Con la lettera, che pubblichiamo, novanta professori dell’università di Bologna si schierano a sostegno dei ricercatori e delle ragioni della loro protesta ed esprimono il loro dissenso nei confronti della politica governativa nei confronti dell’università.
LA LETTERA
I sottoscritti Professori Associati ed Ordinari, prendono atto che i Governi, succedutisi nel Paese, non hanno saputo riconoscere il ruolo strategico della ricerca scientifica e della formazione superiore. Le Università pubbliche sono state sottoposte ad un incessante susseguirsi di riforme contraddittorie, prive di una visione organica. I tagli progressivi ai finanziamenti alla ricerca e ritardi inaccettabili nella loro erogazione stanno mettendo in ginocchio la ricerca in Italia. Infine, il nuovo ddl Gelmini si propone una riforma “a costo zero”, o meglio sotto zero, viste le previsioni di tagli futuri, e a ciò vanno aggiunti gli effetti combinati di misure specifiche quali la 133 ed il decreto 180, della manovra Tremonti e dei provvedimenti preannunciati di razionalizzazione dell’offerta formativa, che produrranno il drastico ridimensionamento delle attività didattiche delle Università pubbliche.
Non si può più accettare passivamente lo smantellamento progressivo dell’Università pubblica e la continua diversione di cospicue risorse pubbliche dalla ricerca e dalla formazione superiore verso nuovi enti di gradimento alla classe politica. È doveroso portare all’attenzione dell’opinione pubblica la gravità della situazione Si ribadisce il pieno appoggio all’azione dei ricercatori a tempo indeterminato, che chiedono il riconoscimento del ruolo fondamentale da essi svolto nell’Università, ed all’azione di ricercatori e docenti precari che chiedono politiche adeguate di reclutamento sulla base del merito. I sottoscritti dichiarano lo stato di agitazione, con adesione alle forme di protesta che verranno via via proposte dalle organizzazioni di rappresentanza delle varie categorie; si impegnano inoltre a dimettersi, a partire dall’ottobre 2010, da tutte le cariche attualmente ricoperte che non costituiscano dovere d’ufficio, non essendo disponibili a rendersi compartecipi di attività volte allo smantellamento dell’Università pubblica; la indisponibilità a ricoprire i corsi lasciati scoperti dai ricercatori.
(seguono 90 firme)
(24 settembre 2010)
NOTA
Su Repubblica- Bologna del 24/09/2010 è possibile leggere il testo della lettera e i nominativi dei firmatari. Sono presenti anche un articolo sull’argomento e un’intervista al professor Canevaro.