Scuole aperte a Parigi, le classi sciamano tra mostre e musei, in un numero e una densità che ogni volta mi stupiscono:
i piccolini sfidano il vento tagliente e si infilano alla Gare d’Orsay, me li immagino sgranare gli occhi davanti alle maschere del Pacifico e poi intingere le dita nei barattoli di colore dei laboratori a loro dedicati .
Io mi trovo nella prima sala della mostra di Basquiat con una classe di liceo: il primo istinto è allontanarmi per godermela in pace, il secondo è quello di aprire la parabola e cercare di ricevere segnali.
La distribuzione spaziale corrisponde: maschi alti e grossi in fondo, a fare cerchio, ragazze attente ed eleganti davanti, accanto alla guida.
Capto un brano di introduzione: “…Basquiat sentiva molto il problema del razzismo che aveva vissuto sulla sua pelle negli anni di scuola..” “perchè com’era? Nero?” Chiede un ragazzo nero alto e grosso “Non era proprio nero ma non era bianco”-
la guida non è abbastanza precisa “Era come me?” chiede un altro, nero, ma meno del primo; lei lo guarda, aggrotta le sopracciglia “mm, potremmo dire cafè au lait”. A questo punto, chiarito l’aspetto , il gruppo può proseguire. Penso che il cafè au lait che beve la guida dev’essere piuttosto scuro e che noi non saremmo pronti per questi discorsi, per delineare le sfumature.
Forse qui la lezione del Musée de l’homme e della sua ruota dei semi colorati con la quale i bambini si misurano il colore della pelle fin dall’asilo funziona anche a lungo termine, lasciano in eredità competenze descrittive e disinvoltura.
14 Gennaio
Lettura del quotidiano in seconda: saltiamo la pornografia da prima pagina, ci occupiamo di Fiat, indicatori dei consumi, giovani laureati che cercano lavoro all’estero…i ragazzi lavorano bene, ragionano, mi sento nella direzione giusta; poi una richiesta d’aiuto mi riporta coi piedi per terra: “prof cosa vuol dire clinterale?” -“non esiste, verifica bene” -“proprio clintelare..” Trovo il passaggio, il termine è clientelare…sgrido e poi spiego il termine ben noto.
24-25 Gennaio
In trasferta a Bassano del Grappa, profondo Nord Est, per un meeting con colleghi e ragazzi in occasione del Giorno della Memoria.
Aria di vetro, trote nel fiume, auto che si fermano per farti attraversare, saluti a chi entra e esce dal bar, insomma esotismo.
Ragazzi di quinta educati, attenti preparati, motivati: fanno domande, problematizzano.
A cena coi colleghi scopro che la crisi morde anche qui, qualcuno che ha lasciato il lavoro per laurearsi non lo ha più ritrovato, molti fanno il bilinguismo per cercare lavoro in Germania, il mito del popolo delle partite IVA si è appannato.