Carissimi lettori di Voci del verbo insegnare, ho constatato con piacere che questa rivista on line tratta ampiamente un argomento attualissimo e molto importante per la scuola di oggi e di domani: l’educazione interculturale e l’insegnamento della lingua italiana come L2 agli alunni stranieri.
Ricordo che quando mi sono diplomata al liceo socio- psico- pedagogico ad indirizzo magistrale nei mitici anni novanta, tale argomento stava nascendo nel campo della pedagogia e della didattica, per cui non era stato facile per me reperire i materiali per stendere la mia tesina di diploma: Dall’immigrazione all’educazione interculturale. Oggi invece sono facilmente reperibili numerosi testi che trattano l’intercultura, ed altrettanti sull’insegnamento della nostra lingua ai moltissimi allievi stranieri che ogni giorno giungono nel nostro paese e varcano spauriti le porte delle scuole di ogni ordine e grado.
Non a caso ho utilizzato il termine “spauriti”. Da anni, come ho detto prima, sin dalla mia giovinezza mi sono profondamente interessata all’educazione interculturale perché credo fermamente che ogni cultura abbia un vastissimo patrimonio di valori e credenze, usi e costumi, da trasmettere a tutti coloro che abbiano il desiderio d’imparare qualcosa di nuovo e meraviglioso. Se c’è una cosa fondamentale che ho compreso, è la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di tentare di comprendere il suo disperato iniziale spaesamento di fronte a luoghi, cibi, abitudini, case, palazzi, scuole, strade, abiti, persone, così profondamente diversi da quelli ai quali era abituato.
Dico tentare perché credo che questo malessere e questo dispiacere si capiscano solo se si provano sulla propria pelle. I ragazzi ed i bambini che ci troviamo di fronte sono catapultati in un mondo altro. Inoltre sono consapevoli del fatto che hanno dovuto abbandonare i loro affetti più cari: amici di scuola, nonni, zii, cugini, parenti. Sanno che per un lunghissimo lasso di tempo non li rivedranno. Spesso è stato comunicata loro la notizia del trasferimento in Italia solo pochi giorni prima della data di partenza, quindi non hanno neppure avuto il tempo di abituarsi all’idea. Ancor più spesso l’arrivo nel nostro paese segna anche l’inizio di una nuova situazione familiare: raggiungono il padre che da anni vive in Italia e che conoscono appena poiché lo hanno visto solamente pochissime, sporadiche volte, ed ora devono affrontare anche questo immenso mutamento nelle loro giovani vite.
Lo scorso anno scolastico lavoravo nell’Istituto Comprensivo di Castenedolo, (Brescia). Ho partecipato ad un incontro interessantissimo chiamato “Allarghiamo il cerchio” tra docenti di scuola primaria e secondaria, volontari alfabetizzatori, il sindaco, l’assessore all’Istruzione, e tutti coloro che avevano a che fare con gli alunni stranieri. Lo scopo era quello di lavorare in sinergia, con gli stessi obiettivi e i medesimi intenti educativi, ad un progetto comune di accoglienza e di alfabetizzazione, perché fornire lo strumento linguistico significa rendere liberi di comunicare, di interagire e di apprendere. Relatrice di questo incontro è stata la Dottoressa Rosanna Cima dell’università di Verona che, di fronte alle numerose perplessità avanzate dai partecipanti, ha proposto un gioco: quello di toglierci le scarpe tutti e di indossare quelle del vicino, di provare poi a camminare un po’. E’ stato divertente, alla fine ci ha fatto notare quanto sia difficile mettersi nelle scarpe di un altro! Nonostante ciò, questa è un’abilità che ogni docente deve possedere.
Ammettiamo che anche noi, di fronte all’altro, al diverso, proviamo spaesamento, e dobbiamo affrontarlo, acquisire questioni e domande da porre a noi stessi e all’altro, altrimenti avvengono i cosiddetti incidenti culturali, veri e propri misunderstanding che compromettono l’intera riuscita del nostro progetto di accoglienza. Cerchiamo di non dimenticare che fino a non molto tempo fa gli italiani erano un popolo di immigranti verso altri paesi. Vestiamoci quindi di umiltà e di buona volontà nei confronti di chi arriva da lontano. Oggi ci troviamo nella posizione di coloro che devono saper comprendere ed accogliere. A questo proposito segnalo la lettura del libro di Rosanna Cima: Incontri possibili, edito da Carocci, ecco il link per trovarlo:
http://www.ibs.it/code/9788843050864/cima-rosanna/incontri-possibili-mediazione.html
Nel momento in cui riusciamo ad assumere un atteggiamento positivo, colmo di aspettative su ciò che noi stessi impareremo dall’altro, dobbiamo assolutamente aggiornarci. Non è possibile insegnare la lingua italiana come L2 agli stranieri improvvisando. Perdonate la precisazione, pare assolutamente scontata, ma purtroppo non lo è sempre.
La primissima fase del nostro incontro con l’altro è caratterizzata dall’ACCOGLIENZA.
Anche questa non può e non deve essere assolutamente improvvisata, ma deve essere il frutto di uno studio e di una elaborazione ben precisi. Ogni scuola dovrebbe avere un proprio protocollo d’accoglienza da mettere in pratica e seguire scrupolosamente ogni volta che arriva un nuovo allievo. Tenendo sempre presenti i valori dei quali ogni cultura è portatrice, le emozioni, positive e negative del nuovo arrivato, è importante raccogliere il maggior numero di informazioni possibile sul percorso scolastico avvenuto prima, sulla famiglia, sui progetti futuri: capita che dopo un mese o due tornino al loro paese per qualche tempo o si trasferiscano in un’altra città italiana. Per programmare il proprio lavoro è fondamentale possedere anche queste informazioni.
I nuovi alunni vanno inseriti nelle classi corrispondenti alla loro età anagrafica, non in classi dove tutti i compagni sono di un anno, se non di due, più piccoli. Se non vi sono problemi di ritardo certificati non è giusto, dato che il lavoro di alfabetizzazione si fa ad ogni età, che siano sei anni o nove, anche alla scuola secondaria inferiore. Avere la medesima età avvicina, accomuna, aiuta l’interazione. Inoltre, nei primi tempi, è assolutamente rilevante osservare il nuovo arrivato per interpretare, valutare, prendere decisioni. È apprezzabile avere anche modulistica bilingue che spiega come funziona la scuola, con informazioni quali orari, uso per esempio della tuta durante la lezione di educazione fisica, o dei calzini antiscivolo… o i giorni di ricevimento degli insegnanti; questionari relativi al background linguistico, familiare e culturale di ogni alunno da sottoporre alle famiglie, schede per la rilevazione delle competenze. È apprezzabile avere anche cartelloni di benvenuto scritti in diverse lingue, i nomi di spazi comuni come la mensa, la palestra, l’aula d’informatica, il laboratorio d’inglese o i bagni, a grandi lettere sulle porte in lingue diverse. Anche i glossari illustrati plurilingue sono utilissimi in questa prima fase.
Ecco un sito dove potete trovare molto materiale:
http://www.centrocome.it/index.php?page=71+IT+gph
Mentre qui trovate l’elenco di tutti i materiali utilissimi del centro “Come”:
http://www.centrocome.it/index.php?page=58+IT+gph
Un altro sito molto interessante è questo:
http://www.centrinterculturacsa.it/CTI/CTI3Chiari/Materialiestrumentididattici/tabid/97/Default.aspx
In tal modo diminuisce il senso di spaesamento poiché il bambino ha punti di riferimento precisi e viene accolto in un clima sereno, attento anche alla sua lingua madre, che va sempre vissuta come un valore aggiunto, da mantenere, sviluppare e da nominare ed utilizzare anche nelle attività che proponiamo. Io l’ho fatto, ed i risultati sono stati straordinari proprio a livello empatico, si è creato un rapporto di fiducia e affetto reciproci che hanno permesso al gruppo di bambini ai quali insegnavo l’italiano di amare la nuova lingua e di desiderare di apprenderla.
La seconda fase è quella dell’ACCERTAMENTO DELLE COMPETENZE CON PROVE D’INGRESSO.
Per non improvvisare bisogna innanzitutto far riferimento al Common EuropeanFramework of Reference for languages, documento essenziale per tutti coloro che insegnano una lingua. Wikipedia spiega bene i livelli linguistici del Quadro delle Lingue che noi dobbiamo riuscire a riconoscere nei nostri alunni e certificare.
http://it.wikipedia.org/wiki/Quadro_comune_europeo_di_riferimento_per_la_conoscenza_delle_lingue
Per capire a che livello linguistico sono i nostri allievi dobbiamo somministrare loro delle prove d’ingresso, se sono appena arrivati nel nostro paese basta sottoporle dopo qualche tempo.
In un sito che ho già segnalato trovate il materiale:
http://www.centrinterculturacsa.it/CTI/CTI3Chiari/Materialiestrumentididattici/tabid/97/Default.aspx
In base ai risultati dobbiamo poi elaborare la nostra PROGRAMMAZIONE con veri e propri materiali didattici. Non è facile, ma ci sono numerosi testi che ci possono aiutare, nei siti che vi ho segnalato trovate molto materiale. Tenete presente di far sempre riferimento al Quadro delle Lingue Europeo. Io lo faccio anche come insegnante di lingua inglese. Inoltre aver avuto esperienza nell’insegnamento della lingua straniera mi ha aiutata anche nella realizzazione di un laboratorio linguistico con l’italiano come L2, perché sempre di lingua straniera si tratta, ed ho potuto constatare che i metodi d’insegnamento sono gli stessi: l’uso di immagini, sempre altamente motivanti, anche della cultura della quale i bambini sono portatori, e si sono rivelati una grande risorsa per la classe; il Total Physical Response, che facilita l’apprendimento e rende le lezioni animate e divertenti; l’uso dell’imperativo, il comando che crea un forte legame tra la parola e l’azione; l’utilizzo di cartelloni, manifesti, fotografie.
Sempre ricordando che le difficoltà degli allievi che stanno di fronte a noi sono dovute ad un primo forte disagio che può essere causato da numerosi fattori: trovarsi in tempi e spazi profondamente diversi e lontani da quelli conosciuti; mutamenti familiari; la scuola è un contesto di confronto continuo con gli altri, molti bambini provano ansia per questo; concentrarsi su forma e contenuti contemporaneamente è difficilissimo.
Consiglio la lettura del libro:
Come un pesce fuor d’acqua, a cura di Graziella Favaro e Monica Napoli, Germini e Associati, Milano, 2002. Qui ho trovato commenti interessanti al libro che vi ho proposto:
http://www.questotrentino.it/2003/03/Pesce.htm
http://digilander.libero.it/scuolaacolori/riflessioni/letture/pesce.htm
Ora vi è la fase di VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONE DI TUTTO IL PERCORSO DI OGNI SINGOLO ALUNNO.
Dobbiamo valutare gli apprendimenti di ogni singolo alunno e certificare il suo percorso.
In poche righe ho tentato di spiegare un lavoro lunghissimo, fatto di aggiornamenti continui, di programmazione svolta a ragion veduta, di modifiche in base alle risposte che otteniamo, di ricerca di testi validi, di materiali, di verifiche che ci aiutino a valutare e certificare, a comprendere qual è il livello linguistico di chi abbiamo di fronte. Certificare il percorso di ogni alunno è assolutamente fondamentale! Segnare tutti gli argomenti trattati, quindi la nostra programmazione, il lavoro svolto con lui, il livello ed i risultati raggiunti. Spesso questi bambini passano da una scuola all’altra, o vanno alle medie, senza che sia ben chiaro il loro percorso linguistico, quindi si rischia di ripetere argomento o strutture già note, o di non comprendere il livello linguistico raggiunto, magari solamente perché il bambino in questione parla poco, è timido, ma ha alle spalle fior di percorsi di alfabetizzazione. È quindi importantissimo creare dei documenti approvati dal Collegio Docenti e firmati dal Preside che certifichino il livello linguistico (con chiaro riferimento al Quadro delle Lingue Europeo) e che descrivano in modo dettagliato tutto il percorso linguistico e culturale di ogni singolo alunno.
È altresì importante fornire informazioni sulla famiglia e sul loro rapporto con la scuola. Per esempio mi è capitato di lavorare con un’allieva che a casa era obbligata a svolgere diverse mansioni, che quindi aveva poco tempo da dedicare allo studio e ai compiti. Dato che era molto preparata e ci teneva tantissimo, soffriva di questa cosa. Quando me lo ha confidato, ai colloqui, ho spiegato ai genitori che la scuola richiede molto tempo per lo studio anche a casa, naturalmente senza rivelare la confidenza della bambina perché si trattava di una situazione delicata e temevo che ne avrebbe pagato le conseguenze. Ho passato queste preziose informazioni ai professori della scuola media che la ragazzina si accingeva a frequentare. Ogni bambino deve possedere una sua cartelletta che verrà passata da una scuola all’altra, o da un ordine di scuola ad un altro. In tal modo tutti collaborano alla realizzazione degli stessi obiettivi, di un fine comune proseguendo la medesima strada.
Ho appreso tutte le nozioni che ho cercato di comunicare durante un corso d’aggiornamento per docenti alfabetizzatori tenuto dal C.T.I. di Calcinato, in provincia di Brescia. I C.T.I., Centri Territoriali Intercultura sono fondamentali per ogni scuola. Per accedere ai loro servizi la scuola deve pagare una cifra annua associativa, che, rispetto a tutto quanto viene offerto, è davvero irrisoria. Al C.T.I. vengono messi a disposizione dei docenti delle scuole aderenti materiali d’ogni tipo, bibliografie, visione dei libri più utili per l’insegnamento della lingua italiana come L2 e per l’educazione interculturale, corsi d’aggiornamento gratuiti, segnalazione di convegni e altre informazioni, vario tipo di materiale anche multimediale. Inoltre al C.T.I. di Calcinato ho incontrato una immensa cordialità, una totale disponibilità anche ad ascoltare perplessità e ad aiutarmi e a consigliarmi, una preparazione ed una professionalità uniche.
Inoltre la referente del C.T.I. veniva a scuola mensilmente per incontrare gli insegnanti, uno sportello aperto per ogni bisogno, un confronto sempre vivo, un dialogo costruttivo ed arricchente. Se richiesto partecipava anche ai collegi docenti e ai consigli d’interclasse per chiarire, spiegare, fornire materiali o riferire i punti salienti di ricerche ed aggiornamenti. Posso affermare che per me il C.T.I. di Calcinato è sempre stato un grande ed utilissimo punto di riferimento e d’incontro dal quale partire con un lavoro responsabile e serio nei confronti dei nostri utenti, famiglie e bambini che stanno vivendo un momento particolare e delicato delle loro vite.
Lo scorso anno scolastico avevo dieci alunni che partecipavano per quattro ore settimanali al corso di alfabetizzazione. Dovevo portare avanti ben cinque programmazioni diverse per i loro differenti livelli linguistici. Ma i momenti di confronto comune, quando in cerchio ognuno cercava di raccontarsi e di spiegare qualcosa del proprio paese, sono stati quelli che umanamente mi hanno dato di più. Ricordo con affetto e con piacere le loro risate allegre di fronte alla mia pronuncia errata delle parole di saluto o di presentazione nelle loro lingue d’origine, le fotografie a colori sgargianti che raffiguravano amici e parenti in abiti nuziali, i dolcetti e quella specie di frittelle piccanti che mi hanno portato da assaggiare, gli sguardi d’intesa tra loro, le confidenze, riuscire piano piano a guadagnare la loro fiducia ed il loro rispetto. Vedere chi inizialmente era bloccato da un rifiuto totale della lingua italiana e della scuola aprirsi, sorridere, comunicare, interagire, fino ad avere voglia d’imparare l’italiano, d’impegnarsi a fondo e vedere i risultati del proprio lavoro.
Sono felice d’aver vissuto quell’esperienza forte ed arricchente che mi ha donato ancora una volta, come spesso accade ancora oggi a scuola, il preziosissimo valore delle piccole cose, anche di una scatola di pastelli nuova che colma il cuore di gioia ed i quaderni di meravigliosi disegni variopinti.
http://www.centrinterculturacsa.it/
Grazie per la lettura e per l’attenzione. Colgo l’occasione per augurare BUON ANNO SCOLASTICO A TUTTI!!!
CARA KATIA………….CHE SORPRESA RITROVARTI QUI!!
MI HA FATTO UN GRANDE PIACERE LEGGERE I TUOI POSITIVI COMMENTI SUL CTI 1 DI CALCINATO E SUL SUPPORTO ALLA DIDATTICA CHE ESSO OFFRE ALLE SCUOLE IN RETE E AI DOCENTI.BENE, MOLTO BENE!
MI AUGURO CHE, LEGGENDO LA TUA TESTIMONIANZA, MOLTI POSSANO TRARRE STIMOLI POSITIVI E INPUT PER IL QUOTIDIANO LAVORO DI ACCOGLIENZA, INSERIMENTO ED ALFABETIZZAZIONE DEGLI ALUNNI IMMIGRATI. A FONDAZ. ISTIT. GRAMSCI : DISPONIBILE A COLLABORARE E A SENTIRCI, SE LO RITENETE OPPORTUNO.
UN CARO SALUTO MONICA R.
Carissima Monica, che sorpresa!!! Sono molto felice di ritrovarti qui, soprattutto ora che non lavoreremo più insieme perchè ora sono all’I.C. di Rezzato. Nell’articolo non ho fatto il tuo nome per una questione di privacy, ma la tua gentilezza e disponibilità è sconfinata, e ci hai pensato tu incontrandomi in rete. Colgo l’occasione per RINGRAZIARTI ancora. Lavorare con il tuo aiuto è sempre stato arricchente e stimolante, inoltre mi hai aiutata ad aiutare i bambini stranieri e a comprendere molte cose del loro mondo e del loro disagio.
Un abbraccio ed un caro saluto, Katia.
P.S. mi permetto d’inviarti un’informazione personale: su questa rivista on line trovi anche il libro che ho scritto e pubblicato, parla di scuola, s’intitola UNA MAESTRA SULLE ROTAIE, passa parola se puoi, un abbraccio, Katia.
Grazie per il puntualissimo resoconto e complimenti per il lavoro che stai facendo! Ti segnalo il numero corrente di Pluraliweb, rivista on line sul volontariato toscano, che ha passato in rassegna le esperienze laboratoriali su intercultura e differenze di genere, condotte nelle scuole http://pluraliweb.cesvot.it/2012/02