L’arte dello scrivere è la religione. Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono e le fa trovare a noi e agli altri. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa.
(Da Lettere di don Lorenzo Milani, priore di Barbiana)
Mezzi di comunicazione di massa, giornali , televisione ed Internet, dove oggi le notizie viaggiano a forte velocità, quando affrontano il problema degli immigrati nel nostro Paese, presentando il loro ingresso come in costante aumento, con immagini drammatiche di esuli che entrano nel territorio italiano, superando le palizzate virtuali delle frontiere terrestri e marine, insistono maggiormente, anzi, unicamente, nel dare risalto al fenomeno della clandestinità,.che spesso è sinonimo scontato di malvivenza, teppismo, di disonestà, immoralità e speculazione.
Eppure ci sono tantissimi immigrati che vivono in Italia ormai da anni, anzi conviviamo con gli immigrati di seconda generazione, cioè i figli dei vecchi emigranti che sono nati e cresciuti in Italia, quindi cittadini italiani a tutti gli effetti, che parlano l’italiano come lingua madre, che vivono e crescono con coetanei italiani, che ascoltano musica italiana, che anelano le mode e sognano come loro diritto un futuro migliore nel Belpaese, la loro casa..
Gli altri, i padri e le madri, gli zii e i cugini che hanno aperto loro la strada, spesso parlano bene l’italiano, hanno studiato nel nostro Paese, lavorano regolarmente, hanno amici e frequentano luoghi di cultura e di divertimento, cinema, bar, musei, mostre, locali italiani , amano e adottano la nostra cucina, ascoltano la musica italica ecc..
Eppure quanto difficile è la vita di queste persone, confinate spesso nel ghetto della cronaca nera, “attori” sempre di azioni negative; che amplificano nell’immaginario collettivo la percezione dello straniero come ostile, nemico , aumentando diffidenza , paura e intolleranza.
Gli immigrati riescono a vivere ogni giorno con estrema difficoltà tra due culture, tra la lingua madre e la nostra, tra i riti religiosi, le credenze, le abitudini del vivere quotidiano della loro terra e la cultura occidentale e nella maggior parte dei casi lo fanno con grande umiltà senza grandi contrasti, accettando compiti con salari bassi, tante ore di lavoro, nessun prestigio sociale e, soprattutto, nessuna speranza di miglioramento e riscatto sociale.
Dai dati emersi dal Convegno “Diritti e rovesci nella realta’ siciliana”, promosso dall’Assessorato provinciale ai Diritti Umani di Palermo, iniziativa con la quale la Provincia regionale di Palermo ha celebrato la Giornata universale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, .risulta che solo nello anno scolastico 2008 – 2009 si sono registrati 4040 casi di evasione scolastica e 4312 casi di abbandoni e di questi 14.521 erano alunni immigrati.
Il lavoro in classi multiculturali è sicuramente più complesso rispetto alle classi cosiddette monoculturale; è una prova che va accolta ed accettata positivamente come occasione, per un docente, di grande crescita, di formazione, di arricchimento, accogliendo anche gli insuccessi, i dubbi, le frustrazioni come momento di un lungo processo di miglioramento professionale..
. Al disagio dell’alunno straniero non di rado corrisponde il disagio, lo sgomento, lo scoraggiamento dell’insegnante e una disfunzione del sistema – scuola . Al docente che insegna in classi per adulti immigrati in particolare si richiede sicuramente la capacità di mettersi in gioco dal punto di vista lavorativo ma anche personale, poiché l’educazione è sempre rapporto, incontro -scontro tra persone e coinvolge non solo la sfera cognitiva ma anche emotiva e relazionale di tutti i soggetti coinvolti.Bisogna partire dall’assunto che . l’essere umano non può corrispondere ad una visione univoca, statica della realtà e dell’umanità. L’individuo può essere definito come un sistema dinamico in cui interagiscono fattori genetici, psicologici, affettivi, socio-ambientali. Inoltre il macrosistema delle istituzioni e delle tradizioni culturali è strettamente connesso al microsistema dell’ambiente di vita e delle relazioni personali. L’ essere umano è fondamentalmente relazionale, continuamente impegnato nella relazione con altri esseri umani e quindi ad attivare processi adattivi di integrazione delle dimensioni intrapsichiche ed interpersonali.
Il tipo e la qualità delle relazioni influenzano il funzionamento della persona stessa.
Questo ci porta a comprendere come una situazione di diversità non sia da trattare come problema dell’individuo ma come una condizione di differenza che coinvolge tutti i componenti del siste.
ma.
La prospettiva da adottare è, a mio avviso, di tipo circolare e sistemico e deve tenere conto di tutti questi fattori. L’allievo portatore di cultura ”altra” proviene spesso da aree economicamente povere di emarginazione economica, geografica, politica ed è comunque e sempre espressione di modelli socio – culturali diversi.
Il docente deve recuperare, utilizzare la diversità da ostacolo a fonte di ricchezza, mettendo in atto opportune azioni di ricerca e studio in grado di individuare e monitorare le differenza , adottare una didattica più flessibile e reimpiegabile alle strategie e agli stili individuali.
La risposta da fornire ai diversi bisogni non è solo sul piano culturale (studio), ma anche su quello relazionale ed affettivo Utilissimi i percorsi di tutorship che da una differente modulazione dei piani formativi, passa anche attraverso il coinvolgimento degli alunni in attività extra – scolastiche quali laboratori teatrali, redazione di giornalini di classe , rassegne cinematografiche, uscite ecologiche, partecipazione ad iniziative culturali, sportive ed artistiche.
Lo studente straniero sarà in grado di percepire l’ambiente scolastico (nella sua accezione più ampia del temine) come favorevole ed accogliente, mentre saranno smorzate le frustrazioni e le delusioni che spesso contribuiscono ad accrescere il distacco e la demotivazione.
Valorizzazione della “cultura” di cui ognuno è portatore, percezione delle somiglianze e delle differenze, riconoscimento degli “altri” come valore, tolleranza , accettazione , rispetto sono gli ingredienti per una vera comunicazione .
Lavorare assieme nella diversità in vista di uno scopo comune, imparare insieme è e deve rappresentare un notevole fine collettivo e condiviso.
Integrando le diversità, superando i problemi, accumunando le idee, faremo dei valori conflittuali tesori reciproci e si potrà concretamente dare vita all’intercultura, e , forse, a una nuova realtà.
Concludo con la citazione “Gli studenti che attraversano dei confini non sono solo prodotti di una cultura, sono creatori di cultura” (Ruth Spack)
Bibliografia
L. Mariani . Portfolio. Strumenti per documentare e valutare cosa si impara e come si impara. Bologna: Zanichelli.
L. Mariani – G. Pozzo Stili, strategie e strumenti nell ‘apprendimento linguistico. Imparare a imparare. Insegnare a imparare. Firenze: La Nuova Italia, Collana LEND.
E. Morin I sette saperi necessari all’educazione del futuro. Milano: Raffello Cortina Editore.
G. Pozzo Il continuum della valutazione: la valutazione formativa e i suoi strumenti” in F. Gattullo La valutazione degli apprendimenti linguistici, Firenze: La Nuova Italia, Collana LEND.
P. Grazzini Etnopsichiatria e migrazione. Il sostegno psico-sociale a soggetti migranti
A. Pozzi Il nodo critico della dispersione scolastica in Mutamento Sociale n.4 –
L. Mariani Gestire le differenze individuali,verso una pluralità di interventi Lingua e nuova didattica Anno XXXII, No. 2, Aprile 2003