Relazioni fra il Mediterraneo e il Centro Europa- Dalla Preistoria alla Romanità
Trento, Castello del Buonconsiglio 1 luglio 2011 – 13 novembre 2011 Monaco,
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München, Archäologische Staatssammlung , 16 dicembre 2011 – 27 maggio 2012 |
Il Castello del Buonconsiglio per l’estate e l’autunno del 2011 propone una nuova grande mostra archeologica internazionale, la stessa si trasferirà a Monaco da novembre al maggio successivi.
Il tema di questa iniziativa è quello proprio di scambi, contatti e relazioni culturali intercorsi dalla Preistoria all’Epoca Romana fra il Mediterraneo e il Centro Europa, con echi dall’Oriente.
Al visitatore viene offerta una visione d’insieme su diversi aspetti della diffusione a largo raggio di beni, di innovazioni tecnologiche, di modelli ed espressioni della sfera ideologico – religiosa propri delle Civiltà Antiche in queste Regioni.
L’allestimento di notevole impatto scenografico (Michelangelo Lupo e di Gigi Giovanazzi) ci proietta in spazi altri, immensi: fiumi, laghi, vette, contemporaneamente in tempi ritmati dalla poesia; ci trascina a curiosare tra materie prime, oggetti semilavorati e manufatti finiti – da gioielli ad armi, attrezzi, vasellame, fino a testimonianze d’arte– per farci scoprire la complessità dei percorsi, degli influssi culturali, delle contaminazioni derivanti dalla comunicazione, dalle relazioni fra il bacino Mediterraneo e le regioni a nord delle Alpi e fra l’Oriente e l’Occidente.
Dalle esplorazioni delle zone di “frontiera”, alle ricerche di materie prime e di beni di prestigio, frutto di alleanze e rapporti diplomatici, o di razzie e conquiste, di rapporti di forza e di antagonismo. La mostra riesce a stimolare l’interesse verso “incontri e scontri di civiltà” che hanno determinato, nei millenni precedenti l’Impero Romano, l’affermarsi di “voci” e “linguaggi” transculturali e multiculturali.
Lo spostamento di persone, il trasferimento di beni “esotici” e il confronto pacifico o armato si sono per secoli accompagnati alla trasmissione di conoscenze tecnologiche, di modelli e idee che si manifestavano nell’accoglimento o elaborazione di nuovi modelli e nuovi comportamenti sociali, fino a produrre cambiamenti sia nella dimensione pratica della vita quotidiana, sia nella sfera ideologica e religiosa, nello “stile di vita”. Mentre ci accostiamo assorti alle varie bacheche, sorridiamo all’idea che oggi si ritenga che tutto accada per la prima volta: è accaduto invece per secoli, millenni fa.
Appare del tutto chiaro l’impatto derivante dai fenomeni di trasformazione davvero “epocale”, quali l’affermazione dell’economia produttiva agricola e di allevamento, valorizzante una società patriarcale ,stratificata, guerriera(con le armi in pugno),in sostituzione di quella dei cacciatori-raccoglitori, matrilineare,egualitaria,pacifica.
Seguirono l’introduzione, del traino animale, della ruota, della metallurgia e della monetazione, della ceramica ,per citare testimonianze ammirevoli delle traiettorie di sviluppo più macroscopiche che ci fanno sorridere sul termine ”epocali” usato oggi per manovrine italiche!!
Nel quadro delle grandi innovazioni rientra la scrittura alfabetica, la cui alterna attestazione esprime, insieme con altri indicatori, anche l’esistenza di dislivelli culturali nelle organizzazioni socio-politiche.
Ricorrendo ad oggetti emblematici, la mostra riesce a mettere a fuoco, insieme agli influssi culturali derivanti dagli scambi, le dinamiche di cambiamento innescate dal diffondersi delle più importanti cognizioni tecnologiche, che, superando i limiti della geografia regionale, hanno investito i più vasti orizzonti europei, con tempi e modalità differenziati.
Con una buona dose di sorpresa e molta curiosità, ri-scopriamo la fitta trama di collegamenti interregionali, le molteplici dinamiche di sviluppo culturale, socio economico e politico, dalle comunità pre-mercantili, della protostoria europea fino alla civiltà Romana, evoluzione sempre avvenuta sotto lo stretto controllo dei ceti dominanti.
Tutti i segni archeologici parlano delle organizzazioni civili, delle forme di governo che dal tribale passarono all’economia di palazzo, alle élite gentilizia e militare a guida delle città etrusche,italiche,venete,puniche, fino agli stati-regione e alla Res Publica Romana.
Mentre siamo immersi nell’esame delle fonti archeologiche emergono nella nostra mente e sulle pareti riferimenti letterari, in primo luogo l’epica omerica. Il ruolo e prestigio dell’élite dominante si consolida anche attraverso le capacità di mediazione con il mondo “straniero”e l’acquisizione di beni esotici – status symbol del potere. E passa da aristocrazie terriere a nuovi classi di possidenti,mercanti , condottieri,magistrati.
Dall’era di Telemaco! alla realtà, all’economia: ecco, la “documentazione numismatica” attestante l’intensificarsi della circolazione monetaria, dalla sua nascita, con lingotti piatti di oxide,poi di rame,stagno,ferro,bronzo agli sviluppi più raffinati monete argento ,oro, perle in vetro venivano conservati in ripostigli insieme ad asce e monili. Sono stati ritrovati in Emilia come in Carinzia.
Il possesso di beni esotici che rivestono un carattere di “esclusività” si conferma come uno dei tratti distintivi dei privilegi delle élites, ed ecco in mostra alcuni significativi “exempla”. I bagliori dei preziosi e delle ceramiche ammaliavano gli antichi e li hanno indotti alla cura del bello fino a invidiabili livelli artistici e sono gioia ai nostri occhi oggi.
Entro gli ampi spazi (geografici e cronologici) ci viene presentata un’attenta selezione di temi iconografici , di linguaggi figurativi che spesso risultano avere tratti variamente comuni in territori che ritenevamo agli antipodi !le coincidenze sul piano estetico e formale, fanno supporre convergenze dal punto di vista ideologico. Emergono sia influssi, contaminazioni e reinterpretazioni in chiave locale, di messaggi nati altrove insieme a visioni e interpretazioni della realtà sviluppatesi autonome. Particolarmente eloquenti, ad esempio, alcune modalità di raffigurazione di animali reali (bovini, cavalli, cervidi e uccelli in particolare) o fantastici (come grifoni, sfingi e fiere), di elementi vegetali (come l’albero della vita o elementi floreali), di figure eroiche, regali, sacerdotali e di divinità femminili .Diverse versioni della cosiddetta Dea Madre, rappresentazioni della fertilità e della “Signora delle fiere”, alternata alle vestali della casa, alla quale fanno da contrappunto mitici eroi- guerrieri.
Gli oggetti esposti vogliono pertanto restituire un’idea di questi complessi fenomeni, evocando non solo corrispondenze sul versante delle tipologie e delle tecnologie, ma anche affinità nel senso del pensiero. Si tratta dunque di convergenze a medio e largo raggio o di coincidenze che, travalicando il quadro delle analogie strettamente tipologiche, si manifestano – non di rado al di là di singole fasi o periodi – soprattutto in modalità di rappresentazione dello status sociale dei ceti elevati, con riferimento alla casa, al banchetto e al simposio, all’abbigliamento, all’equipaggiamento militare fino al mondo magico-religioso. Sono “forme di comunicazione” (come nel caso del ricorso alla sovrabbondanza di monili e a beni esotici), correlate a comportamenti sociali comuni
Il tutto viene testimoniato da modelli di abitazione e di mezzi di trasporto, da attrezzi per il focolare, vasellame, gioielli e armi . Richiamata l’attenzione sull’esistenza di attinenze, ecco altre vetrine, che, per contrasto, espongono manufatti peculiari , forme di “alterità” nel mondo mediterraneo, continentale e asiatico, tali da richiamare l’attenzione di principi e mercanti vicini.
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IL PERCORSO
I sezione: BENI E PERSONE IN MOVIMENTO o del VIAGGIARE E TRASPORTARE
Pioniere, esploratore, viaggiatore, colonizzatore, avventuriero, mercante e conquistatore: l’uomo sfida i propri limiti solcando mari e oltrepassando le Alpi già a partire dal X millennio a.C. Sfrutta l’ingegno per ridurre lo sforzo del trasporto e accorciare le distanze. Addomestica animali per la soma, il traino e la cavalcatura e inventa la ruota. Alla funzione pratica della barca si associano valori simbolici, legati anche al viaggio nell’Oltretomba.
La mostra si apre con riferimenti alla dimensione dell’esplorazione delle “zone di frontiera” e dell’ignoto e all’acquisizione di beni, esperienze e conoscenze.
Segue una presentazione di materie prime, manufatti semilavorati e finiti che testimoniano contatti a medio e largo raggio, a partire da conchiglie del Paleolitico e Mesolitico, dall’ossidiana, pietre verdi per asce e ornamenti in Spondylus del Neolitico, alla selce utilizzata nell’età del Rame per la produzione di pugnali e cuspidi di freccia, fino ai metalli – dal rame, stagno e ferro all’oro, argento,– e inoltre corali, ambre, avori e pietre dure,tessuti,tende.
La presenza di lingotti e di ripostigli, insieme con unità di peso, richiama l’attenzione su fenomeni di accumulazione di ricchezza seguita al valore pre-monetale del metallo e delle pelli. Altri aspetti dello scambio sono evocati da alcuni prodotti di lusso come brocche in metallo e vasi in ceramica , contenitori legati alla mescita di bevande o al trasporto dell’olio fino alle anfore greche e al vasellame da mensa di epoca romana Epoca nella quale si “globalizza” il mercato.
Contemporaneamente si celebra la circolazione di altri beni deperibili (il “commercio invisibile”) sale, spezie, coloranti, pelli, lana, tessuti, cera, pece e altri prodotti. Si alternano “lunghi itinerari solitari” fra il Paleolitico e Neolitico, le “vie dell’età del Bronzo” e i “percorsi commerciali “che si consolidano nell’età del Ferro per giungere all’epoca romana. Modelli miniaturistici di imbarcazioni e carri, insieme a resti di ruota e ricostruzioni offrono un’idea dei mezzi di trasporto utilizzati. Stiamo solcando i mari su navi fenice,e all’improvviso un pugno nello stomaco: catene di varie forme e dimensioni,collari rigidi con catene lunghe a più pendenti, testimonianza dell’ esistenza della “forza lavoro” degli schiavi, essi pure soggetti a spostamenti. Altre bacheche contengono Equipaggiamenti militari volti ad evocare razzie, invasioni e migrazioni :ecco i richiami alle calate celtiche, altri alla mobilità di donne “straniere”, approdate a una comunità diversa rispetto a quella originaria, presumibilmente in ragione di legami matrimoniali “diplomatici” od in seguito a rapimenti multipli.
II sezione: LA DIFFUSIONE DI NUOVI SAPERI soprattutto le innovazioni tecnologiche
Il trasferimento pacifico o violento di beni e persone si è accompagnato necessariamente alla diffusione di conoscenze, volte a modificare le condizioni di vita. Dalla svolta rivoluzionaria , rappresentata dall’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento, al perfezionamento di entrambi Si sviluppa un diverso rapporto fra uomo e ambiente e s’introducono innovazioni tecnologiche quali asce in pietra levigata per disboscare, attrezzi per la semina e il raccolto, macine, strumenti per la tessitura, altri per il traino aratri, gioghi, ugelli, crogioli e forme di fusione, materiali pertinenti all’attività dei vasai e altri strumenti di artigiani del metallo e del vetro, e di seguito altri sviluppi tecnologici per migliorare macine, la tessitura ,ai morsi di cavallo, pesi da telaio, contrappesi per bilance.
L’impiego di “stampi” da parte di artigiani specializzati permette produzioni in serie granai,stive, merati si moltiplicano.
III sezione: “LO STILE DÌ VITA” e linguaggi comuni del potere
Lungo fitte vie di collegamento, viaggiatori, mercanti, guerrieri e matrimoni “diplomatici” diffondono nuovi gusti, mode e comportamenti sociali. Contatti e scambi influenzano lo “stile di vita”, la sfera ideologica e religiosa. I ceti dominanti del Mediterraneo e del Centro Europa esibiscono il loro prestigio e il loro potere attraverso codici di comunicazione comuni. I loro oggetti di “rappresentanza” sono preziosi ornamenti in oro e argento, diademi,e bende auree,armi e cinturoni di diversa fattura metallica dal bronzo all’oro, decorati con animali e forme geometriche. Usano vasellame pregiato per il rito sociale del banchetto e del simposio, tanto più ricercati se di provenienza esotica. I “capi” rispondono a modelli eroici e atletici, definiti nelle espressioni artistiche. Ampi territori sono accomunati dalla presenza di raffigurazioni religiose simboliche, che perdurano nel tempo, dalla “dea madre”, a divinità in trono, fino a quelle del sole, degli uccelli acquatici e del “Signore e Signora degli animali” di derivazione orientale. Tutto è confermato dalla presentazione di oggetti carichi di implicazioni ideologiche. La sezione illustra alcuni sia fenomeni di trasmissione sia coincidenze sviluppatesi autonomamente nei comportamenti, nei gusti e nelle mode, attinenti l’ organizzazione sociale. I modelli di abitazione evidenziano come, al di là delle peculiarità cronologico – culturali, ed i diversi ambiti geografico – culturali la dimensione simbolica della casa viene celebrata in più realtà : Alari figurati, spiedi e coltelli, vari attrezzi da cucina sono riferimento diacronico al focolare domestico. In questo quadro, ampio spazio viene dedicato ai cerimoniali del banchetto e del simposio, vasellame cerimoniale in ceramica, argento e oro, corni potori, ryton, contenitori , phiali, (coppe per libare agli dei e gustare il vino), candelabri, oggetti d’arredo, balsamari , statuette d’alabastro, cristalli di rocca per la cura del corpo la bramosia della bellezza, e la celebrazione di mitiche gare sportive … Miriadi di oggetti che si prestano a mostrare in modo particolarmente efficace la dimensione dell’esibizione del benessere e del lusso che accomuna, in termini trans-culturali, da parte dei ceti superiori, al di là delle specificità regionali. Nella stessa prospettiva, ecco altre forme di lavorazioni di oreficerie celtiche ed ellenizzanti, collane con pendagli dalla val di non, copricapo orientali, else di spade, elmi, pugnali di tradizione greco–romana e bizantina,alternate ad “oggetti esclusivi relativi ad equipaggiamento militare e per la caccia .
IV sezione: FORME E IDEE IN MOVIMENTO (iconografia e ideologia religiosa)
La sezione approfondisce nuclei tematici già delineati nei passaggi precedenti, a partire da quello dedicato alla rappresentazione della figura della cosiddetta dea-madre, legato al tema della fertilità femminile, statuette dagli accentuati attributi sessuali, con sviluppi in testimonianze iconografiche successive. Ecco la Mater Matuta ,statua funeraria celebrativa, con nobili ceneri incluse, circondata da divinità femminili del pantheon greco-romano . Seguono barche, navicelle e pirogh, il carro solare, l’albero della vita e” la Signora o Signore degli Animali”, Manufatti con decorazioni schematiche dalle valenze simboliche, quali ad esempio le Pintaderas del Neolitico, le tavolette enigmatiche dell’Età del Bronzo, e i dischi solari in oro.
Un altro nucleo tematico, che si ripete per svilupparsi ulteriormente, riguarda l’ampia circolazione dell’immagine eroica del guerriero o dell’atleta : statue, stele, presentazione di armamenti e bardature di cavallo. Decorazioni di crateri e coppe.
Seguono ulteriori espressioni collegate all’ideologia religiosa quali, doni votivi, astragali, maschere funerarie, vasi cerimoniali come kernoi , calici, bacili, crateri, oinokooe, snadelkanne in bronzo martellato, candelabri, che si riscontrano nel bacino mediterraneo come nell’Europa Centrale e Settentrionale.
V sezione: CREAZIONE DÌ MEMORIE E COMUNICAZIONE, del comunicare con segni immagini e lungo le vie della scrittura.(scrittura alfabetica)
Fra gli aspetti più significativi delle relazioni tra Civiltà è la diffusione dei sistemi di scrittura alfabetica – da quella fenicia a quella greca ed etrusca – unitamente al valore di codici di “linguaggio” assunto da raffigurazioni musive e parietali. Il diffondersi della scrittura latina è testimoniato da stili di scrittura e strumenti per la scrittura, su supporti diversi: ceramica; pietra, osso/corno; metallo .
Nella sezione si evidenzia la funzione della scrittura nei termini non solo di strumento pratico per conteggi, archiviazioni e costruzione di memorie, ma anche come simbolo di elevazione sociale.
Conclude la visita Nel segno DÌ Roma
Lungo le vie dell’Impero si consolidano traffici e scambi e s’introducono nuovi beni, modelli e tecnologie. Manufatti in cotto per l’edilizia, per strade,fortificazioni,acquedotti e palazzi, appropriandosi dell’arte etrusca e greca. Seguono antefisse, attrezzi per la coltivazione , macine, carri, imbarcazioni. Con l’affermarsi del potere di Roma si delinea progressivamente un nuovo “mondo globale”. Distanze e distinzioni fra “centro e periferia” si riducono: prodotti soggetti ad ampia diffusione, insieme alla circolazione delle monete, denotano gli sviluppi sempre più ampi di relazioni di natura propriamente mercantile cosmopolita, sotto il controllo di figure imprenditoriali che devono organizzare empori, carichi, equipaggi…Nel solco della tradizione, sempre con innovazioni stilistiche, ancora gioielli e arredi di pregio particolare, specchi, statuette, armi, maschere per competizioni, sottolineano il potere economico delle classi agiate. Ercole è ancora interprete di valori eroici, mentre nella sfera ideologica e religiosa se impongano nuove idee e costumi, con apporti dall’Oriente.
E’ il momento della mia seconda carrellata complessiva, per una sintesi ideale, volta a recepire i messaggi più significativi, lungo le diciotto sale del Castello . Stupisce la qualità e la quantità degli oggetti, provenienti da oltre sessanta Musei e Soprintendenze, italiane e straniere , per una mostra, curata da Franco Marzatico, Rupert Gebhard e Paul Gleirscher, con la collaborazione e l’intervento di ben ottanta studiosi, anche dell’Università bolognese.
Utilissime le presentazioni schematiche per la loro particolare valenza didattica, ma la preziosità, il gusto dei materiali esposti stupisce al vederli ed a ricordarli: bellissime le corone auree d’alloro e di mirto, le collane a torciglioni.
Spilloni e pendagli con
amuleti,bracciali,orecchini,fibule,spade,elmi,scudi,
cinturoni italici e germanici, ambre baltiche e avori dagli ipogei tarantini lasciano incantati tutti i visitatori, che come me, scoprono come Baviera, Spina, Etruria,Viterbo, Matelica, Felsina, il Trentino, il Polesine, l’Abruzzo, la Magna Grecia, Cartagine fossero così prossime tra loro ; come Celti. Umbri, Villanoviani, Liguri, Piceni, Cimbri, Reti, Lucani, Latini, Romani, comunicassero intensamente tra loro, ed i Signori s’imitassero in vita, per essere conservati post-mortem con corredi funerari reciprocamente invidiabili.
Mi soffermo ancora una volta sulla statua femminile, logo della mostra , una bellissima figura di donna a grandezza naturale, in cotto, ci è pervenuta solo la parte alta del busto. Il portamento è da vestale etrusca,ma rimanda a nobildonne duecentesche, dal profilo severo ed assorto, tratti delicati, diadema tra i capelli, collana di perle e pettorale con pendenti, regale, elegante ed austera. La corona del copricapo, simile a quella in oro vista in una vetrina più in la ci conferma essere del V sec a.c. ritrovata a Pomezia mentre l’ornamento della vetrina proveniva da epoca antecedente nel cagliaritano. È posta fra altre statue in argilla, volte a celebrare il culto della mater familias, mentre figure femminili alate nelle antefisse, in sculture varie con pantere, valorizzano la ferinità femminile.
Ed ora a chi passiamo l’eredità di tanto cammino? Quale Telemaco attende che consegniamo il potere o si prepara a conquistarlo?
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Vedi il bel sito: www.legrandivie.it
E’ molto apprezzabile la lettura della mostra “Le grandi vie della città” proposta da Maria Teresa Martini poiché pone l’accento non solo sugli scambi commerciali ma anche sui rapporti tra popoli che si incontrano e si integrano costruendo le basi di quella civilizzazione che crediamo di avere raggiunto.
A questo punto è di obbligo una riflessione sui tempi odierni: viste le difficoltà di integrazione con popolazioni straniere per gli usi e costumi diversi dai nostri, riusciremo a volgere in positivo le risorse umane che catterizzano noi e “gli altri”?