Da qualche mese è uscito il libro Il codice delle invenzioni da Leonardo da Vinci a Steve Jobs edito dalla casa editrice Hoepli, e recensito con successo sul Venerdì di Repubblica e sul Corriere della Sera.
L’autore è Massimo Temporelli. Scrivere di Massimo mi dà molta gioia perché è stato mio allievo all’ITIS Lirelli di Borgosesia.
Ora vive a Milano, dopo essersi laureato in fisica ha lavorato a lungo al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano, è divulgatore scientifico, esperto in telecomunicazioni ed allestitore di mostre scientifiche.
Il suo libro è ben scritto, scorrevole eppure denso. Una lettura adatta anche a chi, come me, è digiuna sia di scienza che di tecnica. Non a caso cito queste due discipline, infatti, sono loro che stanno alla base del processo dell’invenzione. Processo misterioso che Massimo nel suo libro tenta di “codificare”. Processo quasi magico come si vede nel divertente booktrailer di presentazione del libro (http://www.youtube.com/watch?v=BOVHx_UyXXY).
Massimo studia da tutti i punti di vista questa facoltà prodigiosa, l’inventare, dal verbo invenio che significa trovare, dunque questo saper trovare che unisce scienza, tecnica, idea e marketing.
Ci descrive gli inventori: dagli eroi, gli inventori imprenditori della prima rivoluzione industriale (come Watt) ai manager (come Edison e Marconi o Jobs) agli anonimi ricercatori nelle industrie odierne.
Ci parla del processo inventivo, dall’idea “creatrice” fino alla sua realizzazione, passando attraverso la fase del disegno (importantissimo) del prototipo, del brevetto e infine del marketing e della diffusione dell’invenzione divenuta un oggetto che spesso rivoluziona la nostra quotidianità.
Da ultimo descrive la storia di quattro fondamentali invenzioni: il telegrafo, la radio, la televisione e il computer, l’autore mostra qui una particolare e nuova a attenzione al processo tecnico, quello del fare, del dare corpo all’idea.
Molto mi ha insegnato questo libro, vorrei sottolineare alcuni elementi che forse ad altri risulteranno secondari e invece io ho trovato stimolanti.
L’invenzione non è processo solitario. “Il modello che seguiamo in quest’opera (…) si basa sulla considerazione che l’invenzione sia, in prima istanza, una costruzione collettiva, finalizzata e concretizzata, poi, dal genio del singolo individuo che con sensibilità e ‘mente preparata’ riesce a leggere gli elementi emergenti e le tendenze presenti nel contesto, restituendo l’intuizione e sviluppandola” (pag.77)
L’Italia, ora in forte calo in quanto a numero di brevetti, è il paese dove per la prima volta si fece una legge che tutelava il brevetto: fu a Venezia nel 1474!
Infine molto significativo è anche l’apparato iconografico che aiuta a contestualizzare l’invenzione e al tempo steso a coglierne l’aspetto innovativo.
Concludo con una domanda: chi ha inventato la televisione? Una domanda non banale, riassume in sé, a mio parere, molto della parabola dell’inventore.
L’autore sta portando il suo libro nelle scuole ed è disponibile a incontri anche se implicano suoi spostamenti. Pertanto i docenti che fossero interessati a parlare con Massimo Temporelli, per un eventuale incontro, possono scrivere qui sotto e io fornirò il contatto.
Infine credo sia importante sapere che Massimo è il curatore della prima mostra su Steve Jobs allestita in Italia, ancora aperta a Torino. Il suo sito personale è: http://www.temporelli.it/