Diario particolarmente lirico da un mondo lontano: ma queste sono sogliole, o carpe?
Meeting Comenius in T urchia, 3 maggio
Il progetto si avvia alla chiusura, ultimo meeting presso i coordinatori: è la Turchia che non ti aspetti: laghi, fonti gelide e cristalline, boschi di cedri e platani, cime spruzzate di neve.
I greci spartani arrivarono qui e decisero di fondare una città..per il nome dovettero riflettere a lungo..avranno disturbato l’oracolo, avranno scrutato i segni e poi hanno optato per …Isparta.
Lì poco lontano c’era Sagalassos, elegante, dominatrice, marmorea e con un nome molto più glam.
Dell’ Isparta greca non rimane traccia, anche di Roma si parla poco, tutto sembra cominciare con gli Ottomani ..sbagliamo per 15 giorni la fioritura delle coltivazioni di rose, le nuvole ci rotolano sopra raggelandoci, insomma i presagi non sono dei migliori.
5 Maggio
Ci spingiamo ancora più all’interno, percorriamo il lato di una gola al suono del torrente che si fa strada gelido tra le rocce lisciate , rane invisibili commentano il nostro passaggio in fila indiana; i ragazzi vedono le loro prime orchidee selvatiche, i cisti rosa tremolanti, annusano l’aria perfetta.
Si fotografano coi piedi nell’acqua tagliente, sorridono e chiaccherano mischiati, turchi, italiani, inglesi, belgi indistinguibili..io mi godo i papaveri e il cielo alpino, ripenso all’Anabasi..erano questi i sentieri, le rocce, i boschi.
Pranziamo in un allevamento di pesce che sfrutta l’acqua purissima e abbondante: ci troviamo sui bordi delle vasche di cemento, mi chiedono che pesci sono e quando rispondo “carpe” , rispondono :”Come Ruggeri, prof.!”.
E’ bello che ricordino uno dei “compagni perduti”, quello che non sapeva il significato di carponi ; il lessico famigliare resiste, d’ora in poi quelli venuti in Turchia saranno carpe.
8 Maggio.
Ancora più all’interno, in un remoto villaggio, fanno il pane tradizionale per noi: la strada centrale è coperta di sterco di capra, i pollai hanno tetti sfondati, cani randagi guardano sospettosi.
Salutiamo chi si affaccia per vederci, ho la precisa sensazione di essere dentro le illustrazioni di un libro sulla prima guerra mondiale: pantaloni a sbuffo,copricapi a punta per gli uomini, fazzoletti fioriti per le donne.
Le viuzze che si staccano e scendono verso i campi regolari e perfetti passano strette tra le case coloniche, tra cortili chiusi da muri bassi, le indico ai ragazzi : “la vita in una strada..”, mi vengono in mente i Malavoglia, vicolo Cannery.
Sui pali della luce enormi nidi di cicogne fanno da casa a decine di altri uccelli, tessitori che scavano cunicoli in subaffitto.
In una stalla 4 donne sedute per terra fanno il sottile pane turco, lo impastano, lo cuociono su una piastra arroventata da un fuoco di spini, lo riempiono di formaggio e verdura e ce lo passano: i ragazzi lo fanno sparire e poi bevono iran,yogurt salato.
I bambini della scuola elementare, piccolissimi, facce schiacciate da asia centrale, occhi a bottone, ci guardano mangiare seduti su una veranda.. io avviso i miei: “ occhio ragazzi, qui lo show siamo noi, mi raccomando!”
7 Maggio
Si riparte al buio: abbracci, promesse di risentirsi, magoni, poi appena ci muoviamo i ragazzi cadono addormentati.. solo Davide rimane sveglio a guardare fino all’ultimo stralcio di Turchia: l’ultima neve sulle cime, l’ultimo lago, un serpente al bordo della strada , i platani.
Arrivati sulla costa sole, palme, il brillio del mediterraneo..ma questa Turchia è un altro paese.