offerta formativa alle nostre tecniche mantenere l’aggancio, l’interesse verso la scuola, motivarne la frequenza… io uso metodi di lezione frontale, interrotti dai loro interventi, formazione orizzontale,lavoro coperativo, sfruttando le loro competenze e conoscenze, stimolando i loro commenti che devo comprendere velocemente se opportuni. Spesso, nell’ambiente in cui lavoro, durante le ore di lezione si manifestano i contrasti che giacciono latenti, ma ancor più frequentemente i detenuti si conoscono e imparano ad apprezzare la persona che, normalmente non frequentano, ma in questo contesto può essere d’aiuto per qualche cosa. Trovo che sia vero che serva una maggiore visibilità dei centri EDA, e penso che già il fatto di pensare alle modalità sia un passo verso la giusta direzione. si potrebbe diffondere la pubblicità presso le scuole statali( di ogni grado) per quei genitori, spesso stranieri, che accompagnano i figli a scuola, cercando collaborazione con i docenti di queste scuole. So, per esperienza personale, che molto spesso, gli stessi colleghi che non hanno mai lavorato per un centro EDA neppure sanno dell’esistenza… buon lavoro!