Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 17/10/10 – 30/01/11
Se a Padova (Il volto dell’ottocento: da Canova a Modigliani) abbiamo attraversato un secolo di storia e di cultura, a Ferrara siamo proiettati fuori dai movimenti culturali e sociali del settecento, nonostante i preludi di una rivoluzione: siamo oltre, veniamo immersi in un’ arte senza cadenze temporali o geografiche, in un contesto armonico di colori cangianti ed affettività.
«Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento.» Con queste parole, Jean Siméon Chardin (1699-1779), contrapponendosi alle regole accademiche allora in voga, sintetizzava il suo modo, all’epoca rivoluzionario, di fare arte.
Egli infatti rifiuta, sin da giovanissimo, i percorsi didattici accademici , tra tutti i generi pittorici evita proprio quelli che nella Francia del secolo dei lumi sancivano la fortuna degli artisti, e cioè i dipinti di soggetto storico o mitologico. La scelta del genere della natura morta, allora considerato minore, non ne vincola il successo e Chardin si impone presto sulla competitiva scena parigina, anche quando si dedica alla pittura di figura eludendo la vita di corte, per raccontare la realtà borghese e popolare: scene di interni in cui i domestici e i rampolli della borghesia francese sono raffigurati nelle più semplici attività di tutti i giorni. La pittura diviene poesia del quotidiano, si sublima il presente verso una dimensione più alta, oltre i limiti del tempo.
Il successo della pittura di Chardin è sancito dal pubblico presente all’ Esposizione nel Salon a partire dal 1737. Ad accoglierle con entusiasmo fu anche gran parte della critica, da Denis Diderot, come dallo stesso Re di Francia.
Alla mostra del palazzo dei Diamanti ci introduce Pierre Rosenberg, che ne ha curato anche il catalogo sia per Ferrara che per Madrid, offrendoci l’occasione di procedere lungo le tappe salienti del percorso artistico di Chardin attraverso un’ampia selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo, tra le quali emerge, per numero e qualità dei dipinti concessi, l’eccezionale collaborazione con Louvre che lo stesso Rosenberg rappresenta.
Ecco “L’apparecchiatura di una colazione” dove riverberano riflessi lunari da “il calice d’argento” La natura morta prende vita, le prugne sono piene di riflessi azzurrognoli, e ti accosteresti volentieri alle labbra il bicchiere di acqua tanto fresca: “Cesto di prugne, bottiglia e bicchiere d’acqua mezzi pieni, e due cetrioli”.
Un gatto dagli occhi vispi ed il sorriso appetitoso si avvicina al salmone:“Gatto con trancio di salmone, due sgombri, mortaio e pestello”
Dopo la “Pernice morta, compostiera di prugne e cesto di pere”, ed il”Coniglio morto con pernice rossa e melangola, la“Lepre morta con carniere e sacca per polvere da sparo,” in più prospettive, sempre come crocefissa.
Raccontano della morte accanto alla verità degli oggetti quotidiani, in un gioco di volumi, di sfumature, di luci e di ombre.“Due conigli e una pernice grigia con carniere e sacca per polvere da sparo,” “Pavoncella, pernice grigia, beccaccia e melangola”.
Gli oggetti gli consentono di esprimere il mondo di affetti sottinteso agli oggetti quotidiani:
“Tavola di pietra con bricco con coperchio, due uova, un tegame di terracotta, tre aringhe appese al muro, un paiolo di rame, un trancio di salmone posato su un coperchio e una brocca,”
Le aringhe, il paiolo di rame, il tegame di terracotta si animano,come le tre ciliegie a penzoloni sull’orlo del tavolo, brilla di riflessi ramati il paiolo e l’acqua sembra tintinnare:“Natura morta con una brocca di maiolica, tre ciliegie, un bicchiere d’acqua mezzo pieno, due cetrioli, un paiolo di ottone, una pastinaca accanto a un macinapepe e due aringhe appese con della paglia ad un chiodo davanti a una nicchia”.
Tre uova biancheggiano come fossero essenziali in“Paiolo di rame stagnato, macinapepe, porro, tre uova e tegame di terracotta,” il rame brilla, la terracotta racconta di molte cotture.
Tre uova sostituite dai porri : “Mortaio con pestello, ciotola, due cipolle, paiolo di rame e coltello”.
Nei ritratti, quanta cura e affetto nell’osservare l’impegno di “Un giovane scolaro che disegna”, visto di spalle, coperto dal cappotto sdrucito intento solo al proprio lavoro…
L’attenzione ai bambini, agli adolescenti assurge a messaggi poetici”Le bolle di sapone o Ragazzo che fa le bolle di sapone”, in tre diverse copie, una più riuscita dell’altra: il ragazzo con le nocche arrossate dall’acqua saponata studia con orgoglio la bolla che si espande nel vuoto, gli si arrossisce il viso per la concentrazione, un bimbo più piccolo curiosa sollevandosi sulla punta e dei piedi e della manine.
La“Bambina che gioca col volano” o La bambina col volano, ha un attimo di sorpresa, di spaesamento. il gioco dei colori pastello, dei nastri, dei fiori sui capelli, dei nodi alla vita con le forbici da lavoro raccontano con quanta empatia Chardin l’abbia osservata.
Molta tenerezza anche nel “Ritratto del figlio del signor Godefroy, gioielliere, che guarda una trottola che gira, o “Il bambino con la trottola” ha accantonato quaderni e pergamene, accostato un cassetto che resta semiaperto, per gustarsi il rotolare della trottolina…
Lasciato l’universo innocente dei bambini procede in un modo più formale con “Il giovane disegnatore”; ma lo sguardo corre subito alla delicatezza dei movimenti de“La sguattera”, circondata dagli oggetti quotidiani sui quali è proiettata la luce che riverbera sull’abito ed i grembiuloni chiari …
Energico, rovista tenacemente il fondo della brocca, poi sembra fermarsi per una pausa e riflettere il “Garzone d’osteria che lava una brocca o Il garzone d’osteria”; “La governante”, riprende con dedizione il ragazzo che ha combinato… un pasticcio col proprio cappello. “La madre laboriosa”, educa la figlia a dipanare la lana, sul fondo scuro di un atelier dominano gli abiti rosati.
C’è un momento di raccoglimento famigliare, la preghiera prima di cena,“Il benedicite”, un grazie precede il pasto nei gesti di una tenerezza disarmante.
“Gli svaghi della vita privata”, naturalmente la lettura in poltrona per la futura Regina di Svezia; “L’infermiera premurosa”, predispone con sicurezza e grazia “Gli alimenti della convalescenza”.
Negli anni 50 torna con vocazione rinnovata alle nature morte.
Melangola, calice d’argento, mele appiole, pera e due bottiglie, 1750: i colori si fanno più morbidi, la maturità porta con se gesti più toccanti“Un coniglio, due tordi morti e qualche filo di paglia su un tavolo di pietra”.
All’improvviso trionfa un “Mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi in un vaso di maiolica bianca a motivi blu” ed il blu porcellanato racconta storie antiche e riverbera messaggi al futuro che sarànno raccolti da Cezanne e dalla Belle Epoque.
“Due conigli con carniere e sacca per polvere da sparo”, emanano un lamento morbido.
Giochi di luce più contrastati per“Cosciotto di montone su un panno bianco, pentola con coperchio, due uova, un paiolo e una brocca con coperchio”.
Arriva una sinfonia di oggetti, luci e colori “Pentola di rame, ampolla d’olio, formaggio tagliato, coltello da cucina, macinapepe, trancio di salmone, quattro funghi champignon, brocca d’acqua e scodella”; Chardin si crogiola nel nuovo gusto scenografico, sembra invitarci orgogliosamente a tavola. “Il tavolo di servizio o Servizio da dessert con dolce, frutta, zuppiera e oliera”, poi nell’angolo più intimo della cucina: “Il barattolo di albicocche”, dove si è appena interrotta una colazione, cucchiaino nella tazza di porcellana , pacchetto ancora incartato…un’atmosfera piena di sottintesi.
Più in la “Il paniere di fragole di bosco”, troneggia piramidale dietro a due bianchi garofani ed accanto ad un fresco bicchier d’acqua…ancora appannato come in“Bicchiere d’acqua e bricco da caffè”.
Splendidi chicchi di “Uva e melagrani”, appetibile anche per i non golosi “il Cestino di pesche con noci, coltello e bicchiere di vino pieno a metà”.
Quando la vista di Chardin peggiora, è costretto a lasciare l’olio per dedicarsi ai pastelli, con esiti artistici sempre significativi, ci offre ritratti di straordinaria intensità psicologica. “Ritratto di fanciulla,” che sembra bisbigliare con le labbra e gli occhi. “Ritratto di ragazzo”, è malinconico il saluto del poeta del pennello (67)
La stessa malinconia colta nelle tonalità scure, verdi e marroni, del “Necessaire per fumatore”di qualche decennio prima, un fil di fumo esce dalla cenere, mentre le vicine” pipe e recipiente per bere”, hanno riverberi porcellanati.
Si esce pervasi dai messaggi di serenità di Chardin, in grado di comprendere perché anche Morandi l’abbia tanto amato, un pittore che come lui ha posto uno iato fra spazio e tempo del presente e la possibilità di rendere nella pittura l’ essenza di tutti i presenti.
Ancora una volta l’articolo della Martini dà una chiave di lettura della mostra che permette di gustare pienamente ciò che si è visto o che si sta per vedere. Nel mio caso avendo già ammirato le opere di Chardin debbo riconoscere nelle acute osservazioni dell’autrice una sensibilità del tutto particolare e comunque condivido pienamete il concetto che con questo pittore si entra in un mondo “altro” ,che raramente ci capita di percepire, per cui ci dà una gioia immensa muovendo dentro di noi una grande gamma di sentimenti.
cara Maria Teresa, il tuo pezzo è molto, molto carino e corrisponde perfettamente alla sensazione che ti lascia la mostra.
brava.
un caro saluto
elda
“Ci si serve dei colori ma si dipinge con il sentimento” dice Chardin. Anche Maria Teresa Martini usa i sentimenti e l’estetica per descrivere senza pennello. Così i quadri sono stati dipinti due volte per la gioia del lettore … ma il silenzio è rotto, gentilmente.