La Repubblica, 8 settembre 2010
Un bigliettino e un sorriso, così Gino Giacovelli allarga le sue classi di italiano: i corsi gratuiti della Camera del Lavoro sono la prima “porta” che si apre a chi arriva in città e ha bisogno di imparare la nostra lingua
Alle fermate del bus, nei capannelli delle piazze e agli angoli delle strade. Tra un sorriso e un saluto, la sua mano si infila in tasca e offre un bigliettino ad ogni straniero che incontra. Come nel medioevo si arruolavano soldati alle porte della città, così questo signore “allarga” le sue classi. Gino Giacovelli (nella foto a destra) insegna la nostra lingua agli stranieri appena giunti a Bologna, quelli che si sono fermati qua senza nemmeno un bagaglio di dieci parole italiane, tanta era la fretta di scappare da guerre e miserie umane.
Su quei foglietti gli orari dei corsi gratuiti della Cgil, un numero telefonico e quello del bus che raggiunge il Centro Zonarelli, dove Gino impegna parte della propria vita per migliorare quelle altrui. “Forse per onorare il fatto che sono stato il primo della mia famiglia ad andare a scuola da bambino – racconta – nella mia Taranto ho insegnato matematica, poi la vita mi ha portato tra questi portici. Ho venduto libri, ho fatto il consulente finanziario, ma ciò che faccio ora è la cosa migliore. Vedere una classe raddoppiare è una gioia, quanto smussare le timidezze e fare alzare quegli occhi bassi. Mi piace lavorare con gli ultimi, regalare le prime 50 parole italiane”.
Le sue lezioni, che quest’anno hanno trovato ospitalità al centro di via Sacco (0514222072), sono singolari, in classi miste per nazionalità ed età. Mentre una collega, Novella Miano, fornisce i dogmi grammaticali, Gino coinvolge la classe attraverso il testo di “Margherita” di Cocciante o partendo da “tanto gentile e tanto onesta pare” del sommo poeta. Alcuni ex alunni sono diventati collaboratori volontari: Nabin, 19 anni, nepalese, in partenza per un master negli Stati Uniti, che di giorno lavora da McDonald e la sera tiene lezioni allo Zonarelli in hurdu, la colta Mila che ha lasciato Sarajevo 15 anni fa, o Ahmed, diciassettenne bengalese che tre anni fa era tra i banchi ed ora è davanti alla lavagna, sul prato, a tradurre il vocabolario italiano ad alcune mamme dai sari colorati.
Tra un paio di anni andrò in pensione. Penso che potrò dedicarmi a quest’attività con molta maggiore intensità di quanto potrei fare oggi. Vorrei saperne qualcosa di più sull’organizzazione e sulla “strategia”. Io sono purtroppo tendenzialmente un “frontalista”, tengo cioé lezioni “frontali” e ho l’impressione che non sarebbe un buon metodo per imparare una lingua, specialmente se l’apprendimento riveste il carattere di una necessità. Vi ringrazio delle “dritte” che potrete fornirmi. Salutatemi Gino Giacovelli. Cordialmente, Paolo Cinque, docente di filosofia e scienze sociali nei licei