Il fermo – pesca vigente nei nostri mari non ferma Rita Chappini, che va a cercare acque pescose più lontane, e ci manda le sue sogliole dal Baltico
Helsinki, 31 Luglio 2010
Certi cordoni ombelicali sono lunghissimi, si assottigliano senza spezzarsi e lasciano comunque passare zuccheri, sali, richiami, incoraggiamenti, nostalgie.
Seduta davanti al Baltico, tra la gioventù europea meno spaventata e frustrata, vengo raggiunta da esotici messaggi di ex, ormai emigrati, che intendono ripassare da casa e si chiedono se io ci sarò.
Respiro forte l’aria sottile, cerco di distinguere tutti gli azzurri e mi sembra di vedere la stratificazione dei miei studenti, i più recenti sopra, i più vecchi in fondo al mucchio, ripiegati come maglioncini , come sciarpe sgargianti, sempre belle quando le tiri fuori e te le leghi intorno al collo.
Vorrei che fossero qui, almeno i più curiosi, i più avventurosi, a vedere l’Europa che ha speranza, che ha entusiasmo, che non viaggia col freno a mano tirato , che vede nei ragazzi una risorsa.
Guardo le madri ragazze e penso alle mie studentesse chiuse come fortezze, per le quali un bambino significherebbe essere tagliate fuori ; guardo i padri giovani e allegri e penso con malinconia ai nostri padri coi capelli grigi….l’Italia senza figli, l’Italia del figlio unico tardivo, punitiva verso le madri, indifferente verso i padri.
Meglio una tartina ai gamberetti e godersi la luce fino all’ultimo, poi andare più a Nord, ancora.
Certi cordoni ombelicali non temono la curvatura terrestre, l’attraversamento delle renne, il rosicchiare dei lemming; è un periodo concitato questo, di scelte, pre-corsi, iscrizioni, test, colloqui e i messaggi lo scandiscono anche per me, seguendomi fino agli estremi del continente, in giornate senza notti, senza tramonti né albe.
Mi annunciano le iscrizioni all’Università con un orgoglio che mi intenerisce ( i primi della famiglia, i primi dell’intero clan..), si firmano “ex bruco della cavolaia”, mostrando di ricordare i giorni più remoti e anche di sentirsi indubbiamente cresciuti.
Si chiedono se parlerò di loro ai nuovi studenti, mostrando di cogliere il senso di continuità del mio lavoro, e anche di soffrire po’ la perdita, che il cambiamento porta sempre. Ne parleremo al mio ritorno, ancora in cerchio come a scuola, preparandoci ad altri distacchi e a nuovi legami.