Diffidenza, razzismo e discriminazione per motivi di sesso, razza o religione. Nei confronti di immigrati ed omosessuali, dei rom (che sarebbero indiscriminatamente tutti ladri), verso le persone senza fissa dimora e le “diversità” in generale.
E’ un quadro desolante quello che emerge dall’indagine nazionale “Minori, mass-media e diversità”, presentata a Firenze e realizzata su un campione di ragazzi tra i 14 ed i 19 anni.
In sostanza, i giovani adolescenti sono diffusamente razzisti (il 42% nutre sentimenti discriminatori per il diverso) anche se poi nelle risposte emergono importanti contraddizioni.
Infatti, il 50% giudica la presenza degli stranieri in Italia un fatto negativo (solo il 22% come positivo) e vede come i più antipatici, nell’ordine, rom, musulmani e asiatici; inoltre, il 59% ritiene che l’ingresso degli stranieri favorisca la criminalità ed il 48% ha riserve sulla costruzione di moschee in Italia.
Di contro, per oltre il 70% la presenza di immigrati nelle scuole non è una minaccia per la qualità dell’istruzione e per l’80% fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare. Il 62% poi ritiene che la presenza di atleti stranieri nelle squadre italiane non sia un problema.
Contraddizione in termini, appunto.
La ricerca, realizzata dal Centro studi minori e media, ha coinvolto 1.214 ragazzi di 19 scuole medie superiori di 13 città di 9 regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
A formare il giudizio dei giovani svolge un ruolo determinante il web: il 40% del campione ha assistito sul internet episodi di intolleranza,il 28% ha ricevuto su Facebook richieste di iscrizioni a un gruppo contro gli immigrati (5% ha aderito), il 24% contro gli omosessuali, il 21% contro i diversamente abili, il 15% contro i musulmani.
Per quanto riguarda il giudizio sui media, il 28% del campione ritiene che in tv e sulla carta stampata trapelano pregiudizi verso i “diversi”: l’immagine degli immigrati veicolata dai media è peggiore della realtà per quasi 3 ragazzi su 10 mentre quella dei poveri è migliore della realtà per circa 1 ragazzo su 4.
Altro dato su cui riflettere attentamente è quello relativo al fatto che il 44% degli intervistati non ha mai sentito parlare dei Centri di permanenza temporanea per gli immigrati cui fa da contraltare la circostanza che il 95% sa cos’è un permesso di soggiorno.
Ulteriore dato dal quale emergono spunti di riflessione è che nel report si sottolinea che solo 1 giovane su 3 è meno discriminatorio dei propri genitori e nonni nei confronti dell’orientamento sessuale, 1 su 4 su opinioni politiche, 2 su 10 verso i diversamente abili. Per la maggioranza degli intervistati nella società le discriminazioni sono molto diffuse: per l’88% su orientamento sessuale ed etnia, per il 78% sulla condizione sociale, per il 60% sul credo religioso. Quasi il 90% del campione ha amici che mostrano atteggiamenti discriminatori nei confronti degli immigrati e delle persone senza fissa dimora.
L’8% ha subito un episodio di discriminazione basato sulla condizione sociale, mentre il 26% é stato testimone di una discriminazione basata sull’etnia.
Isabella Poli, direttore scientifico del Centro studi minori e media, sostiene che “i giovani oggi sono digitali nativi, aperti al mondo, a nuove tecnologie e forme di comunicazione, ma spesso diffidenti e discriminanti nei confronti di chi è accanto, se diverso”.
“È più facile avere migliaia di amici virtuali su Facebook” prosegue la Poli “che avere amici, a scuola e nel tempo libero, di lingua, cultura o religione diversa. La stessa parola “amici” ha assunto per loro un significato mutuato dal mondo virtuale piuttosto che dall’esperienza reale di relazione interpersonale. Contradditori, come spesso sono i giovani, non hanno pregiudizi per i compagni di scuola disabili o per gli atleti stranieri nello sport, ma invece li hanno, eccome, per gli immigrati e, fra questi, soprattutto per asiatici, musulmani e rom che risultano loro particolarmente antipatici”.
Per Laura Sturlese, Presidente del Centro, “i ragazzi di oggi mostrano preoccupanti atteggiamenti razzisti. La scuola ed il giornalismo saranno i principali attori che potranno ovviare a questo quadro”.
Scuola e media, appunto.
Fa specie che tali dati emergano nell’ambito di un’indagine realizzata presso le scuole medie superiori che dovrebbero rappresentare quel ginnasio utile alla formazione di una coscienza civica all’insegna della tolleranza, del dialogo e della comprensione reciproche.
A tale proposito , due sono le considerazioni d’obbligo.
La prima concerne l’istruzione; se questi dati fossero confermati in linea generale, la conclusione cui si dovrebbe giungere è quella secondo cui è necessario rivedere funzioni e strumenti della scuola media superiore le cui responsabilità sembrano evidenti. Ciò nonostante l’impegno e la dedizione dei tanti insegnanti che, evidentemente, nulla o poco possono al fine di orientare gli alunni verso posizioni più ragionevoli ergo tolleranti.
La seconda, invece, riguarda il ruolo svolto dalle famiglie nella formazione dell’orientamento degli adolescenti su tematiche sensibili, che risulta pesantemente condizionata da luoghi comuni ed anacronistici retaggi culturali. Questo senza tralasciare internet, strumento da questo punto di vista utile ad una negativa trasposizione dei rapporti interpersonali.
(tratto da: http://www.liberolibro.it/)