Ilfattoquotidiano – 21 agosto 2010
L’estate non è ancora finita, l’inizio dell’anno scolastico è lontano una ventina di giorni, ma sono già ricominciate le polemiche a distanza tra il ministero dell’Istruzione e le associazioni dei consumatori. Il motivo? Il presunto aumento dei libri di testo. Un problema per molti, ma non per tutti. C’è chi, infatti, non solo ha risolto la questione alla radice, ma ha anche impresso una svolta epocale al modo stesso di intendere l’insegnamento. Trattasi dell’Itis Majorana di Brindisi, capofila nazionale dei progetti “Book in progress” e, novità del prossimo anno scolastico, del “Net in progress”.
Andiamo con ordine. La prima iniziativa è nata a metà 2008, quando il dirigente scolastico Salvatore Giuliano ha chiesto ai suoi docenti di scrivere i libri di testo per gli studenti della scuola. In un primo momento, l’obiettivo era solo didattico: fornire ai ragazzi contenuti più chiari. Col passare del tempo, tuttavia, un altro aspetto dell’iniziativa ha conquistato l’arena mediatica: grazie ai libri scritti “in casa”, ogni famiglia è riuscita a risparmiare circa 250 euro per figliolo iscritto al Majorana nell’anno scolastico 2009/2010 (circa 170 gli alunni che hanno usufruito del “Book in progress”). Un esborso mancato che, in tempi di enorme difficoltà economica, è diventato un autentico toccasana per i nuclei familiari.
Alla modica cifra di 25 euro, del resto, ogni alunno ha ricevuto quasi tutti i libri di testo, lo zaino e il diario. Incoraggianti i risultati: secondo il preside Giuliano, sarebbe aumentato il rendimento didattico e diminuita sensibilmente la dispersione scolastica, spesso favorita proprio dai costi proibitivi dei libri di testo. E il ministero? Nessuna protesta? No, anzi: la Direzione Generale degli Ordinamenti Scolastici ha visionato i testi autoprodotti dal Majorana in assoluta autonomia (solo la Regione Puglia ha contribuito, seppur con aiuti irrisori) e all’encomio ufficiale alla scuola brindisina ha allegato un assegno di 10 mila euro per incentivare il progetto. Detto, fatto. A distanza di un anno, è stata creata una rete del “Book in progress” alla quale hanno aderito 14 istituti scolastici di tutta Italia (Puglia, Campania, Calabria, Molise, Lombardia, Toscana, Friuli, Marche e Umbria) con il Majorana a fare da capofila.
Tra qualche settimana la storia si ripeterà (con 35 euro tutti i libri): il 5 settembre, da Brindisi partirà un camion con 30 quintali di libri che verranno consegnati personalmente dai dirigenti dell’istituto pugliese ai colleghi di tre città (Busto Arsizio, Ancona e Gubbio) le cui scuole hanno aderito al progetto.
Tra qualche settimana la storia si ripeterà (con 35 euro tutti i libri): il 5 settembre, da Brindisi partirà un camion con 30 quintali di libri che verranno consegnati personalmente dai dirigenti dell’istituto pugliese ai colleghi di tre città (Busto Arsizio, Ancona e Gubbio) le cui scuole hanno aderito al progetto.
Al secondo anno di vita, però, il “Book in progress” è già superato. L’Itis Majorana, infatti, si è inventato il “Net in progress”, primo progetto di questo tipo in Europa. Di cosa si tratta? Semplice: i libri scritti dai docenti della scuola saranno contenuti in una pen drive da utilizzare con il netbook che l’istituto metterà a disposizione delle famiglie al costo di circa 350 euro (a fronte di un valore di mercato di 700 euro, ndr). Il pc, ovviamente, sarà di proprietà degli alunni, che dovranno portarlo a scuola ogni mattina perché le lezioni si terranno tramite bluetooth e lavagna interattiva. Al posto della cattedra, infatti, ci sarà una postazione telematica in cui il docente avrà a disposizione un pc da 19 pollici con schermo touch screen e telecamera incorporata. Le lezioni finiranno in Rete, così anche chi è malato (o chi non ha capito la lezione) potrà assistervi. Potrebbe essere un incentivo a non andare a scuola? No, perchè ogni alunno avrà un badge che ogni mattina registrerà la sua presenza in aula. Ricapitoliamo: con 350 euro, ogni studente avrà il suo netbook, la pen drive con i contenuti didattici e i libri stampati dalla scuola da tenere a casa per lo studio inteso in senso classico. Prima di fare questo passo, però il preside Giuliano ha chiesto il parere delle famiglie dei suoi alunni: fatti i conti in tasca, i genitori hanno accettato e così da settembre (già 250 i pc acquistati) le lezioni diventaranno hi tech.
E le penne, i quaderni, la carta, i cartolai? Che fine farà questo pezzo di commercio che ha fatto la storia dell’insegnamento? Giuliano è categorico: “Proprio noi non possiamo essere un freno al progresso. Anche chi un tempo vendeva i calamai ha dovuto aggiornarsi ai tempi nuovi”. E ora come si farà a marinare la scuola?
E le penne, i quaderni, la carta, i cartolai? Che fine farà questo pezzo di commercio che ha fatto la storia dell’insegnamento? Giuliano è categorico: “Proprio noi non possiamo essere un freno al progresso. Anche chi un tempo vendeva i calamai ha dovuto aggiornarsi ai tempi nuovi”. E ora come si farà a marinare la scuola?