Giugno 2011
E’ finita, di nuovo. Ad un certo punto, ad aprile, la scuola prende una china che si fa sempre più ripida e in un batter d’occhio è finita.. non ci simo salutati bene, non ci siamo detti tutto.. non fai in tempo a chiudere il registro che cominciano a tornare i migratori dalle università a raccontarti l’anno che sta per finire.
Quelli di Mendrisio portano le foto delle esibizioni, quelli di Milano si sono liberati dalla crosta provinciale, tra teatri e mostre, quelli di Bologna, pallidi e tesi, sembrano sentire più il peso dei disservizi che quello dello studio.. la mia Alma Mater ha perso molto smalto o forse è solo sovraccarica, stanca, come tutte noi, donne italiane.
22 Giugno
Prove scritte, riconosco il caldo, riconosco le facce tirate, riconosco la burocrazia; quest’anno rimango in zona, ma su due scuole, e mi sposto in bicicletta tra un professionale ed un tecnico.
La mattina presto mi muovo con i giovani camerieri stagionali in bianco e nero, con i camioncini della raccolta differenziata e gli anziani insonni.
Le strade sono quasi vuote, quasi belle, il mare respira fresco..la prima scuola è sulla spiaggia, era una colonia, ed è abbastanza incongruo fare verbali con i giocatori di bocce in mutande colorate fuori dalla porta a spinta.
La seconda scuola è più centrale, nell’alito arroventato dell’asfalto e delle auto infuocate al sole.
Ho due classi striminzite, 12 e 14 candidati, chiaro segno del gran numero di studenti lasciati sul terreno negli scorsi 5 anni… penso ai ragazzi perduti, a dove stazionano, se il sistema li ha recuperati o ringhiano rabbiosi in qualche angolo, se hanno trovato un posto nel mondo o sono andati ad ingrossare le fila degli hikikomori di casa nostra, dei nè né…
Mi chiedo anche se il paese può continuare in questo modo, anche perchè i sopravvissuti non mostrano, se non raramente, i segni dell’eccellenza…
5 Luglio
Arriviamo alla chiusura del pacco stremati, nonostante i temporali a ripetizione ( gli sguazzaroni) abbiano mitigato la calura: nel complesso siamo soddisfatti, abbiamo lavorato con calma, abbiamo cercato di condurre dei veri colloqui, testando anche la capacità di riflettere , di uscire dagli schemi troppo rigidi dei loro percorsi. Per qualche decimo di secondo i missili russi stavano per partire dal Messico ( chissà cos’è successo nel cervello surriscaldato..palme, sole, caraibi,Cuba,Messico?) ma il rischio è subito rientrato; ho visto i ragazzi del professionale più maturi, con meno aspettative, (la vita spesso li ha già addentati, hanno già fatto dei conti e delle rinunce), i tecnici con linguaggio più articolato , meno consapevoli , più allegri e bambinoni; nel corridoio-sauna si abbracciavano tutti tra loro, sorridevano ai prof e alla presidente… l’istituzione è viva, respira ancora e dà qualche segnale positivo.